Erminia Cuomo: la cuoca del “paese che non c’è”
Un manipolo di case disseminate qua e là, tenacemente aggrappate sulle pareti a strapiombo sull’incredibile mare della Costa d’Amalfi – la “Divina Costiera” – sparpagliate tra impervie stradine, quasi nascoste dalla rigogliosa vegetazione di piccoli boschi, orti, pergolati con limoni, ulivi e vigneti “eroici” contenuti a fatica dagli antichissimi muretti a secco dei terrazzamenti.
Il monte, roccia ammantata di verde che si insinua tra il delicato azzurro del cielo e il profondo blu del mare, con panorami infiniti che ti tolgono il fiato e ti avvicinano a Dio. Natura selvaggia, sole abbagliante, mare sconfinato e silenzi che invitano alla meditazione.
Questo è Furore – “il paese che non c’è” – tra Sorrento e Pompei da un lato e Positano e Amalfi dall’altro. Niente piazza principale, nessun agglomerato di case, solo ripidi sentieri, viottoli scoscesi e scalinate, create nel tempo per condurre dal mare a questo piccolo e quasi invisibile villaggio di pescatori e alle loro abitazioni sparse, bianchi puntini sullo sfondo verde.
In realtà il paese c’è, eccome se c’è… ed è celebre per il suo fascinoso Fiordo – una splendida gola con spiaggetta rocciosa a valle, sormontata da ponte ad arco in pietra, teatro del MarMeeting, il campionato Mondiale Tuffi dalle Grandi Altezze, ben 28 metri – fa parte dei “Borghi più belli d’Italia”, è conosciuto come “Il Paese dipinto”, per le oltre centocinquanta opere scultoree e i murales che adornano i muri delle strade e delle abitazioni, è stato dichiarato “Destinazione Europea di Eccellenza” per il Progetto EDEN dell’UE ed è anche “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” dell’UNESCO. Non ultimo, è una “Città del vino”, famosa per la produzione di uno dei bianchi migliori d’Italia.
Con tutti questi riconoscimenti, a Furore non poteva certo mancare un ristorante, anzi, “il ristorante” – l’Antica Hostaria di Bacco – che quasi cento anni addietro fu aperto dal nonno di Raffaele Ferraioli, l’attuale titolare, furorese DOC, che lo gestisce insieme a quella grande cuoca che è Erminia Cuomo, sua moglie, valorizzando la buona ospitalità e la sacra accoglienza.
Segnalato dalle più prestigiose guide gastronomiche, fa anche parte dei Ristoranti del Buon Ricordo, l’unione di locali che da oltre cinquant’anni rappresentano la migliore espressione della cucina regionale italiana.
Erminia Cuomo ha iniziato presto a imparare l’arte della cucina. Giovane sposa di Raffaele, catapultata appena maggiorenne nella trattoria della famiglia Ferraioli, ha da poco tagliato il traguardo dei cinquant’anni sia come moglie sia come cuoca.
Protagonista di una cucina ricca di fragranze semplici quanto raffinate, rare quanto pregiate, i suoi piatti sono incentrati sui sapori e gli aromi tramandati dalla cucina della tradizione locale sia di terra sia di mare, con proposte che seguono rigorosamente la stagionalità e quindi la genuinità, autenticità, naturalità e freschezza delle materie prime, utilizzate secondo l’antica e mai superata regola della semplicità rispettosa della tradizione.
Tra i vari piatti della tradizione, esaltati dalle sapienti mani di Erminia, troviamo le classiche Reginette al pesto furitano – con i dolci e gustosi Pomodorini del Piennolo – gli originali Cavatelli alle foglie di capperi, le sapide e intense Linguine alla colatura di alici, gli appetitosi Totani e patate, il Migliaccio – piatto principe del martedì grasso napoletano – e la Minestra maritata, ricca di sapore, che celebra il “matrimonio” tra la carne e le verdure miste a foglia verde, uno dei piatti napoletani con le origini più antiche.
Ma non di sola tradizione si ciba l’uomo, e l’offerta si allarga a piatti di mare, crostacei, pesci e molluschi preparati senza fronzoli o, peggio ancora, salse che ne camuffano l’essenza, per far risaltare ancor di più i loro sapori puri, naturali, senza deviazioni di gusto.
Piatti semplici, ma cucinati con sapienza, che hanno contribuito a diffondere nel mondo il nome di Erminia e del suo ristorante che qualche decennio prima, nel 1947, aveva vissuto anche momenti del tormentato amore tra Roberto Rossellini e Anna Magnani, la Nannarella amata da tutta Italia, insieme a qualche fugace passaggio del loro caro amico Federico Fellini. Anna amava molto la pasta, in particolar modo i Ferrazzuoli fatti in casa da Mamma Letizia, suocera di Erminia, e ancora oggi è uno dei primi piatti più richiesti dai frequentatori di Bacco.
Al buon cibo bisogna sempre abbinare il buon vino e a questo fondamentale connubio Raffaele e Erminia hanno dedicato un ambiente particolarmente suggestivo, una vecchia cisterna adattata a cantina in cui sono conservate circa 5.000 bottiglie, fra le quali alcuni capolavori dell’enologia italiana ed estera.
Ovviamente, e non poteva essere altrimenti, una particolare attenzione è rivolta ai vini del territorio della Costa d’Amalfi, soprattutto a quelli locali: vini da viticultura eroica, preziosi e rari, celebrati anche dal grande Luigi Veronelli, vini straordinari e pluripremiati come il Furore DOC bianco, rosato o rosso della Cantina Marisa Cuomo – sorella di Erminia – situata proprio alle spalle del ristorante.
Con il trascorrere degli anni il ristorante è cresciuto e si è ammodernato senza però perdere la sua impronta di antica Hostaria, con la sua tipica architettura mediterranea; dispone anche di una ventina di camere per accogliere chi vuole romanticamente protrarre nel tempo la mirabile visione unita al ricordo di questo piccolo paradiso.
Baccofurore
Via G.B. Lama, 9 – Furore (SA)
Tel. O89/830360
baccofurore.it
Paolo Alciati