Un itinerario tra le colline di Alta Langa alla ricerca di relais di charme, ristorazione ricercata, nocciole e formaggi
Sul crinale di una collina tra boschi rigogliosi e splendidi noccioleti, a pochi minuti da Alba, si apre il relais Villa d’Amelia di Benevello.
Siamo nel cuore di Alta Langa, che, con Monferrato e Roero, è patrimonio Unesco dal 2014.
Paesaggio mitico e letterario.
Davide Layolo diceva: “Se mi riempio il palmo della mano di questa terra, entrando nel vigneto mentre il contadino zappa, la sento palpitare calda come avesse sangue e anima…” E Cesare Pavese: “risalivo la strada della collina e gli antichi scenari di verde e di muriccioli, via via che sorgevano alle svolte, mi parevano finti…”
Colline e vigneti, che si alternano a castelli e borghi storici, riempiono lo sguardo del visitatore che arriva in questa zona. E qui, con una magnifica vista sulle Alpi e le morbide colline del Barolo, il Relais Villa d’Amelia accoglie i suoi ospiti, all’insegna del relax. All’arrivo, in una brocca all’entrata principale della casa, “l’acqua di Amelia” serve a perpetuare il rito dell’accoglienza, simbolo della sacralità dell’ospite.
A ricordo di quando il Relais era un antico podere ottocentesco, la “Cascina Bonelli”, e “Madama Amelia Bonelli”, personaggio dotato di grande personalità, offriva sempre ai suoi ospiti il ristoro di una grande brocca d’acqua. Oggi la cascina, magistralmente ristrutturata ad opera della famiglia piemontese Barberis, é divenuta un magnifico Relais, in cui si conservano strutture e atmosfera d’altri tempi: per esempio, è stata mantenuta all’interno la chiesa privata della famiglia, che si apre nel cortile interno. Nel piano interrato un grande e ricco centro benessere permette di accedere alla piscina esterna riscaldata utilizzata anche durante la stagione fredda, grazie a un passaggio interno.
Ma uno dei punti di maggiore attrazione di Villa D’Amelia è senz’altro la ristorazione. Nel DaMà, il cui nome è dedicato a “Madama Amelia Bonelli”, regna il giovanissimo chef Dennis Cesco, ex braccio destro di Damiano Nigro che è stato per 15 anni lo chef storico di Villa d’Amelia.
Una brillante carriera in Italia e all’estero, anche presso prestigiosi ristoranti stellati, ha portato Dennis a impadronirsi perfettamente delle tecniche di preparazione e del giusto equilibrio tra gli ingredienti, della sapienza nell’unire creatività e rivisitazione delle ricette.
Al ristorante DaMà, Dennis Cesco sceglie la veridicità della campagna che in Alta Langa è ancora autentica e integra, coi suoi prodotti da cercare tra pastori e piccoli allevatori.
Grande attenzione alla pasta trafilata con farine locali accuratamente scelte, basi di cucina italiana, e cucina classica francese che con il Piemonte ha moltissimi aspetti in comune, salse e fondi di grande ricerca.
Qualche esempio? Merluzzo in crosta di sale e biete croccanti, Pagro arrostito con intreccio di peperone cotto al forno, Ravioli di gallina nostrana, Guancia di fassona brasata, Plin ai tre arrosti.
Come sottolinea Mauro Tezzo, Direttore del Relais “Quello che vogliamo offrire durante il soggiorno dei nostri ospiti è un vero e proprio viaggio nel territorio dell’Alta Langa con il suo carattere deciso ed i suoi colori forti”
E dunque partiamo anche noi per il nostro viaggio nell’Alta Langa, di cui Villa D’Amelia è un perfetto punto di partenza.
Mentre la Bassa Langa è il regno dei grandi vini, l’Alta Langa è terra vocata alle nocciole.
Anzi alla nocciola Piemonte Tonda e Gentile, la cultivar che dal 1993 ha ottenuto l’indicazione geografica protetta, dalla qualità unanimemente riconosciuta superiore. La vera Tonda e Gentile ha un colore chiaro e uniforme, privo dei sentori di legno che caratterizzano invece le altre varietà, il seme fresco è meno astringente, più duro e il profumo più intenso. Si distingue inoltre dalle altre cultivar per le sue qualità tecnologiche e organolettiche: ha una buona resa del prodotto sgusciato, la forma tonda è particolarmente adatta per lavorazioni a frutto intero, il calibro di circa 11/13 mm. ben si presta alla produzione dolciaria.
Il verde scuro dei noccioleti caratterizza i versanti delle colline esposti a Nord, soprattutto nella Langa delle valli Belbo, Bormida Uzzone, uno straordinario anfiteatro formato dai terrazzamenti di arenaria. Qui coltivazione e trasformazione delle nocciole in pasticceria hanno una tradizione consolidata.
Da quando Michele Prochet, il pasticciere torinese che per primo ebbe l’idea di amalgamare il cioccolato alle nocciole tostate tritate, inventando il cioccolatino più famoso, il gianduiotto, le nocciole Tonda e Gentile delle Langhe sono gli ingredienti d’obbligo per chi vuole fare pasticceria di alta qualità.
La torta di nocciole, che rappresenta al meglio la tradizione dolciaria di questo angolo di Piemonte, ha varianti pressoché infinite: con farina o senza, con il cacao oppure con il rhum, con il lievito o no, morbida e pastosa oppure più asciutta e friabile.
E più o meno da sempre ci si interroga sulla vera patria della torta: Cortemilia o un altro paese della Langa? Una cosa è sicura: una torta di nocciole davvero buona deve essere fatta con la nocciola Piemonte IGP.
Le prime notizie sulla sua produzione risalgono alla fine dell’Ottocento. Un tempo veniva consumata in particolare durante il periodo natalizio. Dalla Valle Bormida si è diffusa in tutte le Langhe , diventando il dolce tradizionale delle famiglie contadine. La materia prima, le nocciole, erano quelle avanzate dal raccolto estivo, poste ad asciugare prima sull’aia e poi nei sacchi di juta nei fienili o nei sottotetti. Tutti, soprattutto in Alta Langa, avevano qualche nocciolo, nelle feste si cucinava la torta che si serviva a fine pasto accompagnata da un bicchiere di Moscato d’Asti.
I pasticcieri artigiani che utilizzano le nocciole Tonda e Gentile, hanno deciso di impegnarsi in un progetto di qualità: alcuni di loro si sono riuniti in un consorzio e si sono dati un disciplinare di produzione severo, con l’aiuto di Slow Food e il sostegno della Comunità Montana Langa delle valli Belbo, Bormida e Uzzone.
E, per scoprire da vicino segreti e sapori della nocciola Piemonte, niente di meglio di una visita in un’azienda di produzione.
La Cascina Barroero di Cortemilia è un’Azienda Agricola con cascina e fattoria, cavalli, pecore, galline e maiali. Tutto è abbracciato dai noccioleti, verdi distese che ricoprono la collina, coltivati nel modo più sostenibile.
Le pecore sono utili per mantenere l’erba bassa, non si usano pesticidi e si concima il più possibile con letame e materiali naturali.
Nel periodo più intenso dell’anno, la raccolta, è coinvolta tutta la famiglia: le nocciole sono radunate, aspirate, pulite e essiccate in fretta e per farlo servono le braccia di tutti. Dopodiché le nocciole vengono immagazzinate e sgusciate poco per volta durante l’anno, sempre nella fattoria, per poi essere portate nella Pasticceria aperta dal lontano 1957 e lavorate in tutti i modi. Insaporite con sale, peperoncino, zucchero o cannella, oppure trasformate per produrre creme, torte, biscotti, cioccolatini e altri golosi prodotti.
Ma i Barroero offrono anche agli ospiti il soggiorno nell’agriturismo e i pranzi a base di nocciole nella Locanda: lardo con nocciole tritate e miele, insalata bergera di nocciole, sedano e grana, tajarin di farina di nocciola al burro, arrosto di maiale in salsa di nocciole.
Il tutto accompagnato da visite guidate in azienda.
E poiché l’Alta Langa è una terra selvaggia, con colline alte e ricoperte di boschi, ecco tante possibilità di sport all’aperto: mountain bike, camminate, trekking, equitazione, e-bike.
Un’altra produzione di eccellenza dell’Alta Langa è la Robiola di Roccaverano D.O.P., un formaggio a pasta morbida, a latte 100% caprino oppure caprino/bovino, che viene realizzato artigianalmente esclusivamente nel territorio intorno a Roccaverano. La sua lunga storia arriva fino ai Celti, e compare addirittura negli scritti di Plinio il Vecchio!
Questo celebre formaggio ha festeggiato in piazza all’inizio dell’estate, la premiazione del concorso: “La Miglior Robiola di Roccaverano in Tavola”.
Mentre in agosto è stato protagonista di un accostamento insolito: “La Roccaverano D.O.P. incontra il Freisa d’Asti D.O.C.” in collaborazione con Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato e Onaf delegazione di Asti.
https://robioladiroccaverano.com/
Franca Dell’Arciprete Scotti