Qual è il piatto più amato dagli italiani, quello a cui nessuno rinuncerebbe mai? Esatto…la pasta! Questa semplice miscela di acqua, farina e sale, con aggiunta o meno di uova, è un pilastro della dieta mediterranea, ricca di carboidrati, benzina per il motore del nostro corpo, inoltre è economica, ci sazia e ci regala buon umore.
La pasta fa parte della cultura italiana, non solo gastronomica, famosa è la frase di Cavour nell’imminenza dell’annessione di Napoli al Regno d’Italia: “I maccheroni sono cotti e noi li mangeremo”; ma è stata celebrata anche nella pittura, nella musica e, ovviamente, nella letteratura, da Casanova ad Antonio Viviani, da Leopardi a Filippo Tommaso Marinetti.
Onnipresente nei film italiani e non solo, indimenticabile la scena del film del 1954 “Miseria e nobiltà” con un superlativo Totò che danza sulla tavola con le mani e le tasche piene di spaghetti, o ancora, sempre dello stesso anno, nel film di Steno ”Un americano a Roma” con l’ormai storica frase di Alberto Sordi di fronte al piatto fumante: “…Maccarone, m’hai provocato e io ti
distruggo…io me te magno!” e “Maccheroni” è anche il titolo di un film del 1957 con Jack Lemmon e Marcello Mastroianni, e la pasta viene celebrata perfino come suggello dell’innamoramento dei due teneri protagonisti del cartone animato di Disney “Lilli e il Vagabondo”.
E a Collecchio (Parma), presso la Corte di Giarola, punto di passaggio della Via Francigena, la pasta ha trovato la sua sacrosanta celebrazione nel Museo a lei dedicato, inaugurato nel maggio di quest’anno, al primo piano di un edificio che divide, guarda tu il caso, con il Museo del Pomodoro, il più amato complemento al piatto nazionale italiano, nell’ambito del circuito dei Musei del Cibo, di cui fanno anche parte il Museo del Parmigiano Reggiano a Soragna, del Salame a Felino, del Prosciutto di Parma a Langhirano e, ultimo nato, quello del Vino a Sala Baganza.
Quando è stata inventata la pasta? E chi l’ha inventata? Quanti formati esistono? Per quanto tempo si può conservare? Queste e tantissime altre domande e curiosità troveranno risposta in questo interessante museo articolato in sezioni, la prima delle quali è dedicata al grano e alla sua coltivazione, con una esposizione di antichi attrezzi utilizzati in agricoltura.
Si passa poi alla macinazione e ai mulini, dai primi a pietra ai più moderni a cilindri. La pasta fresca è il tema della sezione successiva, con una importante collezione di “speronelle”, le classiche rotelle per tagliare la pasta.
Passando lungo un corridoio ambientato come se fosse un vecchio essicatoio per spaghetti, si arriva nello spazio dedicato alla ricostruzione di un piccolo pastifico industriale di metà ‘800, che rende immediatamente l’idea delle varie fasi di lavorazione con i macchinari autentici e perfettamente restaurati.
Il percorso, si snoda attraverso macchinari via via sempre più moderni, fino ad arrivare a presentare le tecnologie utilizzate nei grandi pastifici industriali, come quelli di Barilla, leader mondiale del settore, che ha fortemente contribuito alla nascita di questo museo, raccogliendo e amplificando gli sforzi di Ettore Guatelli, un maestro elementare collezionista di vecchi attrezzi per agricoltura e dal quale si è preso spunto per questa importante ideazione.
Una parete di trafile, gli strumenti attraverso i quali prendono forma le circa 400 formati di pasta che quotidianamente arricchiscono i nostri pranzi e, di fronte, i relativi macchinari per il loro utilizzo, ci conducono alla rassegna dedicata alla comunicazione, con locandine e manifesti storici, realizzati anche da importanti artisti, ad una curiosa collezione di scolapasta, alla gastronomia regionale con esempi di abbinamenti ideali tra formato e condimento e, in ultimo, alla pasta nell’arte e nella cultura a completamento di questo itinerario che ci ha condotto per mano nella conoscenza storica, tecnologica e culturale di questo fondamentale alimento con il corollario di video informativi e di fotografie curiose raffiguranti paesi come Gragnano, in provincia di Napoli, famosa fin dal XVI secolo per la produzione di pasta secca, grazie all’acqua cristallina delle sue sorgenti e al microclima ideale composto da sole, vento e corretta umidità.
E se dopo aver visitato il Museo sarete giustamente presi dalla curiosità di verificare di persona come alcuni pugni di chicchi di grano si trasformino in una prelibata vivanda, ecco che al Ristorante della Corte, nello stesso edificio, potrete assaporare con grande soddisfazione la pasta e i prodotti di eccellenza ai quali sono stati dedicati i sei musei del comprensorio parmense per completare con l’olfatto e il gusto il percorso sensoriale correttamente iniziato con la vista, l’udito e il tatto.
Museo della Pasta
c/o Corte di Giarola
Str. Giarola, 11
Collecchio (Parma)
Tel. 333 2362839
www.museidelcibo.it
prenotazioni.pasta@museidelcibo.it
Paolo Alciati