Com’è nato il cocktail Negroni tra storia e leggenda.
Il cocktail italiano più famoso al mondo ha festeggiato i suoi primi 100 anni al bar itinerante “Caffè Torino” in occasione di Terra Madre Salone del Gusto dal 20 al 24 settembre 2018.
La storia del Negroni
Inizialmente questo cocktail nato nei bar fiorentini circa 100 anni fa, veniva chiamato “un Americano alla maniera del conte Negroni”, in seguito divenne semplicemente, per tutti, il Negroni.
Il Negroni, nato a Firenze in un giorno imprecisato del 1919, è giunto immutato, dopo quasi un secolo, ai giorni nostri.
Narra la leggenda che il conte Camillo Negroni, personaggio eclettico della nobiltà fiorentina, avesse chiesto al bartender Fosco Scarselli della drogheria e profumeria Casoni, in via de’ Tornabuoni, di “irrobustire” il solito Americano
L’americano era ai tempi, un cocktail molto alla moda preparato mixando vermouth, bitter e soda.
Camillo indicò al suo bartender di fiducia, la bottiglia del gin.
Voleva “rafforzare” il grado alcolico del cocktail, senza alterarne il colore.
Nacque così il Negroni.
Classica versione Martini Negroni
La ricetta del Negroni ancora oggi rispecchia l’originale. Gli ingredienti sono di assoluta qualità.
- Martini Riserva Speciale Rubino – Vermouth di Torino, IGP
- Martini Riserva Speciale Bitter
- Gin Bombay Sapphire.
Negroni Ambrato
La versione ambrata del Negroni vede il cambio del primo ingrediente ed è preparata con:
- Martini Riserva Speciale Rubino – Vermouth di Torino, IGP
- Martini Riserva Speciale Bitter
- Gin Bombay Sapphire.
Le testimonianze e l’Archivio Storico Martini
Dall’analisi dei Libri Mastri conservati presso l’Archivio Storico Martini è possibile ricostruire l’elenco dei clienti fiorentini di Martini & Rossi sin dagli ultimi decenni dell’Ottocento.
I Caffè più importanti di Firenze, quali Gilli, Doney e Casoni, acquistavano il Vermouth Martini.
Una fattura datata 29/11/1916 emessa da Martini & Rossi verso Gaetano Casoni, riporta un addebito di 333 lire per l’acquisto di 206 litri di vermouth, quantitativo veramente notevole in quell’epoca.
La storia del cocktail Negroni si intreccia a quella dell’azienda Martini fin dalle sue origini.
Emblematica, ad esempio, la testimonianza dello storico barman Mauro Lotti, che così ricorda: “A Firenze, negli anni ‘50 i bar più importanti di Piazza della Repubblica avevano per primi ripreso le loro attività dopo la guerra, come sempre ospitando la migliore clientela della città.
Al Gilli lavorava mio padre Geraldo Lotti, il Barman più seguito dalla clientela.
A quei tempi, tutti bevevano Negroni e lui lo faceva con Martini Rosso.
I suoi Negroni erano davvero speciali al punto che tutti volevano che fosse sempre lui a prepararli.
“Ricordo che quando si accingeva a farlo prendendo in mano il bicchiere, il tono delle voci dei clienti attorno al bar piano piano si abbassava, fino a raggiungere il silenzio totale al momento dell’ultimo gesto, quello di aggiungere uno schizzo di selz che, come un piccolo uragano, rimescolava ghiaccio e liquidi senza utilizzare il cucchiaio.” dice Mauro
Questo gesto era vissuto come un atto liberatorio e tutti rincominciavano a conversare consapevoli di avere assistito al piccolo miracolo del Negroni del Lotti.
Oggi, al Caffè Torino, Negroni ed Americano, vengono mixati solo con i prodotti della gamma Martini Riserva Speciale.
Questi prodotti sono sapientemente creati con ingredienti selezionati dal Master Herbalist Ivano Tonutti.
Tra le componenti utilizzate figurano tre varietà di Artemisia coltivate a Pancalieri, un piccolo paese rurale alle porte di Torino, la Camomilla Romana che apporta note aromatiche al vermouth e il Sandalo Rosso proveniente da Sud Africa e India, che conferisce il tipico color Rubino alla variante MARTINI Riserva Speciale Rubino.
La base alcolica è prodotta con vini piemontesi di alta qualità come il Moscato d’Asti e il Nebbiolo.
La lavorazione segue la ricetta originale trasmessa per oltre 150 anni da una generazione all’altra, fino ad arrivare oggi al Master Blender, Beppe Musso.
Paolo Alciati
Fonte Ufficio Stampa
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