“In riva al mare” è l’etimo di derivazione fenicia che Strabone, noto geògrafo greco (60 a.C.- 23 d.C.) diede a Samos, bellissima isola greca del Nord-Egeo dalla tipica macchia mediterranea, profumata di timo e rosmarino selvatico che, in ogni strada e dopo ogni tornante, inebria di gioia ed esalta.
Certo, Samos, con le verdi colline punteggiate dai colori pastello delle case dei piccoli paesini dell’entroterra, le pochissime spiagge ciottolose, compensate da straordinarie insenature nascoste raggiungili solo in barca, non ha l’allure delle vicine modaiole e scintillante isole cicladiche, ma offre un’identità sicuramente più genuina e marcata.
I due porti di Vathy, capoluogo dell’isola e di Pythagorion, antica capitale, sono molto caratteristici e regalano il fascino di un’isola piena di sorprese, ad iniziare dalla sua fama, per aver dato i natali al famoso matematico Pitagora ed al grande filosofo Epicuro, fondatore di una delle maggiori scuole filosofiche dell’età ellenistica e romana, l’epicureismo.
A pochi chilometri da Pythagorion, nell’VIII secolo a.C., nell’unica zona pianeggiante dell’isola, vicino alla località marina di Irèo, fu costruito il primo tempio greco dedicato alla dea Hera, Giunone per i romani, moglie di Zeus, protettrice del matrimonio e del parto. Alterne vicende storiche di demolizione e ricostruzione nei secoli, anche da parte di Policrate, tiranno di Samos, ci hanno restituito soltanto un’unica colonna dell’Heraion, la cui altezza, dieci metri !, riesce a dare il senso della magnificenza dell’opera architettonica originaria. A tanto, si unisce anche la novità che il geniale Pitagora aveva portato nel campo costruttivo, come la peristasi, le colonne che circondavano il tempio, vero e proprio marchio di riconoscibilità dell’architettura sacra greca, invenzione proprio samiota.
Resta visitabile anche tutta l’area archeologica con i vari templi, i resti di numerose costruzioni e l’ultimo tratto della strada sacra che da Phytagório (l’antica capitale Samos) portava al tempio, lungo la quale, ancora oggi, possono ammirarsi i Koúros (letteralmente, “giovane nudo”), straordinarie statue che erano donate da facoltosi cittadini come ex-voto o per ingraziarsi il dio voluto e poi esposti sulla strada.
Quello più famoso ed anche più imponente ( 5 metri di altezza ! ) è il Koúros esposto presso il museo di Samos, uno degli esempi scultorei antichi più pregiati del mondo e reca una scritta: “Mi ha donato Is-chies di Resios”.
Meraviglia dell’isola è anche il vicino tunnel di Eupalinos, ovvero “Efpalineo Origmatos”, una tra le più grandi opere dell’antichità, il primo acquedotto sotterraneo del mondo antico risalente al VI secolo a.C, un tunnel scavato nella roccia per circa un chilometro, commissionato dal tiranno dell’epoca, Policrate per sfruttare l’unica risorsa idrica di Samos, derivante dal monte Kastro.
È possibile visitare solo i primi cento metri del tunnel, ma la visita non è adatta a chi soffre di claustrofobia, in quanto lo stretto budello iniziale che porta al tunnel vero e proprio, può creare qualche problema.
A 2 Km. da Pythagorion, sulla collina, oltre i resti dell’antico Teatro, una stradina conduce al Santuario della Panaghia Spilianis, immerso nella pace, all’ombra della frescura balsamica di alte piante e di una deliziosa brezza marina. La chiesa è scavata nella roccia mentre all’entrata ci sono le celle dei monaci del convento: da qui la vista è spettacolare, con un panorama mozzafiato sulla baia di Pythagorion ed il mare che si perde all’orizzonte. Il Monastero ha un’accesso ad una grotta che, all’interno, si ridimensiona, creando giochi naturali di luci e suoni…. Secondo un’antica leggenda in questa piccola grotta si trovava il famoso oracolo della sibilla samiota chiamata Fotos, Luce, in greco, ovvero, colei che porta luce.
Ma l’isola di Samos è famosa anche per il vino Moscato, in greco Moschoudi, chiamato Muscat blanc à petit grains, tant’è che la sua coltivazione copre quasi la totalità dei vigneti. E’ un moscato, però, mediamente aromatico piuttosto che dolce nel senso classico del termine, ricco di sfumature di fiori e frutta gialla, sentori di erbe aromatiche e finale iodato. C’è anche la versione non dolce, il Samena, prodotta dall’EOSS, Unione Viticolturale Cooperative di Samos di circa 30 cantine dell’isola.
Infine, la “coppa di Pitagora” è un’invenzione straordinaria del 530 a.C. circa, una vera lezione sulla virtù della moderazione nel bere vino del filosofo greco, creata in occasione di alcuni lavori per la fornitura di acqua, per moderare il consumo di vino dei lavoratori.
Come funziona? La coppa ha una colonna centrale con due fori: uno sotto e l’altro sopra, che segna il limite dell’orlo di vino possibile. Se il vino oltrepassa il foro superiore, si riversa, per il principio dei vasi comunicanti, all’interno della colonna centrale, fuoriuscendo dal foro sottostante!
Carmen Guerriero