Fondata nel 1810, Domaines Schlumberger è parte integrante del paesaggio vitivinicolo dell’Alsazia
Séverine e Thomas Schlumberger, settima generazione, sono oggi alla guida di questo patrimonio familiare che ha saputo resistere alla prova del tempo. Viticoltori al 100%, la famiglia vinifica esclusivamente la propria raccolta. Situata sui ripidi pendii di Guebwiller, nel sud dell’Alsazia, con pendenze fino al 50% e un’altitudine variabile tra i 250 e i 390 metri, le vigne godono di una tripla esposizione solare (sud-ovest, sud e sud-est). Guebwiller è l’unico comune dell’Alsazia che vanta 4 Grand Cru: Kitterlé, Kessler, Saering e Spiegel, per un totale di 70 ettari, che rappresentano la metà del vigneto dell’azienda.

Certificata HVE dal 2019, la cantina adotta un approccio eco-responsabile, volto a contrastare l’erosione del suolo. Sono mantenuti oltre 50 km di muri a secco in arenaria rosa dei Vosgi a sostegno delle terrazze del vigneto, dove l’uso dei cavalli, una pratica antica, non è mai stata abbandonata.

In cantina, la produzione si articola in tre linee principali: Les Princes Abbés, i Grand Cru e le Selezioni, grazie a oltre 80 vasche in acciaio inox e 120 botti di rovere centenarie. Per i bianchi Grand Cru, considerati il vertice della produzione aziendale, vengono utilizzate solo uve provenienti da viti con almeno 15 anni. All’interno del Grand Cru Kitterlé, di cui la famiglia Schlumberger possiede 50 acri su un totale di 64, si conducono da decenni esperimenti, con vinificazioni separate delle uve raccolte da una parcella denominata Clos Saint-Léger, una delle poche in Alsazia caratterizzate da un particolare suolo vulcanico.
Il nome Saint-Léger si riferisce alla chiesa di Saint-Léger, costruita alla fine dell’XI secolo, simbolo dell’influenza artistica e spirituale dell’Abbazia di Murbach. Le soleggiate pendici del Florival, nella valle di Guebwiller, ispirarono nel 1041 un monaco di Murbach di nome Frulandus, che nella “Vita di San Léger” descrisse il Florival come “una valle benedetta, simile a un gioiello celestiale, dove il sangue della vite scorre a torrenti”.

Di origine vulcanico-arenaria, la parcella si sviluppa in un piccolo bacino con un asse est-ovest e terrazze rivolte a sud, a un’altitudine compresa tra 342 e 392 metri sul livello del mare. Il terreno leggero e sabbioso, sostenuto da imponenti muri a secco, consente un rendimento limitato di soli 20-35 hl/ha, con lavorazioni effettuate esclusivamente a cavallo. Concimazione verde, diserbo, potatura e legatura delle viti sono tutte operazioni manuali che contribuiscono a preservare l’equilibrio della pianta e a limitarne la produttività. Le uve, raccolte a mano, vengono trasportate in piccole casse in cantina. Per estrarre delicatamente il potenziale aromatico di questi grappoli, piccoli ma complessi, le uve sono sottoposte a una pressatura lenta. Dopo una chiarificazione di 12 ore, il mosto limpido fermenta in serbatoi d’acciaio inox, con temperatura rigorosamente controllata. Il vino viene poi travasato e affinato sulle fecce fini fino all’imbottigliamento (sotto gas inerte).

Prodotto in poco più di mille bottiglie, il Clos Saint-Léger è stato vinificato per la prima volta nel 2017. Si presenta di un colore giallo dorato con riflessi brillanti e di grande intensità. Al naso si percepiscono profumi di agrumi, come il limone giallo, accompagnati da note esotiche di ananas, fiori bianchi, spezie come lo zenzero, e un tocco minerale affumicato con sentori di tartufo bianco. Il profilo aromatico delinea una nuova espressione del Grand Cru Kitterlé. Al palato, il vino è carnoso, di grande persistenza ed equilibrio, con aromi che derivano dalla surmaturazione iniziale e dalla botrytis, mitigati da note fungine e minerali.
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Redazione Centrale TdG