Non solo fede e spiritualità, ma anche natura incontaminata, buona cucina e vino. Israele è una meta che riserva tantissime sorprese capaci di conquistare chiunque, specie come destinazione di riferimento per l’enologia.
Già nella Bibbia, libro della Genesi, Noè (Genesi 9, 20-21), Israele è riferita come uno dei luoghi dalla più antica tradizione vitivinicola dell’area Mediterranea, con dettagli su come si impianta una vigna e come si produce il vino. Tant’è che la vite, una delle sette specie agricole ricordate sempre nei testi Biblici come tipiche del paese, è divenuta un simbolo di Israele e del Ministero del Turismo.
Tantissime testimonianze archeologiche sparse in tutto il Paese, datano la storia vitivinicola di Israele a migliaia di anni fa: nel 2013, infatti, a Tel Kabri fu rinvenuto uno scavo di un’antica cantina con 50 giare perfettamente conservate o al torchio che ha rivisto la luce poco più di un anno fa nel parco di Korazim, risalente a un periodo compreso tra il IV e il VI secolo a.C.
E se nel periodo romano, prima e bizantino poi, molte città israeliane divennero dei veri e propri centri commerciali per la diffusione del vino nel Mediterraneo, l’egemonìa ottomana, con le sue leggi proibizioniste, ne decretò la fine, estirpando impietosamente vigne e vigneti secolari.
Fu solo alla fine dell’800 che Israele ebbe una rinascita enologica, grazie all’intuizione del barone francese Edmond James de Rothschild, che investì molti dei suoi averi nella cittadina di Zichron Ya’akov (all’epoca chiamata Zammarin), con l’impianto di vitigni francesi in numerosi terreni e dando così vita, nel 1882, alla Carmel Winery, una delle cantine più importanti e antiche del Paese con il grado kosher più alto che, vanta, tra l’altro, anche Museo della storia del vino in Israele.
Nel giro di poco più di un secolo da questa cittadina israeliana nacque una rete di produttori autoctoni che oggi conta un’industria da 65 milioni di bottiglie e di circa 400 aziende vitivinicole.
Grazie al clima fondamentalmente mediterraneo, Israele gode di svariati microclimi, che vanno dalla neve del Monte Hermon fino al clima desertico del Negev. Le aree più note per la produzione del vino sono il Golan (da dove tutt’oggi provengono alcuni tra i migliori vini di Israele), la Galilea, la Samaria, Samson, le colline della Giudea e, sorprendentemente, anche il già citato Negev, dove un forte sviluppo tecnologico ha permesso di portare vita nel deserto. Questa grande varietà di climi e regioni permette di coltivare varietà molto diverse tra loro in un paese relativamente piccolo, siano queste autoctone o classiche (Cabernet, Carignan e Merlot tra le tante).
Con la via del vino israeliana, che dal Golan porta fino al Negev, si è creato un vero e proprio mercato del turismo enologico che, ogni anno, attira 100.000 turisti, interessati a vivere momenti produttivi tra i vigneti ed a scoprire gli ottimi prodotti, la qualità e la tecnologia delle cantine che, dagli anni ’90, si sono progressivamente trasformate in boutique wineries piccole realtà locali in grado di produrre vini di qualità a prezzi accessibili, con tour guidati, degustazioni di vini e anche pasti gourmet accompagnati da eccellenti vini d’annata.
Molte le agenzie e associazioni che creano pacchetti ad hoc per gli amanti del buon vino, come Vinspiration, di Guy Haran, che organizza tour enologici in tutto il mondo e che ha, naturalmente, incluso anche la natìa Israele. L’accesso alle varie regioni vinicole è semplice e, nel giro di pochi km, è possibile attraversare una grande varietà di vigneti, frantoi, birrifici, produttori di formaggi e tanto altro ancora, per un vero e indimenticabile trionfo di sapori.
Carmen Guerriero