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Cambogia, giungla di pietra

11 Gennaio 2014 by Jimmy Pessina

Se si milita in quella vasta armata di turisti che, simili a piloti da guerra, collezionano sul passaporto le tacche (leggi visti d’ingresso) dei Paesi abbattuti (leggi visitati), la Cambogia è un luogo inutile. All’arrivo nella capitale Phnom Penh, il visto è ritirato e del passaggio in uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti del pianeta non rimane traccia burocratica. La Cambogia è insignificante anche per quelli in cerca di bungalow sulla spiaggia, che nel Paese mancano, come spesso manca la luce, una strada decente, un luogo senza zanzare, il cibo per gli abitanti. C’è anche gente che non fa parte di questa colonia di turisti-termiti e che, visitando Angkor, uno dei centri mondiali della storia spirituale dell’umanità, non ne trae suggestioni particolari. Troppe pietre sono disperse su un territorio troppo vasto, troppa solitudine e abbandono. Eppure, quei 300 templi costruiti nell’arco di oltre 300 anni, dall’879 al 1200, in thma phok (la pietra di fango, dall’aspetto poroso e dal colore rosa) sono un appuntamento onirico, un ritorno sconvolgente alle origini. Radici, bassorilievi, statue, acque stagnanti, portali, liane, umidità, religione, guerra, fiori di loto, lavacri sacerdotali, pappagalli: tutto ondeggia nel disfacimento di una grandiosa e millenaria mollezza tropicale. Un viaggio in Cambogia, Paese che attraversa la Storia, lasciandosi dietro una dolorosissima Via Crucis, è un’esperienza straordinaria. Prima di essere un turista, il viaggiatore è un pellegrino in visita ai luoghi dello spirito e a quelli della tragedia che qui hanno scavato il corpo e i ricordi della gente. Solo i mutilati sono 40.000, uno ogni 250 abitanti, in proporzione la più alta percentuale al mondo. E aumentano al ritmo di otto il giorno perché, secondo un rapporto attendibile, nei campi e nella foresta giacciono ancora dieci milioni di mine, eredità di una guerra che non si decide a finire.
Dopo la cacciata dal potere dei Khmer Rossi, il 10 gennaio 1979 il Vietnam mise Heng Samrin a capo della neonata Repubblica Popolare di Kampuchea, suo stato satellite e l’occupazione vietnamita del paese durarono fino al settembre 1989, ma essa trovò resistenza; le truppe del regime di Heng Samrin furono afflitte da una vasta diserzione e dal morale basso; il resto delle truppe Khmer Rossi eluse l’esercito vietnamita e si rifugiarono nelle regioni di confine. Il ritiro delle truppe vietnamite iniziò nel 1986 e finì nel settembre 1989. Le successive trattative di pace stabilirono il ritiro completo delle truppe vietnamite dal suolo cambogiano, l’intervento delle Nazioni Unite a visionare il cessate il fuoco e la presa di contromisure verso i Khmer Rossi. Sotto l’egida dell’ONU si svolsero nel marzo 1993 le elezioni e parteciparono al voto più di quattro milioni di persone (ovvero più del 90% degli aventi diritto al voto) nonostante le forze degli Khmer Rossi cercassero di impedire alla popolazione di andare a votare. Il 24 settembre 1993 fu promulgata la nuova costituzione che faceva della Cambogia una monarchia costituzionale a struttura democratica e di Norodom Sihanouk re. Nel 1997 gran parte dei guerriglieri Khmer Rossi accettò l’amnistia e deposero le armi, ponendo fine a trent’anni di guerra civile. Nel 2004 Norodom Sihanouk ha abdicato per problemi di salute. Il Concilio reale del trono, il 14 ottobre ha nominato nuovo re all’unanimità, Norodom Sihamoni, uno dei figli di Sihanouk, che è stato incoronato il 29 ottobre di quell’anno. Angkor Wat è il regno degli dèi, ma anche uno dei complessi di templi più fotografato al mondo. La Cambogia non è sola questo. Varcata la sua frontiera, ti aspettano molte altre avventure. Ecco le nostre mete preferite, a cominciare proprio dalla massima espressione del genio khmer: Angkor Wat, l’Olimpo degli induisti, chi lo definisce il complesso di templi più importante del mondo non sbaglia. E nemmeno i due milioni di visitatori che arrivano qua da novembre a febbraio, l’alta stagione turistica (ma non l’unica, perché anche luglio e agosto sono molto piacevoli). Le esperienze da non perdere sono almeno tre: vedere il sole che sorge sulle meravigliose forme in arenaria dell’Angkor Wat, farsi permeare dalla serenità e dallo splendore del vicino Bayon, tempio del leggendario sovrano della Cambogia, Jayavarman VII, e costatare come la natura sia stata in grado di riappropriarsi delle pietre presso le misteriose rovine del Ta Prohm.
L’area dell’Olimpo induista, che ha il suo vertice nell’Angkor Wat, trabocca di splendore. La base migliore per visitare tutto questo è Siem Reap, città nata come centro di gestione dei templi e oggi in cerca di un’identità che non si riduca a hotel di lusso e ostelli. I rinomati templi di Angkor, la più importante attrazione turistica della Cambogia, sono ciò che rimane di circa 100 edifici sacri che in passato facevano parte di un vasto centro religioso e amministrativo. I templi, costruiti tra il IX e il XIII secolo, furono eretti per celebrare l’ascesa al trono di vari re khmer. Gran parte di Angkor fu abbandonata nel XV secolo e i templi furono gradualmente inghiottiti dalla giungla. Il sito destò interesse negli studiosi solo alla fine del XIX secolo, dopo la pubblicazione del libro Voyage á Siam e dans le Cambodge da parte del naturalista francese Henri Mouhot. Furono compiuti molti sforzi per liberare i monumenti dalla giungla che rischiava di distruggerli completamente, e l’opera di ristrutturazione continua ancora oggi. Oltre all’Angkor Wat, gli altri due magnifici templi da visitare sono Bayon e Ta Prohm. Troverete alberghi e ristoranti a Siem Reap, situata a pochi chilometri dai templi. Phnom Penh, oltre la solita cartolina, la capitale cambogiana possiede ancora un indiscutibile fascino, nonostante il suo passato turbolento e spesso violento. Edifici in stile coloniale, alcuni fatiscenti e in parte già restaurati con gusto, fanno da attraente sfondo ai frequentatissimi caffè della zona del lungofiume, sviluppatasi di recente e particolarmente piena di vita il venerdì e sabato sera. In città sorgono alcuni imponenti wat (templi-monasteri), tra cui il Wat Ounalom (sede centrale del patriarcato buddhista cambogiano), il Wat Phnom (la pagoda sulla collina da cui la città prende il nome) e il Wat Lang Ka, recentemente ristrutturato. L’orgoglio della città è senz’altro la spettacolare Pagoda d’argento, una delle poche opere d’arte della Cambogia, testimonianza della genialità e della ricchezza della cultura khmer, a essere stata risparmiata dalla guerra (di tutto il patrimonio khmer, se n’è “salvato” solo il 40%). Le guglie dorate del Palazzo Reale, le fluttuanti tonache color zafferano dei monaci, lo scintillante lungofiume – e il fiume naturalmente è il Mekong: c’è tutto questo nell’ipnosi collettiva che il fascino della capitale cambogiana evoca. Ecco tre idee per vedere la città. Fare shopping sotto l’immensa cupola dello Psar Thmei, il mercato centrale, e autentico capolavoro art-déco. O ricordare il lato oscuro della Cambogia visitando il Museo Tuol Sleng, che racconta la storia ancora troppo recente dei campi di sterminio voluti dai khmer rossi tra il 1975 e il 1978. E ritrovare poi il piacere per il bello e l’armonia delle cose amm
irando le 5000 preziose piastrelle che impongono il nome alla Pagoda d’Argento – un modo per chiudere il cerchio e fare pace con le cartoline, perché questo splendore si trova proprio all’interno del Palazzo Reale. La zona del mercato centrale, che comprende Monirong Blvd, meta del turismo a basso costo, ospita numerosi alberghi economici e bancarelle di cibo. In uno dei mercati della città (sono dodici) potrete acquistare, previa contrattazione, gioielli, oggetti d’antiquariato e le onnipresenti kramas (sciarpe di cotone a quadretti). Nei locali sul lungofiume troverete pasti e birre a prezzi bassi. Le spiagge di Sihanoukville non sono certo paragonabili a quelle della Thailandia, e i luoghi interessanti sono davvero scarsi, ma essendo l’unico porto marittimo della Cambogia, costituisce un’ottima base per esplorare la costa meridionale e il vicino Parco Nazionale Ream. Sul litorale sorgono quattro spiagge, Ochheuteal, Sokha, Independence e Victory; il porto di pescatori è molto spettacolare alla luce del tramonto e dell’alba. La città ospita anche alcuni centri sub e, a un’ora di macchina, si trova una cascata ai piedi della quale è possibile fare il bagno. Nelle vicinanze, lungo le sponde del fiume, sorge la tranquilla stazione climatica di stampo coloniale di Kampot, e i resti particolarmente spettrali della marina di Kep. Sihanoukville, situata a 232 km dalla capitale, sono raggiungibili con un regolare servizio di autobus.
La seconda città più grande della Cambogia, Battanbang è un’elegante stazione climatica fluviale, ricca d’importanti edifici coloniali in ottimo stato di conservazione. Fino a poco tempo fa Battambang non rientrava negli itinerari turistici, ma grazie al recente sviluppo delle sue infrastrutture oggi la città rappresenta un’ottima base per visitare i templi e i villaggi vicini. Si tratta di un centro minore lungo la strada che collega la Thailandia al Vietnam e, se mai fosse potenziata l’autostrada numero sei da Poipet a Siem Reap, Battambang perderebbe ulteriormente d’importanza. La sua attrattiva turistica risiede nella presenza di numerosi negozi francesi, antichi e pieni di fascino, che si affacciano sul tratto di lungofiume, oltre ai diversi wat che sorgono in vari punti della città. Il piccolo museo ospita una collezione di oggetti d’artigianato dell’era Angkor, e sulle colline dei dintorni sorgono alcuni templi, ancora un numero maggiore di wat e un grande lago. Battambang, a 293 km dalla capitale, è raggiungibile con una corsa in taxi collettivo (la strada è in pessime condizioni), oppure con volo in partenza ogni giorno tranne il martedì.
Villaggio galleggiante di Chong Kneas, Questo famoso villaggio galleggiante sul lago Tonlé Sap è diventato una meta molto frequentata dai viaggiatori che desiderano ampliare il punto di vista sui dintorni di Siem Reap dopo aver centellinato la bellezza dei templi. Visitalo nella luce calda del mattino o del tardo pomeriggio, oppure catturalo avvolto dal tramonto salendo sulla collina del tempio di Phnom Krom. Arrivare qui da Siem Reap è facile, per esempio in taxi o in moto (motocicletta con conducente, mezzo di trasporto molto diffuso in Cambogia). Sihanoukville, fa’ rotta decisa verso sud ed eccoti all’estremità orientale del Golfo di Kompong Som. Qui, si trova Sihanoukville, con le sue spiagge tropicali, le sue isole e i suoi autostoppisti, che arrivano per realizzare un sogno ormai plurigenarazionale fatto d’indolenza, dolce vita, feste sulla spiaggia e tutte le altre cose che popolano l’immaginario di un edonista. Il nostro angolo preferito è Serendipity Beach, in altre parole la spiaggia delle felici e casuali scoperte. Nei localini della zona le onde arrivano a pochi metri dai tavoli, creando un’atmosfera molto romantica, soprattutto nelle ore del tramonto. Chong Kneas, questo famoso villaggio galleggiante sul lago Tonlé Sap è diventato una meta molto frequentata dai viaggiatori che desiderano ampliare il punto di vista sui dintorni di Siem Reap dopo aver centellinato la bellezza dei templi. Visitalo nella luce calda del mattino o del tardo pomeriggio, oppure catturalo avvolto dal tramonto salendo sulla collina del tempio di Phnom Krom. Arrivare qui da Siem Reap è facile, per esempio in taxi o in moto (motocicletta con conducente, mezzo di trasporto molto diffuso in Cambogia). Trekking a dorso di elefante, lontana anni luce dalle pianure, la provincia di Mondulkiri si trova quasi al confine con il Vietnam ed è il vero “selvaggio est” del paese. Si tratta di una regione a sé, dal punto di vista climatico e culturale. Manca il caldo delle pianure e buona parte del sapore del viaggio è data dall’incontro con il popolo bunong (o pnong) e i suoi nobili elefanti. L’esperienza per vivere al meglio la provincia meno popolosa della Cambogia sono le escursioni guidate del progetto ecologista Elephant Valley Project.
Il fine è nobile, perché in questo modo gli animali sono sottratti ad altri lavori spesso duri e sfibranti. Portati un cuscino, perché il dorso di un pachiderma diventa piuttosto scomodo dopo un paio d’ore. Nasce tra gli altipiani del Tibet e attraversa tutta l’Indocina con il suo maestoso corso fatto di anse, ampie gole, città portuali, acque limpide o sacche fangose. Il Mekong ha fascino da vendere, ma non è l’ambiente in cui ti aspetteresti di incontrare dei delfini. E invece eccoli qui. Si tratta più propriamente di orcelle, delfini oceanici che risalgono il fiume e arrivano fino alla provincia cambogiana di Kratie, nell’est del paese. Hanno un caratteristico capo arrotondato e sono animali miti e gentili, da trattare con assoluto rispetto. I mesi ideali per visitare la Cambogia sono dicembre e gennaio, quando il tasso di umidità è sopportabile, le temperature più fresche e le precipitazioni meno abbondanti. Da febbraio in poi il caldo è più opprimente e in aprile diventa insopportabile. La stagione delle piogge (da maggio a ottobre), anche se parecchio umida, è un buon periodo per visitare Angkor: in questi mesi i fossati sono piena e la vegetazione lussureggiante. State invece alla larga dalle regioni nord-orientali: in questa stagione le piste diventano veri e propri acquitrini e sono del tutto impraticabili. Vale la pena assistere alla festa più importante del paese, Bon Om Tuk, che si tiene ogni anno ai primi di novembre fino a marzo.
Testo e foto di Jimmy Pessina
03 Gennaio 2014

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