Siamo il paese dei cavalcavia che crollano e di un sogno antico, il ponte sullo stretto di Messina, contro cui un’infilata di governi si sono infranti, dal dopoguerra ad oggi. Una sorta di scalogna nera che non ha per nulla intimorito Giorgio Zavarise, ordinario di Scienza delle Costruzioni presso l’Università del Salento, che nel 2013 ha deciso di importare in Italia una gara a metà fra il goliardico e l’ingegneristico, chiamandola “Spaghetti Bridge Competition”. Anche ragionandoci, nulla di così campato in aria: poteva, in effetti proprio l’Italia, capitale mondiale della pasta, lasciarsi sfuggire l’occasione? Che figura, dai.
Come accennato, il prof parte nel 2013 con una prima edizione che attira qualche curioso e la fantasia di un manipolo di studenti, ma già dall’anno successivo sbarcano in Salento atenei del resto d’Italia, convinti dalla doppia bontà dell’idea di una spaghettata anomala assai.
La questione è seria: si tratta di costruire un modello in scala di ponte usando spaghetti o bucatini, da tenere uniti al massimo con colla a caldo. Niente sughi e niente pasta fresca, troppo molle, quella andrebbe bene per un ponte tibetano, al massimo. Due le tipologie di strutture ai carboidrati ammessi: i ponti reticolari, con altezza massima di 30 cm, e i ponti ad arco o di fantasia, per cui è permesso arrivare al doppio dell’altezza. Ma non è finita qui, perché ogni struttura ammessa viene prima ispezionata e pesata, quindi sottoposta ad un carico via via maggiore fino ad arrivare al completo cedimento dell’intera opera. È proprio da qui che si arriva alla classifica finale, che oltre a consacrare il ponte più bello, premia sia quelli reticolari che quelli di fantasia. La gara è aperta agli studenti universitari di tutt’Italia, con una classifica a parte per i laureati in ingegneria all’UniSalento.
E già che ci siamo, per ogni kg di resistenza, la “Granoro” – sponsor della manifestazione – si impegna a donare l’equivalente in pasta a due enti benefici del territorio salentino: la “Comunità Emmanuel” di Lecce e la “Mensa delle Figlie della Carità”.
E attenzione a pensare che si tratti di una goliardata con gran magnata finale: secondo il professor Zavarise, rappresenta un esercizio per nulla semplice e altrettanto efficace per capire il comportamento delle strutture. In mancanza di ponte sullo stretto, a qualcuno magari andrà bene quello sul ristretto, ma inteso come sugo.
Germano Longo