Pinot nero in purezza, 36 mesi sui lieviti. Questo è lo Spumante Metodo Classico con il quale l’azienda Carlin de Paolo, produttori da quattro generazioni in San Damiano d’Asti, si presenta agli amanti – sempre più numerosi – dell’Alta Langa, la bolla per eccellenza del Piemonte.
Una versione elegante, millesimato 2020 pas dosé dal perlage finissimo e persistente, dal bel colore giallo dorato brillante intenso e complesso. Accostato al naso, immediati sono i profumi delicati della camomilla seguiti da leggere note vanigliate e da quelle più marcate di frutta esotica -tra tutti mango e papaia- e successivamente da freschi sentori di albicocca. Lentamente emergono note speziate di zafferano, di pasticceria e di agrumi, limone, cedro e lime. Dopo pochi minuti, oltre alle sensazioni citrine, nocciola non tostata e un dolce caramello.
Il gusto è pieno, avvolgente, cremoso e il palato conferma le sensazioni olfattive. Acidità, freschezza e sapidità lasciano un bel ricordo grazie alla lunga persistenza.
Il suo piacevole destino è di accompagnare pranzi e cene rendendo felici chi lo berrà e lo abbinerà ai classici antipasti di pesce – ma è perfetto anche per salumi e fritti grazie al potere sgrassante delle bollicine -, ottimo per primi con sughi leggeri, secondi di pesce e di carni bianche e con formaggi leggermente stagionati.
Ma Carlin de Paolo non è ovviamente solo Alta Langa, l’offerta dei loro vini è ampia, articolata e comprende tutte le tipologie tra fermi e spumanti – metodo Martinotti e Classico-, bianchi, rossi e rosati e una tavolozza variegata di denominazioni con le DOCG Barbera d’Asti, Terre Alfieri e la DOC Cisterna d’Asti che caratterizzano e identificano queste colline che affascinano in ogni stagione con il mutare della vegetazione e dei colori.
Come per tutto, però, per conoscere un’azienda bisogna sempre partire dagli inizi e per Carlin de Paolo l’inizio della loro storia è rappresentato da Paolo Ponte, il bisnonno degli attuali titolari, colui che ha mosso i primi passi per crearla. Come si usava un tempo, dove poco importavano i cognomi, ci si chiamava tutti per nome, specificando magari il padre o il toponimo di provenienza per non confondere con altri omonimi. E così il figlio di Paolo, Carlo detto Carlin diventa Carlin de Paolo per identificarne l’ascendenza.
Da sempre passato, presente e futuro si intrecciano e fortificano sentimenti, rapporti e obiettivi e nella maggior parte dei casi tutto ciò è rappresentato da quella imprescindibile unità che è la famiglia. E la famiglia è un vincolo fondamentale anche per i Ponte: i successori di Carlin l’hanno orgogliosamente eletto come simbolo dell’impresa che da suo padre è partita e l’hanno anche riprodotto in un logo dal forte significato: un omino magro, dal passo lungo e deciso, instancabile lavoratore, ricurvo per le tante fatiche nelle vigne e pur sempre allegro, con pugno chiuso in segno di fermezza. Il lavoro della terra, l’amore per la famiglia, una vita piena di sacrifici, i pantaloni rattoppati, il cuore largo. Questa famiglia si identifica quotidianamente nel marchio stesso, dal quale trae forza e determinazione, per affrontare a lunghi passi il duro cammino della vita.
La quarta generazione dei Ponte – sono quattro i fratelli: Giancarlo, Davide, Paolo e Lorenzo – porta dentro di sé il DNA degli avi. Quattro fratelli in azienda che, in modo lungimirante, hanno ripartito gli incarichi per non sovrapporsi l’un con l’altro…comunione di idee ma ruoli ben definiti. Almeno una volta alla settimana i quattro si ritrovano intorno a un tavolo per programmare le attività e condividere decisioni e pensieri. Teste diverse, idee personali ma con l’unico scopo di portare avanti all’unisono il patrimonio di famiglia, quella terra, quei vini che sono tutto.
Giancarlo è il decano, enotecnico e responsabile marketing per l’Italia; Davide segue la parte agronomica ed enologica, quindi dalla vigna alla cantina; Paolo è addetto all’imbottigliamento e al confezionamento nonché commerciale, prevalentemente per Torino e provincia ed infine Lorenzo, cuoco, o meglio agri-cuoco come ama definirsi nonché sommelier, porta avanti la Merenderia, il locale dove abbinare i nettari di Carlin de Paolo con la cucina del territorio. Il nome è un neologismo preso dal Toscano per indicare un locale sbarazzino dove consumare pasti semplici, mai banali, piatti con le radici saldamente ancorate nella tradizione e qualche immancabile accento di innovazione che si intrufola per una sferzata che tiene la cucina di una volta ai passi con le esigenze di un cliente sempre più esigente.
Cinquantaquattro ettari, una estesa di vigne in una terra che abbina propensione alla vinificazione e bellezze naturali. I fascinosi filari si integrano al paesaggio come in un quadro dove ogni elemento ha un suo perché. Impossibile non ricordare le viti dominate dalla Cappella dell’Ascensione, uno dei piloni votivi della proprietà che invocavano e ricordano tutt’ora la protezione divina sull’attività agricola.
E Bricco della Cappelletta è una selezione, quasi un marchio a sé, delle uve coltivate in posizione privilegiata: Arneis, Nebbiolo, Barbera e Croatina. Ne derivano 4 vini peculiari. 4 selezioni, i cru dei Francesi, massima espressione di queste terre benedette dagli dei dell’enologia: Terre Alfieri Arneis, Terre Alfieri Nebbiolo, Barbera d’Asti Superiore e Cisterna d’Asti Superiore.
E bevendo un calice delle etichette di Carlin de Paolo ci si immerge in questo universo; un sorso e ci si tuffa nel mondo della famiglia Ponte, assaporando i profumi, i sapori e la quotidianità di un mondo da scoprire e che esprime tutta l’essenza di un territorio grazie al saper fare dei titolari e dei loro collaboratori, l’enologo Gianfranco Cordero e il cantiniere Pier Michele Casetta, figlio di Luigi, il “Luis” cui sono dedicati due spumanti e precedente proprietario del Bricco della Cappelletta.
Rispetto della tradizione, attenzione all’ambiente e nuove tecnologie vanno a braccetto per originare produzioni allineate con quanto vuole oggi un consumatore attento e preparato.
E la sagoma del bisnonno, riportata nel logo aziendale come monito a fare, ad agire, ricorda come l’agricoltura sia una attività che non prevede mai soste ma un continuo impegno e forza, anche di volontà per puntare a livelli qualitativi fuori dalla norma. E il cammino dell’antenato è anche un invito a percorrere insieme le strade di luoghi riconosciuti Patrimonio Mondiale dell’Umanità grazie ai sacrifici e alla tenacia delle donne e degli uomini di ieri, di oggi e per traghettarli integri nel domani.
“Il vino è il secondo sangue della razza umana…” scriveva Edmondo De Amicis e il vino è l’essenza di queste terre.
CARLIN de PAOLO
- Frazione Gorzano, 238 – San Damiano d’Asti (AT)
- Tel: 0141.98383
- www.carlindepaolo.com
Paolo Alciati & Enza D’Amato
Fonte Ufficio Stampa