Novembre è stato un mese importante per i produttori di vino: da Cantine Aperte A San Martino, che ha coinvolto migliaia di enoappassionati in tutta Italia, alla presentazione ufficiale della guida Vinibuoni d’Italia, edita dal Touring Club Italiano, al Merano WineFestival, che ha permesso di degustare i vini d’eccellenza di circa 900 selezionatissime cantine che hanno partecipato a questa 33ma edizione.
Tra queste, evento nell’evento, la pluripremiata Cantina San Michele Appiano ha presentato il nuovissimo APPIUS 2020, l’undicesima edizione della sua opera più pregiata, un progetto enoico d’eccellenza e “vino da sogno” nato dalla mente del winemaker Hans Terzer – eletto miglior enologo al mondo nel 2017 e considerato tutt’ora tra i 10 più importanti del globo – che fra pochi mesi cederà il passo al giovane enologo Jakob Gasser.
Abbiamo avuto la fortuna di degustare L’APPIUS 2020 in anteprima in una cena studiata per l’occasione dagli stellati Herbert e Daniel Hintner dello Zur Rose di Appiano e vi raccontiamo il momento della sua celebrazione e dell’analisi sensoriale.
APPIUS, il cui nome è radice storica e romana del nome “Appiano”, è nato undici anni fa con l’annata 2010 ed è proseguito ogni anno con piccole modifiche sulle percentuali dei quattro vini che compongono l’assemblaggio a seconda delle valutazioni di Hans Terzer, fino a questa 2020.
Il progetto è quello di realizzare, anno dopo anno, un vino capace di rispecchiare appieno il millesimo e di esprimere la creatività e la sensibilità del suo autore. Anche il design della bottiglia e la sua etichetta, ideata da Life Circus, vengono reinterpretati in ogni edizione: lo scopo è di concepire una “wine collection” capace di appassionare gli amanti del vino di tutto il mondo. L’immagine, questa volta esaltazione di geometrie dorate contraddistinte dalla lieve pienezza data dal motivo a righe, permette sempre una libera interpretazione, affinché ogni wine lover possa trarne un’intima ispirazione.
Innanzi tutto bisogna dire che APPIUS è il frutto di un meticoloso lavoro di selezione in vigna, della lavorazione individuale in cantina e di un accurato assemblaggio finale.
L’edizione 2020 – cuvée di quattro vitigni a bacca bianca in cui predomina l’elegante potenza del 60% di Chardonnay a cui si aggiungono un 20% di Pinot grigio e un 10% di Sauvignon blanc e altrettanto di Pinot bianco – è di rara intensità: alla vista è di un intenso giallo Chartreuse con riflessi verdognoli; al naso emergono immediati profumi floreali piuttosto evidenti di gelsomino e acacia, di frutti tropicali, kiwi e ananas su tutti, e di quelli a polpa gialla come pesche e susine.
A un secondo esame olfattivo risaltano i sentori agrumati tipici del Sauvignon, come pompelmo e yuzu, seguiti dalla fresca componente aromatica ed erbacea di salvia, rosmarino e di una balsamica mentuccia oltre che da sentori di lievito, dalla burrosità del pan brioche alla fragrante acidità della crosta di pane, accompagnati da profumi appena accennati di nocciola tostata e chiodi di garofano.
All’assaggio stupisce la piacevole intensità dell’acidità che pervade il palato e garantisce sicura serbevolezza, quasi un marchio di fabbrica per queste prestigiose cuvée di San Michele Appiano. Quanto analizzato poco prima all’olfatto viene confermato dal sorso ricco, intenso, vellutato, con l’iniziale parte fruttata che si fonde con quell’agrumato orientale che tanto ci ha colpito accostando il bicchiere al naso.
Piacevole ed equilibrata la sapidità, con il leggero incremento dei gradi di temperatura nel bicchiere emerge un delicato sentore fumé che dona grande eleganza. Un vino complesso e armonico, di grande gratificazione di beva e di intensa persistenza aromatica in chiusura.
Nel presentare il suo “gioiello”, c’è in Hans Terzer una grande soddisfazione che traspare evidente quando ne illustra il percorso di vinificazione: in un’annata non semplice come la 2020, caratterizzata da una notevole volatilità delle temperature e dalla piovosità lungo tutto l’arco vegetativo, sono stati selezionati i migliori vigneti con esposizione sud-est/sud-ovest, quelli con terreni calcareo-ghiaiosi e morenici, determinanti per la lenta maturazione delle uve e perfetti per i vini bianchi poiché donano alle uve maggiore acidità. Il resto del lungo lavoro viene svolto nella nuova cantina dedicata, appositamente ideata e realizzata con la consulenza dell’architetto Walter Angonese, in un’esaltazione di spazi e geometrie concepita per sottolineare ed evidenziare la grandezza di questo vino, facendo fare al vino una fermentazione alcolica e in parte malolattica con successivo affinamento in barrique e tonneaux. L’assemblaggio avviene dopo un anno e si procede ad un ulteriore affinamento sui lieviti per tre anni in tini di acciaio inox.
APPIUS 2020 è ovviamente un vino da lasciar riposare nel silenzio della propria cantina, avendo un potenziale di invecchiamento di almeno una decina d’anni, per assaporarne con giusta curiosità l’evoluzione.
È vino ideale per accompagnare piatti di pesce a base grassa come l’aringa, il tonno e il capitone, ma anche il merluzzo sottoforma di stoccafisso o baccalà mantecato; è inoltre ottimo per carni bianche nobili, specialità a base di funghi e piatti con couscous.
Noi, dopo un entrée di sedano e noci abbinato al Sauvignon The Wine Collection 2020, abbiamo degustato l’APPIUS 2020 in abbinamento a un delicato baccalà confit, patate dauphine e peperoni affumicati, proseguendo successivamente con altri strepitosi vini della Cantina come il Pinot Noir Riserva The Wine Collection 2020 abbinato ad un cervo in crosta, “schupfnudeln”, radici e “buchtl” alla ciliegia e anche l’ottimo Passito Comtess Sanct Valentin 2015 scelto per accompagnare la Mela “Kalterer”, uno squisito sorbetto di mela e cannella.
Come per le annate precedenti, anche questa edizione di APPIUS è limitata.
Cantina San Michele-Appiano
- Via Circonvallazione, 17/19 – Appiano (BZ)
- Tel. 0471 664466
- www.stmichael.it
Paolo Alciati & Enza D’Amato
Credits foto: @LIVE-STYLE Agency – @Ed’A