E inoltre i ricchi e corposi piatti a base di funghi e selvaggina, fino ad arrivare all’eccellenza, al più prelibato e prezioso frutto del Roero, il tartufo bianco (Tuber Magnatum Pico). Il piacevole stordimento che si prova nell’odorare questo raro fungo ipogeo, che nasce e si sviluppa in autunno, nei boschi silenziosi ormai avvolti dalle prime salutari nebbie, va al di là del grande godimento che si prova nel gustarlo lamellato sui tajarin o adagiato sull’uovo “al paletto”…è un piacere cerebrale, che coinvolge tutti i cinque sensi più uno: la memoria, la persistenza del ricordo accompagnerà per sempre chi ha lo ha gustato.
Di grande rilevanza è infine il miele, grazie ai tigli, ai ciliegi selvatici, alle acacie, ai frassini, ai pini silvestri, ai castagni, tutti parte integrante del verde boschivo grandemente presente in queste zone e che attraverso una “Strada del Miele” permette di assaporare le delicate sfaccettature del balsamico fluido dorato elaborato dalle api allevate in questo territorio.