
Un vino senza eguali, un vino con un passato a garanzia del suo futuro.
La Storia del Prigioniero
Questa è la storia di una vigna prigioniera, imprigionata dalla natura tra due grandi formazioni rocciose e imprigionata dall’uomo con i suoi disciplinari.
Questa vigna dal lungo passato, si parla di due secoli fa, è costituita da sette terrazze situate a 800 m s.l.m., ed è protetta quasi in un abbraccio da due angeli custodi, le formazioni rocciose, che le assicur
ano una doppia escursione termica. Al mattino la vigna è avvolta dalle basse temperature che durante il giorno risalgono e quando poi alla sera la temperatura tende a calare nuovamente, il calore della roccia trattenuto durante il giorno mitiga questa condizione e nella notte il calore viene rilasciato in modo significativo. Questa doppia escursione regala all’uva un bilanciamento tra acidità e zuccheri di raro equilibrio.

Il risultato è Le Prisonnier, un vino nato un po’ per caso!
Essendo situata in piena zona di produzione del VdA Torrette Dop, il destino di questa vigna era abbastanza segnato, ma gli Anselmet hanno riscontrato che la percentuale di uva Petit Rouge non era sufficiente per rispettare le proporzioni di uvaggio necessarie per rientrare nel disciplinare di produzione del VdA Torrette Dop.
Si è fatta quindi strada l’intenzione di espiantare un numero notevole di vitigni per poter rientrare nei criteri della Doc.

L’intuizione di Giorgio si rivelò vincente.
La passione del Vigneron per la sua terra, per le sue vigne, per i suoi vini lo avevano portato alla nascita di Le Prisonnier determinando un risultato talmente sorprendente e inaspettato che la vigna venne lasciata dolcemente imprigionata tra le rocce, ma libera dai disciplinari, libera di dare un vino unico.
Le Prisonnier, una vigna imprigionata, un vino libero!