La Tintilia, il vitigno autoctono del Molise, invita alla scoperta dei tesori naturali e gastronomici della regione
In questa Italia, miniera di tesori enogastronomici, ci sono ancora tesori da scoprire. Sarebbe interessante sapere ad esempio quanti intenditori conoscono la Tintilia. Un vitigno autoctono di una piccola regione, l’ultima nata delle regioni italiane, e penultima per dimensioni, il Molise. E, poiché qualcuno ha detto che “il vino è la cartolina liquida del territorio”, la Tintilia può diventare una delle carte d’identità del Molise. Una scoperta interessante che potrebbe anche raccontare una bella storia. Ad esempio la radice della parola stessa, legata a “tinto”, o “rosso” in spagnolo, diventa 1’eco della dominazione borbonica che qui in Molise, parte del Regno di Napoli, é durata secoli. E soprattutto la Tintilia, con i suoi aromi e profumi di ciliegia e frutta matura con note speziate che affiorano dal bel colore rosso rubino, evoca gli aromi e i profumi della regione. Onore al merito dunque a Vincenzo Catabbo che negli anni ’90, dall’incontro con un anziano contadino, il quale custodiva gelosamente qualche piantina del raro vitigno Tintilia, decise di impiantare e recuperare questa varietà autoctona antichissima. Recuperato da qualche viticoltore coraggioso, ha fatto poi il salto definitivo nel 2011, con il riconoscimento di una Doc tutta sua “Tintilia del Molise”, prodotta nei vigneti coltivati sopra i 200 metri. La “Tintilia del Molise” così diventa a tutti gli effetti il testimone principe del territorio molisano. E con il progetto “Tintilia Wine Club”, i produttori di Tintilia del Molise intendono proprio organizzarsi per promuovere il prodotto in ambito nazionale e internazionale. In nome della Tintilia, dunque, possiamo scoprire il Molise. I suoi tesori, ancora poco conosciuti, possono affascinare i visitatori più esigenti e consapevoli, alla ricerca di un turismo di nicchia, autentico ed esperienziale. Un “turismo del gusto” in tutti i sensi, cresciuto fortemente e consolidato, non più solo moda di passaggio.
Lo sostiene il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021, presentato in Senato recentemente dalla docente universitaria Roberta Garibaldi. I dati della ricerca dimostrano che il 71% degli Italiani considera, oggi, l’offerta enogastronomica di un luogo determinante nella scelta della meta di un viaggio. Il Molise può offrire tutto questo: ricette tradizionali con prodotti a km 0, produzioni di nicchia, equilibrio tra innovazione e tradizione in agricoltura, coinvolgimento attivo nelle attività contadine, corsi di cucina tipica, esperienze di oleoturismo e vinoturismo, passeggiate in vigna, picnic nelle masserie. E grande attenzione alla sostenibilità. Senza dimenticare che il Molise è anche un paradiso della biodiversità, con i suoi 159 prodotti tipici ad oggi riconosciuti e le sue 19 varietà autoctone di olivo.
Ottima base del viaggio la cittadina di Termoli.
Forse perché sul mare, forse perché un nodo stradale, marittimo e ferroviario importante, Termoli potrebbe essere una piccola capitale. Un borgo antico, dominato dal Castello Svevo, torrette di guardia contornate da fiori viola, piccoli belvedere sul mare, resti di mura fortificate, a ricordo degli attacchi dal mare dei Saraceni. Tempi remoti. Ora la passeggiata sul mare si affaccia sulla spiaggia lunga e bianchissima, su un mare blu, dove in lontananza appaiono le isole Tremiti, sui moli battuti dalle onde e su un trabocco solitario che allude alla stagione della pesca. Che infatti qui è abbondante e gustosissima. Menù di pesce da non perdere al Ristorante Svevia in centro, a Cala Sveva e Salsedine, locali “pied dans l’eau” sulla spiaggia. Il centro del borgo antico è raccolto intorno alla cattedrale romanica, imponente, nuda e altissima.
E c’è anche il MACTE, Museo di Arte Contemporanea di Termoli, che ha riaperto con la nuova mostra della 62 edizione del Premio Termoli. Si tratta di una delle manifestazioni più longeve nel panorama italiano, che dal 1955 ha portato nel capoluogo molisano alcuni degli artisti più importanti del secondo Novecento, lasciando come testimonianza del loro passaggio le opere che oggi compongono la preziosa collezione di questo Museo (www.fondazionemacte.com).
Nella piazza si svolge la vita serale, tavolini all’aperto e musica di fronte alla struttura della Residenza Sveva, un hotel diffuso che meritoriamente ha rimesso a nuovo e valorizzato le vecchie case del borgo, per la quale è stato premiato Fabrizio Vincitorio, presidente di “Moleasy”, la rete degli alberghi diffusi del Molise. Decisamente la soluzione migliore per alloggiare in centro, tra vasi di fiori, cortiletti e terrazzini sul mare o con vista sulla cattedrale (www.residenzasveva.com).
Il pomeriggio invece si passeggia per fare shopping nelle vie del centro, alla ricerca di oggetti tipici, come le ceramiche molisane o i prodotti di enogastronomia. Per apprezzare direttamente le produzioni della terra si parte verso le masserie dell’interno. Prima di tutto, ovviamente, alla ricerca della Tintilia. Viaggiando nell’interno della regione, si aprono panorami rilassanti e sconfinati, con la sagoma della Maiella in lontananza, dall’altra parte il mare e in mezzo campi che, quasi una land art, disegnano macchie di colore fatte da terreni coltivati, papaveri, fiori gialli e viola. Le masserie agricole sono spesso aziende di tipo familiare, tramandate da nonno a nipote, che rivelano storie di passione, tenacia, desiderio di far conoscere i propri piccoli, grandi tesori, grande senso dell’ospitalità e dell’accoglienza familiare. Anche perché quasi tutte le masserie propongono forme di agriturismo, che permettono di apprezzare alloggi d’epoca, arredi tradizionali e, come nell’agriturismo
“Essentia Dimora” di Larino, condotto da due giovani entusiasti fratelli, anche stanze tematizzate sull’olio, il vino, il grano, il pomodoro… In questa tenuta si coltivano grani antichi, legumi, oliveti, si svolgono laboratori di cucina ed “esperienze contadine”, come la raccolta delle olive, si fanno escursioni guidate a piedi, a cavallo o in e-bike percorrendo gli antichi tratturi (https://agriturismoessentia.com/).
Anche l’agriturismo i Casali di Collemonte nasce da un’antica residenza di campagna che, all’interno di una tenuta di circa 10 ettari a San Giuliano di Puglia, tra le colline del basso Molise, oggi offre, oltre a un panorama mozzafiato, due splendide piscine a sfioro.
Tutte le aziende sono anche storie di persone, come le Cantine D’Uva di Larino, in cui da un bisnonno emigrato in America ad un nipote, attuale titolare, si sente vivere l’orgoglio della propria terra. Vignaioli e contadini fin dagli anni ‘40, i D’Uva hanno saputo coniugare l’esperienza contadina con le moderne conoscenze e tecnologie enologiche, per arrivare alla produzione di pregiati vini DOC e IGT. Anche qui, la tenuta ospita un bellissimo agriturismo: è il Relais “I Dolci Grappoli” situato in collina, a pochi chilometri dal mare, immerso nel verde dei filari del vitigno Tintilia. All’insegna del riposo e della buona tavola, una garanzia di soggiorno per grandi e piccoli che possono divertirsi anche con laboratori didattici sul vino e sul pane, gite a cavallo, a piedi o in bicicletta (www.cantineduva.it).
Ancora diversa e davvero particolare la storia di Marina Colonna, nata “principessa”, figlia di Francesco, innamorata della terra e dell’agricoltura, dopo una vita avventurosa in giro per il mondo. Una donna che è una ”forza della natura”, attivissima sui campi, in frantoio e in masseria, che impartisce ordini, promuove i suoi prodotti, racconta le sue mille vite a Roma, a Londra, a Kabul, in Africa. Oggi è titolare dell’azienda agricola Masseria Bosco Pontoni nel comune di San Martino in Pensilis, vicino a Ururi, al confine con la Puglia, con tre laghi nella proprietà, a venti minuti dalla costa molisana. 160 ettari, che in origine erano 2000, portati in dote all’inizio del 1800 da un ricco matrimonio, dedicati alla coltivazione di grano, girasole, ceci, lenticchie, ma soprattutto oliveti con 27 mila alberi secolari e 16 varietà di cultivar. Negli oliveti sono utilizzate tecniche a basso impatto ambientale e pratiche di coltivazione sostenibile, con concimi naturali e compost ottenuto dalla miscela di elementi di scarto agricolo. Ne deriva un eccellente olio extravergine, proposto in una bottiglia a forma di anfora, disegnata appositamente, a cui nel 1990 si sono aggiunti gli oli aromatizzati agli agrumi biologici, limoni, arance, mandarini, bergamotti, e poi mirto, zenzero, rosa, cardamomo, apprezzatissimi dai mercati internazionali (www.marinacolonna.it).
Vicino a Ururi, a Montecilfone, si trova la bellissima Masseria Grande, che nasce nei primi anni dell’800 come dimora della famiglia Moccia. Sapienti restauri hanno conservato l’impianto originario, modernizzando gli spazi. Così ora Masseria Grande è una confortevole struttura ricettiva, immersa in un paesaggio intatto, che a perdita d’occhio ospita campi di cereali, coriandolo, ciliegie, vigneti. Un luogo perfetto per un “pic-chic” tra i vigneti a base di cavatelli e sugo di ventricina, formaggi locali, tartufo nero, salumi piccanti, soppressata, salsiccia rossa al finocchio. la famosa “pampanella”, una specialità molisana fatta con la carne di maiale speziata con aglio e peperoncino e cotta in forno (www.masseria-grande.it).
In Molise non mancano masserie vista mare.
Un esempio, a Campomarino, le Tenute Di Giulio, un’azienda agricola che si estende per 100 ettari, di cui 80 a vite e i restanti coltivati a frutteto, oliveto e produzioni orticole. Proprio Silvio Di Giulio, il fondatore, originario di Tollo, cuore della produzione enologica abruzzese, all’arrivo in Molise ebbe l’intuizione di coltivare vigneti. Colpito dalle bellezze dell’ambiente e dalla esposizione ottimale a sud-est dei terreni, con meravigliosa vista sul Mare Adriatico e sulle Isole Tremiti, decise di sostituire le tradizionali colture cerealicole con i vigneti, dando poi origine a una cantina-modello, che fonde le tecnologie più avanzate e la grande passione familiare per la viticoltura (www.tenutedigiulio.it). Finalmente oggi, a differenza di quanto accadeva anni addietro, le aziende sono consapevoli che per vincere occorre fare rete e condividere opportunità e ambizioni. Da qui una serie di iniziative coordinate per visite in cantina, trekking tra oliveti e vigneti, degustazioni, tour enogastronomici sui territori di vicinato, con spiegazione dei menu, dei prodotti e delle coltivazioni, dimostrazioni delle lavorazioni tipiche, proprio come chiede il turista più avvertito.
I paesi albanesi
Come Ururi, Portocannone e Campomarino, anche Montecilfone è uno dei paesi molisani di origine albanese. E proprio per questo merita una breve visita. Tutto derivò dall’arrivo sulla costa adriatica, verso la metà del XV secolo, di Giorgio Castriota Skanderbeg, con un piccolo gruppo di pastori albanesi, che si insediarono nei vecchi borghi molisani distrutti dal terremoto. Ancora oggi questi borghi arbëreshë (questa la definizione esatta per indicare la loro particolarità), hanno una loro cultura, insegne e nomi delle strade in doppia lingua, murales a tema, monumenti all’eroe nazionale, usanze originali, come la festa del 14 agosto, in cui si mangia il piatto tipico delle droqe al ragù di agnello, una pasta fatta in casa simile ai fusilli.
Informazioni turistiche: www.termoli.net
Franca Dell’Arciprete Scotti