
Napoli è splendida terra di contrasti che convivono, da sempre, pacificamente ovunque: chiese maestose, edifici fatiscenti, palazzi aristocratici, venditori ambulanti e negozi di lusso, cibo da strada e pietanze raffinate, scugnizzi a piedi nudi e signori in carrozza, sono tra le tantissime realtà che esprimono, da sempre, il fascino irresistibile della città e della sua storia.

Nata da un’idea pittorica nel ‘500, nel ‘700 questa vita reale si iniziò a trasferirla progressivamente in un’arte dai connotati unici: il presepe napoletano. Eh, già, perché non si tratta solo di sistemare muschio, stalla, animali, utensili e pastori nei luoghi prescelti ed allestiti con cura, ma è di una vera e propria arte, che ogni famiglia si tramanda di generazione in generazione.
All’inizio il presepe fu solo appannaggio dei nobili, poi, divenne elemento fondante del Natale di ogni famiglia napoletana che, di anno in anno, a seconda delle possibilità, usava arricchire la propria collezione con nuovi e più belli o costosi pastori.

Il Natale a Napoli è espressione di una cultura artistica e storica senza precedenti, complici anche le maestranze locali che, da secoli, si tramandano conoscenze e segreti del mestiere, incantando, per bellezza e grazia, con le loro creazioni. Tant’è che San Gregorio Armeno, la storica strada dei presepi, quella delle botteghe artigiane, è ormai rinomata in tutto il mondo insieme alla loro arte presepiale.
Negli ultimi anni si assiste sempre più ad una sorta di spettacolarizzazione della contemporaneità di vari personaggi che, col presepe – quello vero !- nulla hanno a che fare, ma fanno tanto richiamo mediatico; il più delle volte, sono realizzati su mera commissione, come avveniva nell’antichità, quando certi nobili commissionavano ai figurinisti una propria riproduzione da inserire all’interno del presepe. Tra i personaggi più amati ed, oggi, di diritto nel presepe troviamo Pulcinella, Totòed Eduardo De Filippo.

Il presepe napoletano vero è arte pura, dove ogni personaggio “pastore” rappresenta un vero e proprio “spaccato di quotidianità”, un’istantanea di arti e mestieri che personificano i mesi dell’anno, tipo il macellaio o salumiere è per gennaio, il venditore di ricotta e formaggio è per febbraio, venditore di cocomeri per agosto, il vinaio per ottobre, il pescatore con il suo carretto per dicembre.
Tanto realismo profano fa da naturale contraltare alla sacralità della Natività, sempre raffigurata in alto rispetto a tutta la scena ed in mezzo alle rovine di templi o colonne antiche, simbolismo del trionfo del cristianesimo sorto sulle rovine del paganesimo.

Ai piedi, i Re Magi, altro contraltare cristiano al paganesimo della figura della befana, la cui origine discende da antichissime tradizioni precristiane popolari legate presumibilmente al culto della dea Artemide di Caria, venerata in Anatolia centrale, Turchia, dea della Luna, ma anche signora delle belve, spesso alata, circondata da animali e mostri nonchè dea della fecondità, rappresentata con molte mammelle. Chi non ricorda la statua della dea raffigurata con tante mammelle al museo di Efeso, in Turchia? Se non ci siete andati ancora, organizzatevi, sarà un viaggio ricco di meraviglie culturali e di bellezza!

Si narra che le sacerdotesse di Artemide usavano celebrare il rito propiziatorio della fecondità danzando intorno ad un antico albero di noce, con riti inaccessibili agli uomini.
Nel tempo, l’usanza, si è perpetuata, arrivando fino a noi, a Benevento, in Campania, dove le sacerdotesse o ninfe si bagnavano nell’acqua del fiume Sabus, divenuto, poi, nel gergo corrente, Sabba e le antiche sacerdotesse …. le streghe di Benevento.
Anticamente la dodicesima notte dopo il Natale era usanza popolare di celebrare la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura che, secondo la leggenda la notte del 6 gennaio, stanca per il lavoro di tutto l’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. O, dovrei dire ……… Befana?

Di fatto, cultura religiosa e popolare convivono ed esprimono ugualmente il senso dell’offerta dei doni, in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Re Magi. Un modo per non dimenticare le nostre origini e la nostra fede, luce divina su un mondo che troppo spesso, oggi, vive nelle tenebre.
Buona Epifania!
Carmen Guerriero