L’unicità dei paesaggi vitati Patrimonio Unesco di Monferrato, Langhe e Roero raccontati da personaggi ed artisti locali.
La Fiera del Rapulè 2021 “Tra i colori d’autunno” – in programma dal 15 al 17 ottobre 2021 – è un’ottima occasione per esplorare il tradizionale e suggestivo percorso enogastronomico tra i “crotin”, le antiche cantine scavate nel tufo che giacciono sotto molte abitazioni del centro storico del borgo di Calosso.
L’evento quest’anno è stato preceduto dall’importante Convegno “La vite è bella – I paesi della vigna e del vino”, organizzato nell’ambito del progetto Identità Future con la collaborazione del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato.
L’incontro, moderato da Salvatore Leto, già direttore del Teatro Alfieri di Asti, si è svolto nel pomeriggio del 15 ottobre 2021 presso il Salone “Don Pierino Monticone” di Calosso, alla presenza del sindaco, del presidente del Consorzio Barbera d’Asti, di giornalisti, fotografi ed autorità.
“Vite, vigna, vino, paesi: i temi centrali del nostro primo evento non potevano essere che questi – spiega Leto, che fa parte del comitato scientifico di Identità Future -. La nostra intenzione con questo progetto non è soltanto il recupero della memoria storica, ma un uso permanente dei suoi lasciti. Siamo convinti che, nell’era della globalizzazione, il localismo sia un elemento fondamentale, che riveste un ruolo essenziale nello sviluppo economico e sociale della comunità”.
La vite è bella – I paesi della vigna e del vino
Il Convegno si apre con le parole del sindaco di Calosso Pierfrancesco Migliardi: “Con questa giornata vogliamo celebrare la bellezza del nostro territorio e fare un omaggio alle persone che hanno duramente lavorato per far sì che questi paesaggi vitati fossero tanto belli da essere tutelati come patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO”.
Il Presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato Filippo Morbici commenta: “Abbiamo bisogno di dimenticare questo brutto periodo e di guardare avanti per incentivare la viticoltura in questo territorio. Calosso è il cuore della viticoltura Piemontese che il mondo intero ci invidia. Aiutiamoci a mantenerlo per le generazioni future.”
La scelta del nome del convegno, incentrato sulla bellezza, non a caso è un perfetto biglietto di presentazione per raccontare i lavori di un progetto che va avanti da 3 anni e mezzo nonostante la pandemia.
Il primo intervento dal titolo “Di vino e di bellezza: i musei contadini” è a cura del Professore e Antropologo Piercarlo Grimaldi, già relatore dell’università di Torino e dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
Piercarlo Grimaldi anticipa al pubblico il progetto del Museo di Identità Future che sorgerà a Calosso all’interno della Chiesa Evangelica prospiciente la piazza principale del paese, recentemente restaurata e messa a disposizione della comunità. L’inaugurazione è prevista per il mese di dicembre.
“Potrebbe essere definito uno dei musei più piccoli del mondo, ma nonostante le sue dimensioni sarà denso di memorie contadine da portare nel futuro.” afferma Piercarlo Grimaldi “Questo spazio è nato dall’esigenza antropologica e dal bisogno urgente di mantenere ‘quello che gli anziani sanno’, di raccogliere materiale, paesaggi, natura, narrazione, miti e tradizioni. Sarà un piccolo luogo dove ritrovarci, dove ricordare che la vite è bella, ma se prende il sopravvento sulle altre colture rischia di soffocarle e che quindi deve essere coltivata in armonia con altre nature e con altri colori.”
A seguire l’intervento del calossese Adriano Da Re, già segretario generale della Fondazione Torino Musei e curatore della Galleria d’Arte Moderna di Torino, “L’arte della vigna e del vino”.
“La vite e il vino sono stati elementi fondamentali della cultura mondiale, ampiamente presenti nella letteratura e nelle arti figurative. Già nell’antichità la letteratura è stata fondamentale per la promozione del vino. Il colore del vino per gli antichi era un elemento legato ad amore e passione. La vigna era elemento di energia e di forza.” spiega Adriano Da Re.
Il suo racconto procede attraverso alcune citazioni letterarie legate al vino di Baudelaire, Saffo, Catullo, Goethe, Cesare Pavese e le immagini dei quadri di artisti come Caravaggio, Angelo Morbelli, Carlo Levi, Ottone Rosai, Mario Tozzi, Salvatore Guttuso, Filippo de Pisis, Giorgio Morandi, Renato Birolli.
“L’arte per comunicare la terra” a cura dell’artista Giancarlo Ferraris
L’importante artista locale, artefice del museo a cielo aperto in vigna “Art Park La Court” di Castelnuovo Calcea spiega l’importanza del marketing del vino attraverso le immagini e le opere d’arte e sottolinea come artisti da ogni parte del mondo si avvicinino al vino e ne riproducono le molteplici sfaccettature.
Durante il suo intervento Giancarlo racconta alcuni momenti salienti vissuti durante la messa in opera del progetto “Art Park La Court”, allestito presso la Tenuta La Court della cantina Michele Chiarlo, con l’importante collaborazione del grande artista genovese Emanuele Luzzati.
“Grande fucina di idee sono state le nostre passeggiate presso importanti tenute della zona del Chianti.” racconta Giancarlo Ferraris “Durante gli allestimenti abbiamo cercato di rappresentare gli elementi Terra, Acqua, Aria e Fuoco con sculture che ricordassero i simboli venerati e rispettati nelle antiche tradizioni contadine. La madre terra da cui sgorga una fontana d’acqua che si perde nella terra, le teste scolpite disposte a custodia dei filari in qualità di ‘Protettori della vigna’, la porta dell’artista Ugo Nespolo sono alcuni esempi delle opere che si possono visitare durante una passeggiata fra le vigne della tenuta La Court.”
Il docente universitario Mario Fregoni nel corso del suo intervento “La malora della vigna” riassume in modo molto chiaro e scientifico il ruolo che ha avuto la fillossera nella viticoltura della zona. Questo insetto arrivato in Europa dall’America nella seconda metà dell’Ottocento ha messo a dura prova la viticoltura locale. E ancora oggi, i paesaggi collinari tutelati da UNESCO (e non solo!) ne subiscono alcune conseguenze.
“La vite può andare in malora. La pianta è stata messa a dura prova negli ultimi due secoli dalla fillossera e da una trentina di altre malattie di cui alcune molto gravi. La principale soluzione adottata dai viticoltori per sconfiggere questa piaga, è stata l’innesto della parte apicale delle viti europee su radici americane. Gli innesti hanno salvato la vite europea, che però si è indebolita, e non raggiunge la longevità delle viti a piede franco che ancora si possono coltivare su suoli vulcanici, sabbiosi o di alta quota.” commenta Mario Fregoni “Il vino prodotto da viti a piede franco si riconosce per finezza e qualità, e questo patrimonio viticolo italiano va tutelato ed incrementato. Esiste la possibilità di creare una resilienza attraverso metodi biologici e composti che funzionano da stimolatori per resistere al parassita.”
Il vigneto innestato è diventato un’abitudine che si può provare a contrastare. E Mario Fregoni non si da per vinto e ha in mente un progetto sperimentale che ha intenzione di condurre su un vigneto di 3 ettari in Toscana, per affinare le tecniche di resilienza alla fillossera.
“Ho il dovere di rimettere in discussione questo problema. Se ci riusciamo non avremmo più la malora!” conclude il professore.
La relazione tenuta dall’editore e professore calossese – responsabile della casa editrice di Calosso specializzata in pubblicazioni vitivinicole Vit.En – Albino Morando dal titolo “Coltivare la bellezza” ha stimolato importanti riflessioni sul ciclo della vite.
“La vite è estremamente resistente. Muore un germoglio per il gelo e ne riparte un altro. Attraverso le pubblicazioni di Vit.en cerchiamo di spiegare quanta cura e quanto lavoro siano necessari affinché la vite possa esprimersi ed integrarsi al meglio nell’ambiente e possa diventare una importante alleata dell’uomo” commenta Morando.
Il convegno si conclude con l’intervento “La terra particulata, il caso di Calosso” dello storico Piero Bussi.
Lo studio delle particelle catastali è documentato su un volume redatto dal catasto di Calosso nel 1739.
I dati registrati per volere della famiglia Savoia risalgono al Seicento, quando i reali avevano la necessità di controllare gli appezzamenti per capirne il valore economico e le relative imposte.
Dallo studio emerge che in passato il territorio era maggiormente variegato ed accanto alla vite vivevano in armonia campi di cereali, pascoli, gerbidi, canepari (coltivazioni di Canapa Sativa), orti, zafferano. Le particelle erano estremamente frammentate. Interessanti anche le evoluzioni dei cognomi degli abitanti della zona che hanno lavorato in queste terre. Grazie alle ricerche di Piero Bussi tutte queste informazioni sono state riportate alle luce.
I lavori si concludono con l’invito del sindaco di Calosso a partecipare ai numerosi eventi in programma per la 21^ edizione della Festa del Rapulé con una raccomandazione per tutti: “Diventiamo custodi e facciamo squadra per tutelare questo nostro territorio meraviglioso.”
Alcune foto degli interventi del convegno.
Laura Norese
Credit Photo Ufficio Stampa | Alcune foto di Laura Norese