Riconfermato presidente della Sezione Piemonte e Valle d’Aosta dell’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) per il triennio 2021 – 2024, Sandor Gosztony, si appresta ad affrontare il nuovo mandato forte delle esperienze di un incarico che lo ha “promosso” anche a livello nazionale

Eletto nel novembre 2018, nel giugno 2019 è entrato infatti anche a far parte della giunta nazionale, carica che gli ha permesso di interfacciarsi con diverse realtà istituzionali, nonché con numerose parlamentari locali che si sono in più occasioni mostrati attenti e disponibili nel farsi promotori di proposte di legge per superare le problematiche delle dimore storiche. Il rinnovato impegno ha anche un valore simbolico. Nel 2022 ricorrono infatti i 45 anni dalla nascita dell’Associazione Dimore Storiche Italiane. Motivo in più per una approfondita riflessione sulle dimore storiche. Tema che Sandor Gosztony intende inserire sempre di più in un discorso più generale sui tesori culturali del nostro Paese, tenendo conto che nel solo Piemonte sono presenti circa 350 soci proprietari di dimore vincolate, circa 10% del patrimonio nazionale. Il 60% dei beni culturali mondiali, si stima, è collocato in Italia e di questi molti si trovano nella nostra regione, territorio che per ragioni storiche vanta da sempre un alto numero di immobili di alto livello storico – artistico. Un patrimonio ineguagliato che costituisce l’identità culturale e la memoria storica dell’Italia; potenzialmente un motore di sviluppo per città e territori, e quindi una risorsa basilare per il benessere della comunità nazionale. Dati che emergono anche dallo studio della Fondazione Bruno Visentini, che in collaborazione con Confedilizia e Confagricoltura, ha elaborato l’Osservatorio Patrimonio Culturale Privato – Rapporto 2021*
Le dimore storiche, infatti, come ogni bene culturale, sono in grado di generare benefici per il territorio non solo per il richiamo che possono esercitare sui turisti, ma anche in quanto “opere eccellenti” che richiedono una gestione competente, e quindi costante manutenzione, consolidamento e promozione, che coinvolgono numerose professionalità e risorse; spesso inoltre l’utilizzo intelligente consente di realizzare eventi da cui il territorio ricava visibilità e vantaggio.
Di fatto, in Italia, non vi è ancora una capacità condivisa di valorizzare il patrimonio culturale, che necessita di criteri di gestione particolari in virtù della sua specificità. Solo la capacità di “fare sistema” – pubblico e privato, tutela e gestione, politica e impresa – può aprire la strada dello sviluppo basato sull’offerta culturale, che per definizione è, in ogni territorio, irrepetibile. Il che consentirebbe anche di “delocalizzare” le mete turistiche: evitare il sovraffollamento dei siti ‘imperdibili’ e trasferire l’offerta su zone assai più ampie del territorio nazionale. Il benessere delle dimore storiche, tra vincoli pubblici e capacità gestionali private, è strettamente connesso con questo ordine di provvedimenti.
Redazione Centrale TdG