Coniugare storia, cultura e tradizioni per creare un itinerario enogastronomico innovativo nel territorio campano

Cerchiamo un approccio innovativo al turismo enogastronomico così apprezzato da turisti nazionali e internazionali?
Partiamo dalla storia del passato e dalla cultura, per spiegare piatti e prodotti tipici, apprezzare la particolarità della cucina locale, scoprire segreti e personaggi che sono alle spalle della tradizione culinaria.
Su questa base è stato impostato l’interessante Convegno “Cibi dell’anima”, organizzato presso la Certosa di Padula, nell’ambito di “Praesentia. Gusto di Campania. Divina”, il percorso promosso dalla Regione Campania e dall’Agenzia Campania Turismo, in collaborazione con la Direzione regionale Musei nazionali Campania.
Un evento immersivo che ha intrecciato tradizione monastica, eccellenze enogastronomiche, ricerca scientifica e narrazione culturale.

Elisabetta Moro, docente di Antropologia Culturale, curatrice scientifica di Praesentia, ha svolto un excursus, sottolineando la connessione tra stili alimentari e monachesimo, sia orientale che occidentale.
Non solo, ma anche l’importanza, per questo territorio campano, prima della scuola greca eleatica con i filosofi Zenone e Parmenide, e poi della famosa Scuola medica Salernitana, che impostò i principi di un’alimentazione salutare.
Frugalità, semplicità, stagionalità, digiuni, erano le parole d’ordine dei monaci nell’alimentazione.
Parole d’ordine, oggi recuperate e divulgate come cardini di una dieta e di una vita salutare, che puntano all’equilibrio e al benessere.
“Cibi dell’anima”, quindi è una formula che ben rappresenta questo collegamento tra alimentazione e spiritualità, alimentazione e cultura.
E allude a radici lontane e profonde dei nostri stili alimentari.

Il convegno di Praesentia è stato anche l’occasione per valorizzare, attraverso le proposte di chef creativi, i prodotti e le tradizioni di questo territorio campano, dalla cipolla di Vatolla, alla mozzarella, dalla soppressata ai carciofi bianchi di Pertosa, dal pane di Vallo della Lucania al vino Fiano, all’olio Cilento DOP.
Senza dimenticare che la famosa “Frittata di Carlo V”, ispirata alla preparazione di mille uova offerta a Padula all’imperatore nel 1535 è proprio un piatto simbolico che intreccia cibo, storia e leggenda. Non a caso è stata reinterpretata nel convegno
con la Patata “R’ Filetta” di Postiglione, Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Campania, coltivata ai piedi dei Monti Alburni.
Lo showcooking guidato da Maddalena Fossati, direttrice de La Cucina Italiana, ha visto protagonisti due chef ambassador, Christian Torciello, una stella Michelin chef del ristorante Osteria Arbustico di Paestum e Antonio Giordano, Chef della Locanda San Cipriano di Atena Lucana.

Cominciamo dunque dalla Certosa di Padula, all’insegna della cucina dei monaci, il nostro originale itinerario enogastronomico in territorio campano.
Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1998, domina il Vallo di Diano con i suoi chiostri monumentali, gli affreschi barocchi, il refettorio, lo scalone ellittico, la magnifica biblioteca.
Davvero sorprendenti i marmi e gli stucchi della chiesa di San Lorenzo e delle cappelle, e il pavimento della biblioteca ricoperto da mattonelle in ceramica di Vietri.
E sorprende pensare che qui, nei tempi di massimo splendore, c’era una grande fabbrica agricola, dove si produceva di tutto, spezie, grano, olio, vino, legumi.
Altra tappa imperdibile in questo itinerario che coniuga cibi, storia e cultura é il Museo vivente della Dieta Mediterranea di Pioppi, sulla costa cilentana.

Qui il personaggio dominante è il famoso scienziato americano Ancel Keys, inventore della Razione K, che costituì la base per l’alimentazione di sussistenza dell’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale, studioso del rapporto tra alimentazione e salute, soprattutto per quanto riguarda le malattie cardiovascolari.
Incuriosito dalla età avanzata e dall’assenza di gravi patologie che riscontrava tra gli abitanti del Cilento, si stabilì in una casa a Pioppi, che battezzò «Minnelea», fusione di Minneapolis, sua città di nascita e della greca Elea.
È sua la definizione dei parametri della Dieta Mediterranea, riconosciuta nel 2010 Patrimonio immateriale dell’umanità, che Keys riconobbe decisamente benefica per la salute.
Il Museo di Pioppi illustra proprio questo studio, basato sulla famosa Piramide alimentare che, senza escludere nulla, definisce la proporzione ideale nel consumo di determinati cibi, privilegiando cereali, frutta, verdura, legumi, semi, olio di oliva. Piatti non troppo conditi, sapori essenziali dati dalle erbe aromatiche, cibi poco processati: uno stile alimentare che risponde alle moderne tendenze antispreco e, oltre alla salute, protegge anche l’ambiente, valorizzando la biodiversità e le produzioni stagionali (www.ecomuseodietamediterranea.it).
Il museo di Pollica si avvale anche delle videointerviste dal Museo Virtuale della Dieta Mediterranea, diretto dagli antropologi Marino Niola ed Elisabetta Moro, fondato con il contributo della Regione Campania (www.mediterraneandietvm.com).
Nella costruzione dell’itinerario, di grande interesse sarà anche la visita ad aziende particolari ed eccellenti.
A San Cipriano Picentino, in un’antica proprietà dei Borboni a 100 metri sul livello del mare, sul crinale di una collina tra querce, castagni, noccioleti, agrumi ed ulivi, all’ombra di un antico castello medievale, si trova la tenuta di Montevetrano: 26 ettari, di cui circa 5 a vigneto.

Protagonista dell’avventura, delle scelte e dei successi di Montevetrano è la vulcanica Silvia Imparato che racconta il suo desiderio di sperimentare e valorizzare la tenuta di famiglia. Sul suo cammino incontra negli anni ’80 Riccardo Cotarella, oggi “prestigiosissimo” enologo e decidono di creare un vino da invecchiamento di altissima qualità. E così è stato.
Il Montevetrano, un successo internazionale fin dalla prima annata commercializzata, il 1993, è un vino rosso a Indicazione Geografica Tipica Colli di Salerno ottenuto da Cabernet Sauvignon, Aglianico, Merlot.
Vinificato con uve di proprietà, ed imbottigliato nella tenuta, garanzia del controllo totale di tutto il ciclo produttivo, é un vino caratterizzato dalla complessità, come il territorio in cui nasce, come i profumi e i colori della sua terra: colore intenso, forte persistenza, grande longevità.
Dopo 20 anni, per festeggiare la prima annata di Montevetrano, è nato Core, un nuovo vino rosso di Aglianico al 100% a cui nel 2015 si affianca Core bianco, un blend di Fiano e Greco, di cui è responsabile Gaia, figlia di Silvia, da sempre vicina a Montevetrano con il design delle etichette e dell’immagine dell’azienda (www.montevetrano.it).
Il Fico bianco del Cilento, riconosciuto DOP nel 2006, è invece protagonista di Santomiele, l’azienda di Prignano Cilento, fondata nel 2000 da Antonio Longo e Corrado Del Verme.
Anche in questo caso riconosciamo lontane radici culturali del cibo: i fichi erano amatissimi da Platone e Zenone di Cizio. Ovidio racconta che a Capodanno era usanza offrirli come augurio e secondo Plinio mangiarli aumenta la forza nei giovani e migliora la salute nei vecchi.
La varietà cilentana Bianca, morbida ed equilibrata al gusto, presenta frutti ricchi di fibre e zuccheri. I fichi si consumano freschi appena raccolti ma, per antica tradizione contadina, anche e soprattutto secchi: ripieni di noci o mandorle, e passati in forno.

Santomiele fa di questo frutto veri capolavori di sapori, ricerca, creatività.
Dalla raccolta a mano al prodotto finito in tutte le sue varianti fino alla melassa che nasce dalla varietà “dottato” essiccato al sole e sottoposto a un lento processo artigianale.
Le visite esperienziali presso l’Opificio Santomiele con degustazione coinvolgono gli occhi, il gusto e l’olfatto.
Il tutto in un ambiente raffinato e suggestivo, tra pavimenti color perla, teche, vetrate e saloni. Ultima nata in casa Santomiele, la Ficheria punta a portare la specialità aziendale dalla pianta alla tavola. Nascono così tante ricette originali che dimostrano come un prodotto semplice e buono del territorio, solidamente legato alla più rustica tradizione contadina, possa diventare protagonista di un concept che la valorizza sotto ogni aspetto e in ogni occasione (https://santomiele.it).
Per alloggiare
Villa Rizzo – Masseria della Nocciola Resort & Spa: a San Cipriano Picentino, immerso nella natura, tra charme storico e servizi di accoglienza premium, Villa Rizzo è un’antica masseria accuratamente ristrutturata (https://villarizzo.com)
Castello di Rocca Cilento, Hotel 5 stelle: spettacolare nella sua posizione che domina un panorama amplissimo, su tutta la costa del Golfo di Salerno, il Castello di Rocca Cilento è una imponente costruzione di antica fondazione.
Scelto dai Sanseverino fin dal XII secolo come residenza e centro di potere, ha un potente aspetto fortificato. Oggi, grazie alla eccezionale attività di recupero della famiglia Sgueglia, che ha conservato l’identità della struttura originaria, in sapiente equilibrio tra antico e moderno, tra tradizione e design, è un boutique hotel di lusso e location per eventi (https://castellodiroccacilento.it).
Tutte le info turistiche:
Franca Dell’Arciprete Scotti
