
Di origine remotissima e di coltura antica, forse la prima varietà d’uva coltivata dall’uomo, il Moscato è uno dei vitigni di maggior diffusione nel mondo e soprattutto in Italia.
Per le sue innumerevoli tipologie calza davvero a pennello la frase manzoniana “dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno” in quanto ritroviamo i vari Moscatel in Spagna e Portogallo, i Muskateller tedeschi e austriaci, gli innumerevoli e diversissimi moscati e moscatelli italiani – bianco, giallo, rosa, nero ecc… – per arrivare in Egitto, con il Moscato di Alessandria introdotto nella nostra penisola dagli arabi come Zibibbo (parola araba che vuol dire “uva passita”).

La varietà più diffusa in tutta Italia è il Moscato bianco e il territorio che a buon diritto può chiamarsi zona del Moscato viene circoscritto in Piemonte già alla fine dell’Ottocento a quell’area situata in un sistema collinare fatto di medie e alte colline a volte aspre e ripide tra i 165 e i 500 mt. a sud di Asti e del fiume Tanaro, a nord del fiume Bormida con nel mezzo il torrente Belbo, zona contigua appartenente alla Langa e all’Alto Monferrato con fulcro centrale nella città di Canelli.
Nel cuore di questa zona si produce il Canelli DOCG o Canelli DOCG Moscato, riconoscimento ottenuto nel 2023 a livello europeo e nazionale con l’autorizzazione a procedere alla prima vendemmia ufficiale in quell’anno.
Il territorio accuratamente delimitato ha selezionato i migliori areali in soli 17 comuni ponendo precise regole per individuare i vigneti da cui ottenere le sole uve che possono fregiarsi della menzione.

Una storia lontana percorre le colline di questo territorio, il loro suolo è unico, costituito da sabbie astiane appoggiate su marne argillose calcaree, emerse dal ritirarsi dell’attuale mar Adriatico. Questi terreni ricchi di calcare e di microelementi, dal tipico colore bianco giallastro, godono di un microclima ideale, dove a primavere piovose seguono lunghe estati asciutte, nelle quali il sole dona a quest’uva, aromatica e ricca di zuccheri, il suo caratteristico colore giallo dorato. Le sensibili escursioni termiche tra giorno e notte, infine, contribuiscono a conferire al Moscato Bianco coltivato a Canelli, equilibrio, profumi, aromaticità e freschezza durevoli nel tempo.

Il Moscato ama i pendii inclinati e ben esposti, in grado di favorire lo sgrondo dell’acqua superflua in eccesso che consentano di raggiungere una buona sommatoria termica e un numero elevato di ore di luce importanti per la sintesi di terpeni e zuccheri; le esposizioni migliori sono a sud per la ricchezza di struttura e zuccheri ma essenziali sono anche i versanti verso est e ovest, dove si preservano meglio le componenti fresche di acidità e aromi.

“Una serie di Comuni contigui appartenenti rispettivamente alla tre regioni dell’Astesana, dell’Alto Monferrato e delle Langhe costituiscono nel loro insieme una zona che, a buon diritto, può chiamarsi “zona del Moscato…”. Con queste parole Arnaldo Strucchi e Mario Zecchini, autori di una monografia sul Moscato di Canelli definiscono nel 1895 l’area di produzione del Moscato; Canelli si trova proprio nel mezzo di questo territorio, qui la coltura della vite è attestata già in epoca romana e presente durante tutto il medioevo, come testimoniano gli atti di compravendita di terreni risalenti al XII e al XIII secolo conservati presso l’Archivio Storico di Torino.
Il Moscato arriva in Piemonte nel XIII secolo, e si diffonde ben presto in tutta la Regione, ma nel tempo si concentra nelle aree più vocate di Canelli e dintorni dove gli impianti aumentano in modo esponenziale, gli stessi Duchi di Savoia nel XVI-XVII secolo decretano la fortuna del Moscato di queste aree prediligendolo per le proprie tavole; come dal canto loro i marchesi del Monferrato attingono a vicini feudi di Santo Stefano Belbo per gli stessi motivi. Non a caso i primi studiosi, padri della viticoltura e ampelografia fino ai primi del Novecento, identificato il vitigno Piemontese con il nome Moscato Bianco di Canelli.

Questa varietà aromatica a bacca bianca è vigorosa, con acini sferici dalla buccia sottile, di colore giallo verde o giallo dorato-ambrato se esposti al sole, il sapore è spiccatamente intenso, aromatico tipico del Moscato.
I vigneti sono costituiti da fitti filari in collina che si intrecciano in disegni unici tra i 165 e i 500 mt. s.l.d.m. e possono arrivare al 30% di pendenza e oltre; l’esposizione dei vigneti per la maggior parte è a sud – est –ovest. È una varietà mediamente precoce che si vendemmia tra fine agosto e la prima metà di settembre ancora a mano, come tradizione vuole, e diviene un rito che anima l’intero territorio. La vinificazione avviene con spremitura soffice e si ottiene un mosto dolce spiccatamente profumato e aromatico che una volta illimpidito viene mantenuto a bassa temperatura sino al momento della fermentazione in autoclave secondo il metodo Martinotti o Charmat; dopo essere stato chiarificato e filtrato viene imbottigliato mantenendo integra l’effervescenza ottenuta dalla fermentazione dei suoi zuccheri naturali.

Il colore è giallo paglierino dorato, con riflessi verdognoli per i vini giovani, ma che si attenuano con il lungo affinamento giungendo a un giallo dorato vivo e brillante.
Al naso è fresco, con sentori di fiori, salvia, pesca bianca, in un quadro di intensa aromaticità tipica del moscato, con una leggera evoluzione si arricchisce di sensazioni che ricordano la pasticceria e le creme.
Con il tempo l’evoluzione e i profumi si fanno più complessi e interessanti e compaiono sensazioni balsamiche, mentolate e aromatiche fino ad arrivare ad accenni di idrocarburi, che tornano importanti nelle sensazioni retro-olfattive…sono i caratteristici sentori della tipologia Canelli Riserva il cui disciplinare prevede che per avere la denominazione occorrono almeno 30 mesi di affinamento, anche se quasi tutti i produttori metteranno le bottiglie in commercio dopo 4 anni, quindi tra il 2027 e il 2028.
In bocca è dolce, fresco, vivo, armonico e persistente, con sensazioni che ricordano l’acino d’uva, il tutto avvolto da una elegante e fine effervescenza.
Il Canelli riserva presenta una maggiore persistenza e fusione delle sensazioni dolci, acide e di forte aromaticità che si esprimono in un sorprendete equilibrio e complessità del finale, che si fonde e richiama l’olfatto.

È un’uva apprezzata sin dall’antichità per la sua dolcezza e aromaticità e può essere usata per la tavola e la cucina oppure vinificata dove, giocando sulla maturazione e l’appassimento, può dare vini dolci e freschi più o meno vivaci o effervescenti oppure vini liquorosi e dolcissimi.
Perfetto nel dolce finale di un tipico pranzo piemontese o per una fresca pausa in un caldo pomeriggio estivo sono molti i momenti ideali. La tradizione lo vuole abbinato alla pasticceria secca, creme, dolci a base di frutta, macedonie, panettone, ma per piacevoli sensazioni provocanti di armonioso contrasto è da provare con prosciutto crudo, formaggio gorgonzola naturale, o una Robiola di Roccaverano dop leggermente stagionata.
Nella versione Riserva sposa perfettamente ostriche, formaggi stagionati ed erborinati intensi, foie gras, anguilla alla brace, risotti e primi con interpretazioni gourmet.
L’Associazione Produttori Moscato di Canelli, costituita nel 2001, conta 22 produttori con un potenziale di produzione di 1.500.000 di bottiglie e ha lo scopo di tutelare, valorizzare e promuovere l’eccellenza della denominazione “Canelli”.
In questi mesi sta conducendo una serie di incontri per farne meglio comprendere la trasversalità e l’eccellenza presentandolo in varie annate, partendo dalla 2017, e abbinandolo a cibi particolarmente sapidi come le acciughe o ferrosi come il tonno in sashimi marinato con salsa di soia oppure a piatti insoliti come l’animella glassata all’aceto balsamico su crumble di cacao salato e mousse di robiola di Roccaverano o anche ad un risotto alle erbe aromatiche, gel di limone candito e anguilla affumicata o in contrasto a sensazioni amarotiche come pizze con scarola, radicchio, scamorza oppure ad acidità e aromi con una originale pappa al pomodoro con cipolla di Tropea, crema al Parmigiano e aneto fresco per osare infine con un piatto acido-agrumato come il ceviche con sedano e limone, farro fermentato, zucca al forno, alga nori e coriandolo.
La piacevolezza di questo elegante vino, che ha un tenore alcolico compreso tra i 5 e i 6,5 gradi, lascia un palato sempre equilibrato, mai stucchevole e un fresco, lungo e persistente finale che non può far altro che far desiderare un ulteriore bicchiere nell’immediato e il felice ricordo di uno spumeggiante momento di gioia nella successiva memoria.
Info: www.moscatocanelli.com
Paolo Alciati & Enza D’Amato