Il Rajasthan è uno Stato poco popolato (4.500.000), e Jaipur sembra poco affollata e rilassata, nonostante la popolazione e di circa 2.500.000 di abitanti
Il suo nome: Rajasthan, significa letteralmente “dimora di re”: A Jaipur, la capitale, e nelle principali città (Jodhpur, Bikaner, Udaipur) le fastose residenze dei maharaja sono, infatti, l’elemento architettonico di maggior spicco, insieme alle imponenti fortezze costruite in arenaria rossa, a volte in rovina, che testimoniano il suo passato battagliero.
Il Rajasthan, nella parte nordovest dell’India, era la patria dei principi “raiput” (dal sanscrito “raja putra”, figlio di re), una stirpe di guerrieri che governò questo territorio per un millennio circa, seguendo un codice d’onore e cavalleresco simile a quello dei cavalieri medievali europei. I rajaput non erano mai in pace: se no si fossero scontrati con gli invasori provenienti da altre terre, si sarebbero accaniti fra loro. Quando però, alla fine del Dodicesimo secolo, iniziarono le razzie degli invasori musulmani, alcuni provenienti dall’Asia centrale mongola, e per questo detti mogol, i principi decisero di allearsi perché il pericolo era estremo.
Il sostegno finanziario alle loro guerre di difesa veniva in special modo dai monti Aravalli, ricchi di ferro, rame e piombo. Alcune antiche tradizioni del Rajasthan sono legate all’attitudine guerresca dei loro signori. L’usanza più inumana era quella dei suicidi di massa. Se l’esito di una battaglia fosse apparito senza speranza, donne e bambini si sarebbero gettate in un rogo acceso all’interno della fortezza, mentre gli uomini marciavano contro il nemico pronti a morire. Il rapporto con i minacciosi mogol fu caratterizzato da scontri e alleanze fino all’inizio del Diciottesimo secolo, momento in cui la potenza musulmana cominciò a diminuire.
Nel 1727 il maharaja Jay Singh fondò Jaipur, la nuova, elegante e razionale capitale del Rajasthan. In questo periodo anche l’arte della pittura miniata – che nella regione aveva da molti secoli una grande scuola – attraversò un momento particolarmente fecondo. Durante la colonizzazione inglese il Rajsthan perse il carattere battagliero, ma continuò a essere un insieme staterelli, governati ciascuno dal suo maharaja e legati politicamente alla corona britannica. Gli inglesi operavano su tutta l’India, un pesante controllo economico, ma in genere non interferivano nelle abitudini e nelle tradizioni.
Nel Rajasthan, però proibirono nel 1829 la crudele usanza del “sati”, il rogo delle vedove sulla pira che cremava le spoglie del marito. Tuttavia, questa abitudine esiste ancor oggi, dato che la vita delle vedove è molto difficile: non possono risposarsi e sono trattate come delle “senza caste”. Dal punto di vista geografico il Rajasthan è in linea di massima arido e inospitale, con pianure, catene montuose, laghi artificiali e sterminate aree desertiche scarsamente popolate. Tuttavia, la regione dove gli abitanti indossano i costumi più sontuosi e colorati dell’India: in una terra dove prevalgono il monotono paesaggio del deserto e il colore sbiadito della sabbia, la popolazione ha contrastato questa uniformità con la varietà e lo splendore degli abiti.
Le donne indossano anche raffinati e pesanti gioielli d’argento, che non tolgono mai, neppure durante i lavori più umili. Gli uomini di questa regione sono riconoscibili per i vistosi mustacchi e i voluminosi turbanti di vari colori, uno per ogni distretto dello Stato. Questo copricapo, comunque, ha anche una funzione pratica. Srotolato, diventa una specie di corda, lunga anche trenta metri, legando un secchio al quale si attinge acqua dai pozzi. Più la zona è arida, più profondi i pozzi, più lunga la striscia di stoffa del turbante. Attualmente il Rajasthan è tra le zone più frequentate dai turisti.
Qui non c’è la miseria disperata di città come Calcutta; la vita nei villaggi è abbastanza ordinata e i maharaja, per “sopravvivere”, hanno spesso trasformato le loro sfarzose residenze in musei, alberghi o fondazioni: Jaipur, capitale di questo che è il secondo Stato in ordine di estensione dell’Unione Indiana, sorge a circa 250 chilometri da Delhi, ed è una tappa essenziale i viaggiatori. È una città pianificata secondo le cosmologie indù: tutte le strade, molto più ampie e tranquille di quelle della città della pianura del Gange, hanno un orientamento sud-ovest o nord-sud. Viene chiamata anche “la città rosa”, per il colore del tufo con il quale sono costruiti gi edifici della vecchia città murata.
Testo e foto di Jimmy Pessina