Spiagge e mari, montagne e boschi, crateri e burroni, paesini rurali e flora rara si alternano in un territorio sorprendente che, dal 2005, l’Unesco ha dichiarato Riserva della Biosfera per circa metà dell’isola
È un’isola tropicale con una superficie di 1.560 km² – quanto metà della Valle d’Aosta –ma, pur essendo sullo stesso parallelo che taglia la zona settentrionale del deserto del Sahara e quella meridionale del Marocco, Gran Canaria è un vero e proprio continente in miniatura in quanto ha una tale varietà di microclimi e paesaggi naturali che rappresentano davvero una esperienza completa per chi vuole visitarla ed esplorarla.
Di origine vulcanica, raggiunge quasi 2.000 mt. di altitudine al centro dell’isola e ha un clima mite ma anche molto variabile a causa dei venti, gli alisei, che possono creare condizioni termiche e atmosferiche sia secche sia umide, favorendo così una flora lussureggiante in molte zone – con palme tropicali e varietà di specie autoctone rare con oltre 2.000 tipologie di fiori esotici addirittura uniche al mondo – e zone più desertiche con piante grasse, cactus, agave e aloe vera.
La particolare conformazione morfologica ha creato nel corso dei secoli un paesaggio variegato adatto alle più svariate coltivazioni: dalla frutta con i tipici frutti tropicali come papaia, mango, avocado, ananas, guava, fichi d’india e banane – i bananeti sono uno dei prodotti più coltivati e migliori, con un frutto, il platano, più piccolo della classica banana e dolcissimo – o anche con i classici frutti mediterranei come arance, pere, mele, prugne, nespole, fichi ed uva, per arrivare ai vegetali, come la patata, la batata (la patata americana dolce), i buonissimi pomodori e molti altri gustosi ortaggi; o dalla canna da zucchero, la cui raccolta avviene soltanto una volta all’anno per distillare il rinomato rum Arehucas.
E all’unica piantagione di caffè in Europa, a 200 metri di altitudine nella Valle di Agaete che gode di un microclima molto simile a quello della Colombia, e la cui produzione annua, con chicchi raccolti rigorosamente a mano, arriva appena a 1.500 kg della varietà Typica, la prima varietà di Arabica riconosciuta e coltivata in tutto il mondo, o infine all’aloe – l’oro verde delle Canarie – la cui particolarità risiede nelle proprietà superiori rispetto a quella coltivata in altre parti del pianeta, grazie a una maggiore concentrazione di aloina, principio attivo presente nella pianta.
Per quanto attiene al vino, Gran Canaria e le altre isole dell’arcipelago delle Canarie sono una delle quattro regioni al mondo che non sono mai stati attaccati dalla fillossera della vite – parassita che si diffuse in tutta Europa tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo e costrinse al reimpianto di quasi tutti i vigneti del continente – e ciò ha permesso la sopravvivenza e la conservazione di varietà estinte in altri luoghi.
A Gran Canaria si coltivano circa 24 varietà locali, le principali sono Listán negro, Tintilla, Vijariego negro e Baboso negro tra i rossi e Listán blanco, Albillo del Monte Lentiscal, Malvasía volcánica e Moscatel d’Alejandria tra i bianchi e tutti rientrano nell’ambito territoriale dell’unica Denominazione di Origine Protetta dei Vini di Gran Canaria, a sua volta collocata sotto l’ombrello della Strada del Vino di Gran Canaria, iniziativa territoriale e multisettoriale dedicata alla promozione e allo sviluppo dell’enoturismo e della cultura del vino in collaborazione con enti locali, aziende vinicole, ristoranti – tra i quali le tipiche bochinches o guachinches, osterie popolari che servono l’autentico cibo canario fatto in casa e vini di propria produzione – strutture ricettive, negozi, enoteche, guide specializzate e intermediari turistici.
Le zone impervie e non favorevoli alle coltivazioni della vite rappresentano da sempre una sfida che l’uomo ha puntualmente raccolto cercando di vincerla nei confronti della natura, non sempre riuscendoci ma raggiungendo sovente successi insperati.
E questo sforzo, questo tentativo di piegare la natura al volere e all’impegno dell’uomo ha dato più di una volta soddisfazioni immense…cosa c’è di più grande che riuscire a portare a compimento un progetto, un’idea, un’impresa quando le condizioni ambientali sono avverse? Questo è il pensiero che deve aver mosso Don Juan Armas Rodríguez, fondatore e anima della Cantina Bentayga, quando ha scelto, a 1.318 metri sul livello del mare, uno dei pendii della Caldera de Tejeda, un terreno vulcanico e molto accidentato per coltivare la vite e realizzare il sogno di produrre vino a quell’altitudine.
Per far ciò, ha dovuto adattare il terreno in piccoli appezzamenti per poterlo coltivare perché un suolo così aspro e difficile rende disagevole e quasi impraticabile la meccanizzazione, motivo per cui molte attività sono obbligatoriamente manuali. Una viticoltura disagevole, che si può a ragione definire “eroica”.
Nel 1994 è stata piantata la maggior parte delle viti, per un totale di 11 ettari di vigneto di proprietà, nei comuni di Tejeda e Artenara, tra 1.050 e 1.318 m di altitudine, uno dei vigneti più alti della Spagna, nel Parco Rurale del Nublo, e i vigneti ad Artenara si trovano nella Mesa de Acusa. È un altopiano sorprendente che emerge singolarmente in un paesaggio brusco e piuttosto brullo.
L’eccezionale posizione dei vigneti nella parte superiore dell’isola, lontano dall’inquinamento, con una grande escursione termica tra il giorno e la notte, il contrasto di inverni freddi e talvolta con nevicate, con estati calde con temperature massime di 38⁰C e l’orientamento a sud-ovest che consente alle viti di ricevere una media di 11 ore di sole al giorno, sono le condizioni ideali per la coltivazione di uve di alta qualità.
Una curiosità: nei periodi di irrigazione viene utilizzato un particolare sistema di gocciolamento per distribuire l’acqua che proviene dalla sorgente della Miniera di Tejeda, la cui conduttura fu costruita tra il 1500 e il 1501 per ordine dei Re Cattolici.
Altra curiosità: i vini di Cantina Bentayga, commercializzati con il nome Agala -parola aborigena di origine berbera che significa “montagna alta”-, riportano in etichetta l’altitudine del vigneto di provenienza e si va dai 1.050 metri del “Tinto Joven” (rosso giovane), assemblaggio di Listán Negro e Tintilla, alla straordinaria quota di 1.318 metri per il loro “Altitud 1318 Blanco” assemblaggio dei vitigni Vijariego Blanco e Albillo Criollo.
Oltre a Cantina Bentayga ci sono altre 39 “bodegas” (cantine) aderenti al Consejo Regulador de la D.O. Gran Canaria, ognuna con caratteristiche proprie e irripetibili proprio per le differenti collocazioni territoriali in questa incomparabile isola dalle mille sfaccettature.
Tutte quante, però, oltre ad essere piccole aziende a carattere familiare, dove viticoltori e vinificatori vi apriranno le porte della propria casa condividendo con orgoglio il frutto del loro lavoro e accompagnando le loro innumerevoli e affascinanti storie con un buon bicchiere di vino della loro terra, hanno un sottile fil rouge che le unisce e che si può ben riassumere nel claim del sito www.rutadelvinodegrancanaria.net: “Produciamo vino e paesaggi in bottiglia”.
Info:
- www.grancanaria.com
- www.rutadelvinodegrancanaria.net
- www.vinosdegrancanaria.es
- https://vinosdegrancanaria.es/wp-content/uploads/2023/07/tripa_vinos_grancanaria_digital.pdf
Paolo Alciati