Una delle regioni più belle e meno conosciute del nostro Bel Paese è, sicuramente, l’Abruzzo
Una terra considerata di passaggio, soprattutto in passato, da chi veniva dal nord per andare in vacanza al sud o da chi veniva dalle regioni vicine per andare a sciare in inverno.
In realtà l’Abruzzo è una regione ricca di sorprese con paesaggi incredibili e, soprattutto, estremamente diversi da loro.
Un modo di conoscerla è percorrerla in bici, dagli Appennini al mare, passando per tre delle sue province alla scoperta della natura, ma anche della storia e dell’arte e delle sue eccellenze enogastronomiche.
L’entroterra abruzzese è ricco di straordinarie testimonianze storico-culturali e di scorci inediti e incontaminati che è possibile ammirare solo in bicicletta o a piedi.
Partendo da L’Aquila in direzione Teramo si passa per “La Strada Maestra del Parco” nel cuore del comprensorio del Gran Sasso e Monti della Laga. È la parte più suggestiva della vecchia statale Teramo-L’Aquila, nel tratto che collega Montorio al Vomano ad Amiternum e i suoi resti archeologici, su quella che fu l’antica strada romana Via Cecilia.
Questo anfiteatro romano, la cui struttura si fa risalire al I secolo d.C, era il principale anfiteatro dell’antica città sabina di Amiternum ed è stato dichiarato monumento nazionale nel 1902.
Si presume sia stato rinnovato nel secolo successivo alla sua costruzione e abbandonato in seguito alla decadenza di Amiternum. La cavea è rimasta sempre in vista e ne è testimoniata la presenza negli archivi catastali, ma l’intera struttura è tornata alla luce solo con gli scavi archeologici del 1880.
Altri scavi, effettuati nella seconda metà del Novecento, hanno portato alla luce i resti di una domus di età tardo-romana di cui è ancora oggi ben visibile la planimetria articolata su una corte centrale porticata sulla quale si affacciavano i vari ambienti. Il sito è oggi parte di una vasta area archeologica comprendente anche il teatro romano e le catacombe di San Vittorino.
Una sosta e una pausa merita Campli, un Borgo Spirituale medioevale dove i più credenti potranno espiare i loro peccati percorrendo la scalinata del santuario della Scala Santa, così chiamata dal 1772 quando si diffuse l’usanza di concedere l’indulgenza plenaria a coloro che salivano in ginocchio e a capo chino i suoi ventotto gradini in legno di dura quercia. Ad accompagnare i “penitenti” nella loro “espiazione” dei peccati, le affascinanti simbologie di sei dipinti, tre a destra e tre a sinistra della scala, che raccontano i momenti più toccanti della Passione di Cristo.
Indulgenze a parte, Il borgo di Campli è un vero e proprio scrigno d’arte dove storia e cultura, tradizione e culto religioso, si fondono assieme creando un luogo unico nel suo genere.
Abitata sin dall’epoca preromana, Campli conosce il suo massimo splendore nel Medioevo, quando sotto il controllo dei Farnese diventa luogo d’incontro di pittori e artisti provenienti dalle scuole di maestri come Giotto e Raffaello. Capolavori che ancora oggi adornano la Cattedrale di Santa Maria in Platea (XIV secolo), la Chiesa di San Francesco, il convento quattrocentesco di San Bernardino e la Chiesa dedicata alla Madonna della Misericordia.
Si prosegue fino a Teramo, splendida cittadina abruzzese, incastonata in un paesaggio fiabesco con la catena del Gran Sasso d’Italia e il massiccio della Laga che fanno da scenario ad uno dei litorali costieri più suggestivi della penisola italiana. La città sorge in una conca alla confluenza tra il fiume Tordino e il torrente Vezzola, nello stesso luogo dell’antica Interamnia, colonia romana. Sulla stessa area è stata costruita la città medievale, ancora riconoscibile per le tortuose stradine, i portici e le rovine delle mura. Ed è stato il medioevo il periodo di massimo splendore della città, nonostante le aspre lotte tra le famiglie locali e le signorie esterne, prima angioina e poi aragonese.
Suggestivo il centro storico, ricco di piccole chiesette e viuzze. Qui sorge il Duomo eretto nel XII secolo in tipico stile medioevale. Formato dall’unione di due chiese di epoche diverse, il Duomo al suo interno custodisce il celebre paliotto d’argento dorato di Nicola da Guardiagrele, conosciuto come “l’Antependium di Teramo” (1433-1448), che attraverso trentacinque formelle narra la storia della vita di Cristo.
Tra le chiese storiche da visitare: la Chiesa di san Domenico del XIV secolo con affreschi secenteschi, l’antica cattedrale di Sant’Anna in cui sono conservati i resti di una domus romana e affreschi del XII e XIV secolo e, infine, il Santuario della Madonna delle Grazie. Da vedere anche il palazzo Delfico del 1700, il trecentesco palazzo Vescovile, il museo archeologico e la pinacoteca, ubicati in un edificio neoclassico nei giardini della Villa Comunale.
Da Teramo si riprende il viaggio in direzione Notaresco, percorrendo la “Strada del vino di Controguerra” nell’Abruzzo nordorientale, poco distante dalle vicine Marche. Qui, segnata dal fiume Tronto, si trova la zona di produzione del Controguerra Doc che si estende dall’entroterra alla costa della provincia di Teramo, attraverso colline di ulivi e vigneti. Con qualche difficoltà nel percorso, tipo guadare un ruscello con la bicicletta, si arriva all’agognata degustazione di vini locali e olio presso le Cantine Ciavolich dove, oltre a una visita guidata nelle tre cantine con botti di acciaio, legno e cemento e terracotta, dove è possibile comprendere i diversi vini aziendali e la filosofia di produzione, si può conoscere la storia della Famiglia Ciavolich, originaria della Bulgaria, che arrivò in Abruzzo nel 1500 e nel 1853 iniziò la produzione di vino a Miglianico, nell’antica cantina ancora oggi visitabile. Nel 1960 la produzione si spostò a Loreto Aprutino, nei terreni ricevuti in eredità dalla nobildonna Ernestina Vicini, moglie di Giuseppe Ciavolich. Qui oggi, Chiara Ciavolich, da tendoni degli anni ’60 e filari più giovani, produce vini da vitigni autoctoni Montepulciano, Trebbiano e Cococciola.
Nella Bottiglieria si degustano poi quattro etichette scelte abbinate al pane di Niko Romito a base di farine di Solina e Saragolla, da gustare insieme all’olio di produzione propria ed assaggi delle eccellenze casearie locali abruzzesi, accompagnati dalla confettura extra di Montepulciano.
La nota unica di questa visita la danno, però, le anfitrioni nel chiedere, dopo la degustazione dei vini, di associare il vino che più è piaciuto a un brano musicale. Un bellissimo esercizio mentale e sensoriale degno del miglior Proust ma anche di Laura Esquivel, la scrittrice messicana che nel 1989 pubblica il libro poi portato al cinema “Come l’acqua per il cioccolato” dove l’umore influisce sul cibo e viceversa. Così anche il vino influisce sui nostri ricordi, le nostre emozioni in un continuo scambio di dare e avere. Associare un sapore, o in questo caso, un vino a delle note e i testi di una canzone è un processo quasi poetico.
Soddisfatti delle prime degustazioni, il periplo continua attraverso “La Valle delle Abbazie”, su dolci colline solcate dal fiume Vomano e dal suo affluente Mavone. Lungo il cammino una sosta obbligata alla Chiesa di S. Maria di Propezzano e all’Abbazia di San Clemente a Vomano, `prima di raggiungere il borgo di Loreto Aprutino attraverso Penne e la via Viscerale con vista mare e monti.
Dopo tre giorni in sella e con più di 200 km nelle gambe, senza contare i dislivelli che con la pedalata assistita si azzerano quasi, il viaggio prosegue in direzione Chieti, percorrendo la “via dell’Olio Aprutino”, in mezzo a uliveti e frantoi, fra il borgo di Pianella e Loreto Aprutino, chiamato anche il “triangolo d’oro dell’olio” per la produzione di olio extravergine di altissimo livello grazie alla straordinaria qualità delle sue caratteristiche organolettiche. Uno stop d’obbligo è ovviamente Pianella con relativa degustazione d’olio.
A Chieti da non perdere la visita al museo nazionale che ospita il Guerriero Capestrano, ma non solo! Se si ama l’architettura dalle linee razionalistiche del Ventennio, in questa città si troveranno moltissimi esempi, da scuole a edifici pubblici di quell’epoca, ma anche un centro storico molto interessante.
Gli ultimi 50 km ci separano dall’arrivo alla tappa finale, San Vito Chietino sul mare Adriatico, un percorso attraverso la strada del vino delle colline Teatine passando per il Parco Nazionale della Maiella, da dove inizia anche il percorso ambientalistico.
Percorrere in bici queste colline ricoperte di “vigneti a pergola” che sembrano affacciarsi sul mare, circondati da una natura rigogliosa, è allo stesso tempo un viaggio nel tempo, dove l’Adriatico si intrufola con la sua brezza e quel profumo di salsedine ti riporta, non importa la stagione in cui lo percorri, alle estati dell’infanzia. Una sosta a Crecchio e Orsogna e poi “dritti fino al mattino”, dice un bellissimo brano di qualche decennio fa.
In realtà il percorso finisce sulla Costa dei Trabocchi, le bizzarre costruzioni usate come macchine da pesca su palafitte che secondo alcune testimonianze risalirebbero all’epoca Fenicia. A dirla tutta non si ha la certezza in quanto a origine ma, qualsiasi essa sia, stiamo parlando di strutture davvero particolari che si stagliano sull’azzurro dell’Adriatico offrendo un panorama incredibile.
Dopo poco più di 300 km in bici, il viaggio purtroppo finisce qui ma la voglia di pedalare no, proprio perché sulla costa dei Trabocchi passa la pista ciclabile della Via Verde, con ben 135 km di piste affacciate sul mare!
Non ci resta che sognare ed iniziare a prepararci per il prossimo viaggio!
Silvia Donatiello
Se non avete voglia di pensarci troppo, ma volete farvi accompagnare da un esperto che vi fornisca anche la bici più adatta a voi, vi consigliamo il tour operator locale bikelife.it che vi farà vivere quest’esperienza in modo incredibile.
Adatto anche per i ciclisti non allenati o semplicemente amanti del cicloturismo.
Ulteriori informazioni su www.bikelife.it