Verde, via libera, giallo, prepararsi allo stop e rosso, fermi tutti. Più facile di così, almeno all’apparenza, difficile immaginarla. L’idea portante dei tre colori nata a Londra nel 1868 e installata per la prima volta sulle strade di Cleveland nel 1914, rappresenta un’idea già adottata con successo nel Regno Unito, che rende immediata la possibilità di capire la concentrazione di calorie, zuccheri e sale presenti in 100 grammi di qualsiasi prodotto. A rimandare al mittente la richiesta, giunta in Italia dal Commissario Europeo, è stato il Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, con una decisione che piace ad un nutrito gruppo di professionisti del settore: l’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, CHIC, Euro-Toques Italia, la Federazione Italiana Cuochi, Jeunes Restaurateurs e l’associazione “Le Soste”.
In effetti, la classificazione basata sui tre colori del semaforo – verde, rosso e giallo – rappresenta un modo intuitivo ma fuorviante per capire la nocività del prodotto sulla salute, ma capace di creare paradossi come il bollino verde per una bibita gassata zeppa di dolcificanti e quello rosso su un olio extra-vergine di oliva. Distorsioni simili, in Gran Bretagna ci sono già: il latte, grazie alla presenza di grassi animali, arriva sugli scaffali accompagnato dal bollino rosso, mentre la soda dolcificata, per merito di un basso contenuto calorico, ha strappato il verde. Risultato: la soda è meglio del latte? Difficile crederlo, anche per il più ingenuo dei consumatori. E a rimetterci, è provato, sono già stati prodotti italiani come il prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano, entrambi marchiati con il rosso e per questo in decisa flessione nelle vendite.
A destare altri sospetti, se possibile, si è aggiunta la decisa presa di posizione di multinazionali del beverage, che pur di salvaguardare un mercato che vale 700 milioni di consumatori, spingono perché il sistema adottato in Gran Bretagna diventi lo standard europeo. Guarda caso.
Germano Longo