I folati, vere e proprie “vitamine per la vita”, potrebbero avere in particolare un ruolo centrale nella prevenzione del cervicocarcinoma. Al dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e Tecnologie avanzate “Gian Filippo Ingrassia” (Area Igiene e Sanità Pubblica) dell’Università di Catania, un’equipe di ricercatori sta conducendo uno studio epidemiologico molecolare sulle donne dell’area metropolitana. Obiettivo: dimostrare come un profilo dietetico sano e ricco di folati possa contrastare gli effetti dannosi degli inquinanti atmosferici e di stili di vita scorretti.
Modificando la storia naturale dell’infezione da HPV, l’assunzione dei folati ridurrebbe il rischio di infezione nelle donne non infette, o aumenterebbe la rapidità di guarigione naturale in quelle infette, o ancora, ridurrebbe il rischio di trasformazione neoplastica delle cellule dell’epitelio infetto. La ricerca prevede la somministrazione di appositi questionari e la determinazione di biomarcatori molecolari su centinaia di donne.
Con il termine folati si indicano i composti naturalmente presenti negli alimenti, mentre il termine acido folico (acido monopteroliglutammico o pterolimonoglutammico) è riferito alla molecola di sintesi chimica presente nei supplementi vitaminici e negli alimenti fortificati. I termini quindi, anche se spesso utilizzati come sinonimi, non vanno confusi: oltre che per la formula chimica folati e acido folico si differenziano per la diversa stabilità e biodisponibilità all’assorbimento. I folati devono essere necessariamente introdotti attraverso l’alimentazione, in quanto il nostro organismo non riesce a produrli, poichè le quantità prodotte dalla flora batterica intestinale sono generalmente molto scarse e non riescono a coprire i fabbisogni. La responsabile del progetto di ricerca è Antonella Agodi, docente associato di Igiene generale e applicata.
Fonte: www.casertanews.it
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