Degustazione di 15 vini francesi e italiani presso la Tenuta La Lomellina di Gavi.
Sabato 8 giugno presso l’elegante Villa Raggio di Tenuta La Lomellina si è tenuta la Masterclass “Gavi & Chablis”, dove appassionati, wine lovers e operatori di settore hanno goduto di una lezione veramente unica, moderata in modo ineccepibile dalla produttrice francese Elise Lemoine e dal giornalista Gianni Fabrizio (Guida Gambero Rosso).
L’intento della masterclass era quello di mettere a confronto due vini lontani per geografia ma con diversi punti in comune: il grande Chardonnay della parte più a nord della Borgogna e il Cortese nella sua zona di elezione.
Il percorso ci ha condotti all’assaggio di ben 15 vini, alternando il bianco francese al piemontese, in un crescendo di complessità.
Storia, terroir, vitigno e classificazione dello Chablis
“Lo Chablis è un vitigno, un terroir e un vino. Perfetto per l’aperitivo e così apprezzato negli Stati Uniti, tanto che tutti i vini bianchi e freschi oltreoceano vengono chiamati Chablis.” Prima di iniziare gli assaggi Elise ci ha spiegato, con semplicità e chiarezza, storia, terroir, vitigno e classificazione dello Chablis.
Lo Chablis è un vino dalla storia millenaria, le prime vigne furono piantate dall’imperatore Probo ai tempi dell’impero romano.
In epoca medioevale, i monaci cistercensi della famosa abbazia di Cluny individuarono i migliori appezzamenti. Nel XVI secolo i Duchi di Borgogna lo ritenevano talmente speciale da utilizzarlo come “dono d’affari”. A Versailles era molto apprezzato dai re e arrivò ben presto ai circuiti diplomatici russi.
Dal 1938 è AOC anche se nel periodo delle guerre molti dei vigneti andarono perduti.
Dopo la guerra un grande lavoro di reimpianto permise di passare dai 500 ettari sopravvissuti agli attuali 5641 odierni.
Nel 1956 un’ondata di gelo spazzò via molte piante, ma da questo avvenimento nefasto, i francesi seppero rialzarsi ideando la pratica di accendere piccoli fuochi tra i filari per scaldare le vigne. Altro accorgimento per proteggere i germogli dalle gelate fu quello di cospargerli con acqua.
“Oggi le nuove generazioni di produttori di Chablis sono personaggi giovani, sexy, viaggiatori che hanno fatto esperienza nelle più importanti zone vitivinicole del mondo”. dice Elise con orgoglio.
I suoli kimmeridiani (risalenti al periodo Giurassico superiore) hanno visto le acque del mare ritirarsi circa 150 milioni di anni fa, lasciando intravedere le conchiglie “Exogyra Virgula” tra strati di argilla e calcare. Questo terreno, definito scherzosamente “tiramisu” da Elise, arriva fino a 100 metri di profondità in un alternarsi di strati di conchiglie (gusci di ostriche) e di argilla.
Proprio grazie a questo terreno lo Chardonnay si esprime in modo sublime nella zona dello Chablis.
Diventa minerale, secco, cristallino, elegante.
Qui gli inverni sono molto lunghi e molto freddi e le estati brevi e tiepide.
I produttori e i vigneron hanno un grande entusiasmo e un loro tipico savoir-faire, che si riflette nel bicchiere.
Un altro fondamentale concetto ha reso famosa la Borgogna: i Climats.
I Climats sono talmente importanti per il territorio da essersi guadagnati nel 2015 un posto nel Patrimonio dell’Unesco.
I Climats sono storici vigneti delimitati da muretti a secco, ed esistono dal 1537.
Le particolari condizioni climatiche permettono a climats che distano soli 10 metri l’uno all’altro di conferire al vino espressioni e sentori differenti.
40 sono i climats dello Chablis che danno vita a vini 1er Cru e 7 sono quelli che ci regalano i grand cru.
In tutta la Borgogna ne esistono oltre 3000.
Sono 4 i livelli della piramide dello Chablis
- Petit Chablis
- Chablis
- 1er Cru Chablis
- Grand Gru Chablis
Inutile dire che durante la MasterClass ci siamo addentrati in tutte e 4 le categorie.
La degustazione: Chablis e Gavi a confronto
Nella prima batteria di vini abbiamo confrontato il vertice più basso (si fa per dire, in quanto questi Petit Chablis non hanno nulla di “petit”) della piramide dello Chablis, con un Gavi dell’ultima annata.
“Il piccolo bianco del mattino… la colazione è già lontana e possiamo iniziare” scherza Elise.
Lo chardonnay per il Petit Chablis cresce su altipiani e coste in suolo Portlandiano, 100% calcareo, con sassi ma senza la presenza dei fossili di gusci di ostriche.
I vini qui sono minerali, freschi, croccanti.
- Petit Chablis 2017, Domaine Christophe et Fils
Un produttore emblematico e della nuova generazione il cui motto è “Cerchiamo di mettere il territorio nel bicchiere”.
9 mesi di affinamento in acciaio
Floreale e dalla buona mineralità. - Petit Chablis 2016, Domaine Guy Robin
Molto generoso e pieno in bocca, polposo, minerale, piacevole e di grande equilibrio.
Dai sentori più delicati del precedente. - Gavi Docg del Comune di Gavi “Carlo” 2018, Marchese Luca Spinola
Al naso spiccano intense note di fiori e di frutti bianchi, più esplosione di profumi e meno corpo.
La seconda batteria ci offre due vini appartenenti al secondo livello della piramide e un Gavi del 2017.
Elise definisce lo Chablis AOC un vino che dice: “mi puoi aspettare 5 anni”.
- Chablis Tête d’Or 2017, Domaine Billaud Simon
Il produttore è un giovane ambasciatore del territorio.
Il vino proviene da suoli argilloso calcarei.
Affinamento in solo acciaio. Si presenta dal colore più dorato, etereo ed elegante. L’acidità è spiccata. Un vino molto equilibrato. - Chablis La Classique 2016, Pascal Bouchard
“Non faccio vino, faccio esprimere il terroir attraverso la pianta”.
Ci troviamo nel bicchiere un vino minerale, sapido, pieno e con note burrose sul finale, dall’equilibrio perfetto.
- Gavi Docg del Comune di Gavi “Minaia” 2017, Nicola Bergaglio
La frazione Rovereto e il cru Minaia ci regalano un vino di struttura e potenza, con aromi di frutta matura ed esotica.
La terza batteria si fa ancora più interessante. Entrano in scena i 1er Cru.
- Chablis 1er cru, Vaucoupin, 2017, Corinne et Jean-Pierre Grossot
Il nome Vaucoupin in francese significa “valle tagliata” ad indicare una zona dove sono stati tagliati gli alberi per far spazio alle vigne.
Il terreno è kimmeridiano. Il vino riposa per 14 mesi in acciaio.
Elise commenta: “Un’azienda di persone gentili e questo si rispecchia nel vino.”
Minerale, fine, elegante, piacevole. Molto fresco, avvolge bene, lungo.
- Chablis 1er cru, Montmains 2016, Domaine de Melandres
Il 20% del vino affina in barrique di legno di quercia da 228 litri.
Pieno, piacevole dal naso fine ed elegante, con una leggerissima nota di profumi terziari. - Chablis 1er cru, Fourchaume, 2015, Garnier et Fils
Molto buono. Il nome del cru deriva dal modo di erogare la giustizia da quelle parti: con la forca. Ora per fortuna queste atrocità sono sparite e la zona è famosa solo perché si mangia e si beve bene. Derivato dall’assemblaggio di 2 climat e affinato in parte in botti da 25 hl (Foudre) e in parte in demi-muid da 600 litri.
Un vino che puoi tranquillamente riassaggiare dopo 10-15 anni.
- Chablis 1er cru, Beauroy 2014, Sylvain Mosnier
Qui grazie al Kimmeridge si percepiscono il mare e la salinità che emergono al naso e in bocca.
Il vino è il risultato di un assemblaggio di 3 diversi climats. Il nome del cru evoca nobili proprietari terrieri di bell’aspetto.
Passiamo all’assaggio dei Gavi Riserva, gli ultimi nati della Docg Gavi.
- Gavi Docg Riserva, “I campionissimi”, 2016
Fermentato in cemento e affinato 12 mesi in legno. Un vino elegante che sicuramente ha una lunga vita davanti a se. Interessante sarà assaggiarlo da qui a 10 anni.
- Gavi Docg del Comune di Gavi, “Bruno Broglia”, 2015, Broglia
Potente e di grande struttura. Dove le note di frutta bianca e frutta esotica spiccate lo rendono interessante e intenso.
E finalmente è arrivato il momento di salire al vertice della AOC di Chablis per assaggiare i Grand Cru. Il confronto è con uno dei cru più eleganti del Gavi: il Monterotondo.
- Chablis Grand Cru, Valmur, 2015, Domaine Louis Moreau
Il cru prende il nome dalle “valli dai piccoli muri di pietra”. Il produttore è molto famoso e apprezzato e il vino è all’altezza. La salinità che si percepisce al naso è spiccatissima, l’acidità e l’alcol sono in sublime equilibrio. Una parte del vino ha riposato in legno di rovere.
- Chablis Grand Cru, Grenouilles, 2014, Le Chablisienne
La zona dove vivono le rane, questo ci suggerisce il nome. Vino affinato per il 50% in acciaio e per il 50% in botti di quercia. Elise lo definisce un “vino adolescente”, sicuramente dal potenziale di invecchiamento molto lungo. La morbidezza e l’equilibrio sono notevoli.
- Gavi Docg del Comune di Gavi, “Monterotondo”, 2014 Villa Sparina
Un vino dalla grande complessità dove le note di frutta secca, agrumi e frutta matura si fondono in un sorso lunghissimo. Il corpo è notevole, soprattutto in proporzione all’annata che non era stata tra le più favorevoli.
La carrellata si chiude e le espressioni del pubblico in sala sono delle più soddisfatte.
L’esperienza di assaggio è stata unica, e un grazie oltre ai preparatissimi moderatori va anche a Tenuta La Lomellina e al Consorzio di Tutela del Gavi per l’ottima organizzazione.
Laura Norese
Credit Photo Laura Norese