Quando si pensa alle Canarie, la prima immagine che sovviene è quella di spiagge dorate, tempo bello tutto l’anno e turismo, tanto turismo.
Difficilmente associamo una meta turistica caratterizzata da sole e mare a una preziosa cultura enogastronomica. E sbagliamo.
La varietà e la cultura enogastronomica delle Isole, in particolar modo di Gran Canaria, sono un valore aggiunto capace di sorprendere a ogni viaggio.
Gran Canaria custodisce da sempre una grande cultura del vino, una cultura legata all’isola fin dal XV secolo e che oggi viene tramandata da viticoltori, enologi, vignaioli, aziende del settore e istituzioni pubbliche. Un’impresa di successo che ha portato i vini di Gran Canaria nei luoghi più importanti del mondo.
La zona di produzione dei vini di Gran Canaria copre tutta l’isola. Microclimi e livelli altitudinali diversi, uniti alla particolare composizione del terreno e a inusuali modalità di coltivazione, conferiscono ai vini qualità uniche in tutte le loro varietà.
Peculiarità e qualità, che insieme all’ammodernamento della produzione e al miglioramento della promozione dei prodotti locali, hanno reso i vini di Gran Canaria sempre più protagonisti in alcune delle più importanti fiere a livello nazionale. È il caso della Fiera Nazionale del Vino (Fenavin), a cui ha partecipato il Consiglio Regolatore della Denominazione di Origine Gran Canaria insieme all’Istituto delle Canarie di Qualità Agroalimentare (ICCA) con le cantine La Higuera Mayor, Las Tirajanas e Frontón de Oro.
A Fenavin, la più grande fiera del vino in Spagna, che si tiene ogni due anni a Ciudad Real, partecipano le migliori cantine spagnole e si confrontano diversi operatori del settore vinicolo, come importatori e distributori, consentendo alle aziende vinicole di crescere e aprire nuovi mercati in un contesto spiccatamente professionale.
La Strada del Vino di Gran Canaria
Vini senza la presenza di fillossera, vitigni unici riconosciuti in tutto il mondo e una cultura radicata nella terra da secoli. Sono il valore di un settore molto ben rappresentato a Gran Canaria, con vini che mutano radicalmente tra costa, entroterra e le vette dell’isola, dando vita a un prodotto unico, innovativo e caratteristico. L’enoturismo ha attirato più di tre milioni di visite nel 2019, generando un volume di affari di 85,5 milioni di euro. Nel 2020, con l’arrivo della pandemia, le visite sono scese a 814.323, ma il settore ha comunque reagito molto meglio di altri.
A valorizzare l’enoturismo dell’isola è soprattutto la Strada del Vino di Gran Canaria, che ha le sue cantine associate come irrinunciabili punti di riferimento.
Lungo il percorso si potranno trovare degustazioni nelle varie cantine, ma anche sotto le stelle, serate in spazi naturali, aperitivi tra i vigneti, escursioni nei boschi magici, concerti di vino, gite in bicicletta nei vigneti… un’esperienza unica un cui il vero protagonista sono i vini di Gran Canaria, a Denominazione di Origine Protetta Canaria.
Vini Eroici
Ma il fiore all’occhiello di quest’ampia offerta, per sapore, colore, e composizione, sono sicuramente i vini eroici. Tra questi vale la pena citare gli Agala, delle cantine Bentayga, che vantano i vitigni più alti – per altitudine – d’Europa e portano il nome dei metri d’altezza a cui è cresciuto il vitigno da cui sono stati prodotti.
AGALA è una parola aborigena di origine berbera che si riferisce a un’alta montagna. E proprio su un’alta montagna, in vetta a Gran Canaria, si coltivano le vigne e si producono e imbottigliano i vini, ad 1.318 metri sul livello del mare.
I vitigni crescono nella regione centrale dell’Isola. Circa quattordici milioni di anni fa, l’età dell’isola di Gran Canaria, dopo un ciclo di eruzioni durato cinque milioni di anni, il centro dell’isola affondò, dando origine a un’imponente caldera, la Caldera di Tejeda. Il famoso scrittore del primo Novecento, Miguel de Unamuno, nella sua visita a Tejeda del 1910 descrisse questo tormentato paesaggio nel cuore dell’isola come “la tempesta pietrificata”.
Come risultato dell’erosione di quest’area vulcanica, emersero alcuni monoliti basaltici, simboli geologici dell’isola, tra cui il Roque Bentayga, cui si rifà il nome delle cantine; il Roque Nublo, simbolo di Gran Canaria, con 1.813 m di altitudine e 70 metri di altezza; Il Fraile, la cui sagoma ricorda un frate con le sue mani in posizione di preghiera; e la Rana. Il Roque Bentayga, che raggiunge i 1.404 m, sovrasta i vigneti e l’omonima cantina. Si ritiene che per gli antichi canari abbia rappresentato un luogo di culto, anche se fonti differenti ipotizzano che fosse una fortezza militare da cui era controllata l’intera caldera di Tejeda e uno degli ultimi luoghi di resistenza durante le battaglie che si tennero per la conquista dell’isola, durata cinque anni (1478-1483), da parte della Corona di Castiglia (I Re Cattolici).
Nelle grotte del Roque Bentayga sono stati ritrovati alcuni petroglifi, incisioni sulla roccia, realizzati dagli aborigeni delle Canarie. Sebbene il loro significato non sia noto, alcuni di essi sono stati adottati come immagine di questi vini. Ad esempio, le croci che compaiono sulle etichette, sulle capsule e sui tappi dei vini AGALA.
L’area di Tejeda è situata al centro, sulla vetta dell’isola di Gran Canaria, sul versante sud-ovest, protetta dalle nuvole che sono trasportate dai venti Alisei e che sono intrappolate sul versante nord. Ciò garantisce la presenza di nitidi cieli blu in ogni periodo dell’anno. La temperatura media annuale è di circa 19°C e le precipitazioni medie annuali sono di 700 mm. A nord confina con il comune di Artenara, che gode di identico clima e presenta aree di elevato interesse archeologico, come la Mesa de Acusa.
Entrambi le località sono state dichiarate dall’UNESCO nel 2005 Riserva Mondiale della Biosfera, riconoscendo, così, il loro alto valore paesaggistico e culturale.
La cantina si trova accanto al vigneto più alto. Parte delle sue strutture è scavata nella pietra naturale. Proprio in una delle grotte troviamo la sala di maturazione e invecchiamento, che gode di condizioni naturali di temperatura e umidità stabili in ogni stagione. Qui i vini rossi riposano in barriques con meno di cinque anni, di rovere americano, ungherese e francese delle foreste di Allier. La scelta del tipo di botte per ogni tipologia di uva risponde a un’attenta volontà dell’enologo. Attualmente, la capacità produttiva della cantina è di 55.000 litri e i vini sono imbottigliati direttamente nella proprietà.
Un ottimo esempio dei suoi vini è il 1175.
Scheda del vino: il suo vitigno è formato da Baboso nero, Vijariego nero e Tintilla. Vanta 11 ettari di vigneti che si estendono in una posizione eccezionale nel Parco Rurale del Nublo, a un’altitudine di 1.000-1.100 metri, quindi lontano da ogni contaminazione. È irrigato solo con acqua della sorgente della miniera di Tejeda, la cui canalizzazione è stata realizzata negli anni 1500-1501. Il sistema di irrigazione è a goccia computerizzato. Il terreno, tipico delle Isole Canarie, è vulcanico e l’età media del vigneto è di quindici anni. La densità è di quattromila viti per ettaro con tralicci di 2×1.5 m. L’orientamento dei filari è NE-SO, il clima è subtropicale. Le precipitazioni medie annue di 700 mm: abbondante pioggia in inverno, primavera dolce ed estate calda e secca. Orientate a sud-ovest, le viti ricevono in media undici ore di sole al giorno. Ci troviamo, quindi, a cospetto di condizioni ideali per coltivare uve di alta qualità. La vendemmia è manuale e si tiene nei primi quindici giorni di settembre. L’invecchiamento è di quattro mesi in botti di rovere francese e se ne producono circa dodicimila bottiglie l’anno.
Nota di degustazione: vino dall’aspetto brillante e vivace, caratterizzato da bordi porpora e viola che incorniciano un attraente colore rosso ciliegia. Mentre ci avviciniamo al bicchiere, spicca la sua intensità aromatica, in cui i frutti rossi maturi cedono a poco a poco il passo, dopo aver riposato, a una complessa sinfonia di note floreali e speziate con sottili ricordi di rovere, che non nascondono la personalità della miscela varietale che dà vita a questo vino. Dopo un inizio potente, il palato si evolve in modo avvolgente, con un buon equilibrio tra acidità e tannini maturi, lasciando un ricco ricordo dal retrogusto leggermente amaro, insieme agli aromi che avvolgono il palato. Viene servito a una temperatura di 16-18° C e ha un grado alcolico di 14% vol. Ogni sapore, che sia un vino o un piatto tipico di Gran Canaria, è carico di storia e delle sue origini vulcaniche, del suo clima unico, della sua terra fertile e del suo prezioso oceano Atlantico.
E come diceva il poeta di Gran Canaria, Tomás Morales, nella sua ODE ALL’ATLANTICO, Canto XXIV:
“¡Atlántico infinito, tú que mi canto ordenas! Cada vez que mis pasos me llevan a tu parte, siento que nueva sangre palpita por mis venas y, a la vez que mi cuerpo, cobra salud mi arte…” (Atlantico infinito, tu che ordini la mia canzone! Ogni volta che i miei passi mi portano a te, Sento nuovo sangue pulsare nelle vene e, allo stesso tempo che il mio corpo, anche la mia arte recupera la salute…). Un consiglio o, meglio, un suggerimento del poeta, che ci invita a scoprire questa terra vulcanica che non solo ci farà stare bene ma stimolerà anche la nostra vena artistica.
Per altre informazioni:
Cantine Bentayga
- C/ El Alberconcillo, s/n – 35360 Tejeda
- Telf: (34) 928 426 047
- Responsabile: Sandra Armas
- e-mail: info@bodegasbentayga.com
Silvia Donatiello