Messina è una bella città / Stoccafisso di qua, stoccafisso di là / Ogni cantuccio ha il suo stoccuccio
Ogni contrada la sua stoccata / Piazza Reale, stoccafisso speciale.
Questa filastrocca per bambini l’ho recitata orgogliosa una bella mattina di dicembre ai miei due anfitrioni di Messina, Igor Fedele e sua moglie Fabrizia.
Igor è un tour operator di turismo attivo della zona: Mediterranean Trekking, ed è anche la persona più iperattiva che io conosca.
Davanti allo sguardo attonito della coppia, ho chiesto ingenuamente: “Ma come, voi siete di Messina e non conoscete questa filastrocca?”. Me l’ha insegnata mia madre da bambina. Mia madre però si è dimenticata di dirmi che la filastrocca l’ha inventata lei! È proprio vero il detto che la mela non cade mai lontano dall’albero.
Una cosa è certa: niente di meglio che una filastrocca materna per rompere il ghiaccio e lanciarsi alla scoperta di una città di cui purtroppo si parla ancora troppo poco. Per la mano, anzi con le bici di Igor e la sua simpatia abbiamo iniziato un percorso attraverso i luoghi, i paesaggi e i sapori più tipici del luogo.
L’attrazione principale di Messina è Piazza Duomo dove fanno sfoggio della loro bellezza il Duomo, la Fontana di Orione e l’Orologio Astronomico.
Il Duomo dedicato a Santa Maria è stato costruito in epoca giustinianea (500 d.C. circa) e la sua storia è stata, attraverso i secoli, delle più travagliate. Durante il periodo di dominazione araba tra il IX e l’XI secolo, la chiesa fu sconsacrata e divenne una moschea. Successivamente subì diverse modifiche che cancellarono l’impronta romanica originaria, fino al 1908, anno in cui il terremoto di Messina danneggiò gravemente la sua struttura. Ricostruita negli anni Venti, nel 1943 andò in fiamme a causa di un un’incursione aerea durante la guerra. Seguì, quindi, una nuova ricostruzione che terminò nel 1947, quando la chiesa riaprì al pubblico.
Nella stessa piazza, accanto al Duomo, si possono ammirare la cinquecentesca Fontana di Orione e naturalmente l’Orologio Astronomico ubicato sul campanile del Duomo e che merita una menzione a parte.
Il campanile contiene al suo interno l’orologio meccanico e astronomico più grande e complesso al mondo. Progettato dalla ditta Ungerer di Strasburgo fu inaugurato nel 1933 ed è ancora oggi l’attrattiva principale della città. Alle ore 12.00 un complesso sistema di leve e contrappesi consente il movimento delle statue in bronzo che si trovano sulla facciata e che sono legate alle tradizioni civili e religiose della città.
Il Campanile è visitabile all’interno dove si può ammirare l’ingegnoso sistema di leve e ingranaggi che consente il movimento dell’orologio. Il meccanismo si muove ogni giorno alle 12.00 e dura 12 minuti. Ogni quarto d’ora durante la giornata si muovono le due eroine ai lati del simbolo di Messina, il gallo, Dina e Clarenza, che battono i quarti e le ore, e il carosello delle età.
Dall’alto del campanile la vista panoramica della città e del suo stretto è mozzafiato.
Poche altre chiese e monumenti d’epoca sono sopravvissute al terremoto del 1908. Tra questi troviamo la Chiesa della Santissima Annunziata dei Catalani, costruita in epoca bizantina che sembra sia nata sui resti di un tempio pagano dedicato a Nettuno; la Chiesa di Santa Maria degli Alemanni, uno dei più begli esempi di arte gotica nel Mediterraneo e il Palazzo settecentesco Calapaj – D’Alcontres il cui autore rimane a tutt’oggi sconosciuto.
Percorrendo il lungomare, costeggiato da una lunghissima ciclabile abbiamo raggiunto la zona a Nord di Messina, in uno dei suoi punti più incantevoli, con i laghi di Ganzirri e di Torre Faro. Questi due bacini presentano caratteristiche idrologiche e ambientali uniche, principalmente dovute a picchi costanti di temperatura, a gennaio con 11 C° e agosto con 31 C°, e alla presenza di una flora e di una fauna ricche e particolari.
I due laghi, chiamati rispettivamente pantano Grande e pantano Piccolo, si differenziano per profondità e dimensione. Questi bacini d’acqua sono comunicanti sia tra loro, sia con il mare grazie alla presenza di cinque canali che permettono il ricambio idrico con il mar Tirreno e Ionio. Intorno si possono osservare diverse specie di volatili, tra cui aironi, gru, oche, anatre, falchi pescatori e gabbiani, che vi stazionano alla ricerca di cibo durante i processi migratori. Sempre attorno troviamo una ricca vegetazione di specie spontanee, tra cui palme, oleandri, cipressi e canne. Proprio sulla punta di Torre Faro troviamo il Pilone dall’omonimo nome, un’imponente torre elettrica in disuso che spicca sulla spiaggia dello Stretto.
I due Mari dello Stretto di Messina
Qui è dove i due mari si incontrano. Suggestioni e storie, miti e leggende, lo stretto – evocato oggi solo quando si parla del fatidico ponte – fu celebrato nell’Odissea di Omero nei versi dedicati a alle Sirene, a Circe, Scilla e Cariddi. Qui le correnti stazionarie e di marea, anche in funzione della particolare geomorfologia dell’intera area, determinano l’insorgenza di peculiari fenomeni idrodinamici. Quando il Mar Tirreno presenta bassa marea al confine settentrionale del canale, il contiguo Mar Ionio si trova in fase di alta marea ed il contrario avviene al successivo cambio di marea.
Il dislivello che si viene a creare (fino a 27 cm) determina che periodicamente le acque dell’uno e dell’altro bacìno si riversino in quello contiguo. Più in particolare, in fase di “corrente scendente” da nord a sud, le acque tirreniche più leggere e a minore densità scorrono sulle ioniche più pesanti fino a che l’intera parte centrale dello Stretto è riempita da queste acque fluenti verso Sud.
All’opposto, con il predominio della “corrente montante” da sud a nord, acque ioniche più pesanti interessano il centro del bacino, affondando sulle acque tirreniche più leggere, che in precedenza occupavano lo stretto per versarsi quindi nel Tirreno una volta oltrepassata la sella Ganzirri – Punta Pezzo, dove si riscontra la minore profondità (80–120 m) e la minore ampiezza (3.150 m) dello stretto di Messina.
L’incontro delle due masse d’acqua (ionica e tirrenica) scatena dei “disturbi” della corrente che possono svilupparsi in senso orizzontale oppure verticale.
Queste ultime portano in superficie, tra le reti di pesca e anche a riva, creature inaspettate, tipiche delle zone più profonde, come l’ascia d’argento, pesce che si raccoglie molto spesso di notte.
Dal punto di vista faunistico lo Stretto è considerato da sempre il paradiso degli zoologi per l’enorme biodiversità che lo caratterizza. Il fondale risulta così arricchito da una grande varietà di forme e colori dovute all’abbondanza di celenterati, soprattutto coralli e madrepore.
Un pidone per favore e un selz!
Tutto questo pedalare non poteva portare che a una sola e possibile svolta, quella enogastronomica. La città dello Stretto vanta tantissime prelibatezze da provare assolutamente almeno una volta nella vita. Pidoni, arancini, focacce, stocco alla messinese…
Premettendo di essere reduce da un tour di lavoro e pranzi e cene di una settimana su e giù per la Trinacria, e quindi con lo stomaco già provato, non ho potuto resistere davanti a un pidone e una birra di Messina.
Il pidone è stata una scoperta meravigliosa, una specie di calzone fritto farcito di verdura e formaggio non facilissimo da digerire, specialmente dopo una settimana mangereccia decisamente intensa, ma ripeterei l’esperienza anche subito.
E per ovviare a questi piccoli inconvenienti, nella vicina Catania in ogni angolo della città fa bella mostra di sé un bel chiosco di selz, una bevanda a base di limone, acqua gassata e sale che serve per sopperire agli eccessi. Bastano un paio di giorni a selz e si ritorna come nuovi.
Per più informazioni su attività in Sicilia: https://mediterraneatrekking.com/
Silvia Donatiello