C’è un’Abruzzo che si svela lentamente, a ritmo di pedale, di cammino e di calici.

Un territorio che si lascia scoprire attraverso i suoi sapori, innanzitutto, che raccontano di una terra resiliente, che toglie ma che dà tanto. Il blu del mare e il verde delle montagne, la natura rigogliosa che incontra la cultura e ogni sapore che racconta una storia. È un viaggio che unisce l’anima active di chi ama muoversi all’aperto alla passione per l’enogastronomia autentica, quella che nasce da mani sapienti e materie prime che profumano di terra e di mare.
Lungo la Costa dei Trabocchi, dove il mare parla di tradizione
L’Abruzzo più blu, quello della Costa dei Trabocchi è uno dei tratti più suggestivi d’Italia. Qui, antiche macchine da pesca in legno si protendono verso il mare come sculture vive, testimoni di un passato legato alla pesca, oggi rivisti in chiave gastronomica, per assaporare il mare a 360 gradi.

Il modo migliore per scoprire tutti e ventitré trabocchi dell’Abruzzo è pedalare lungo la Ciclovia dei Trabocchi, la splendida pista ricavata dall’ex linea ferroviaria. È come attraversare un quadro in movimento: il mare sempre accanto, le colline che scendono dolcemente verso la riva e il profumo della macchia mediterranea che accompagna il percorso.
Da provare la gastronomia del Trabocco Sasso della Cajana, a Vallevò di Rocca San Giovanni. Il trabocco prende il nome da un vicino scoglio dove i gabbiani solitamente si fermavano a riposare. In dialetto “sasso del gabbiano” da lì ”sasso della cajana”, è stato ricostruito dalla famiglia Verì nel 2005.

Pranzare sul trabocco è un’esperienza sensoriale unica: una tavola sospesa tra cielo e mare, dove i piatti di pesce fresco, dalla pasta fresca ai frutti di mare alla paranza più autentica, si abbinano ai bianchi minerali e ai rossi intensi delle cantine locali. Qui, la cucina parla il linguaggio della semplicità e della tradizione, e ogni boccone ha il sapore del mare che lambisce le travi di legno sotto i piedi. https://www.sassodellacajana.it/

Non molto distante, sulle colline che si affacciano proprio su questo pezzo di costa, con l’aria che profuma di mare e di montagna, sorge la Cantina Frentana, simbolo della cooperazione vitivinicola e dell’identità agricola della provincia di Chieti. Qui i filari di Montepulciano, Trebbiano e Pecorino disegnano il paesaggio, raccontando una storia fatta di lavoro, innovazione e amore per la terra.
Fondata nel 1958 a Rocca San Giovanni, la Cantina Frentana rappresenta uno dei più antichi esempi di cooperativa vitivinicola in Abruzzo. La sua nascita, voluta dal medico e sindaco Francesco D’Agostino, segnò un punto di svolta per l’economia locale: una comunità di viticoltori che unì le forze per valorizzare le proprie uve e costruire un futuro condiviso.

La sua Torre Vinaria, progettata con un sistema verticale all’avanguardia per l’epoca, è diventata un’icona del territorio. La struttura, che sfrutta la forza di gravità per ridurre l’uso di pompe, rappresenta ancora oggi un modello di efficienza e rispetto per la qualità del vino, oltre a essere un affascinante esempio di architettura rurale moderna.
Oggi, la Cantina Frentana custodisce un patrimonio fatto di oltre sessant’anni di esperienza e di un costante impegno verso la sostenibilità. I suoi vini — dal Montepulciano d’Abruzzo DOC al Trebbiano, fino al Pecorino Donna Greta e al Rubesto — raccontano il carattere autentico delle colline frentane, con sfumature che richiamano la brezza dell’Adriatico e la forza del Gran Sasso.

La cooperativa, che conta più di cinquecento soci, continua a investire in ricerca e innovazione agronomica, sostenendo pratiche di agricoltura biologica e viticoltura di qualità. Progetti come il “Vigneto Qualità” e la “Banca dei Vigneti” testimoniano una visione che guarda al futuro senza dimenticare le radici.
Nel tempo, la Cantina è diventata anche un luogo di incontro e cultura: Cantine Aperte, le conferenze “Stelle della Cooperazione” e l’ingresso nella rete nazionale The Wine-Net ne confermano il ruolo di ambasciatrice del vino abruzzese nel mondo. www.cantinafrentana.it
Dalle riserve naturali ai borghi del silenzio

Dal mare alle montagne il passo è breve, eppure sembra di attraversare un intero mondo. Il paesaggio cambia volto: i profili morbidi della costa lasciano spazio ai rilievi imponenti, l’aria si fa più frizzante, i suoni più nitidi, e la natura torna a dominare la scena. Tra i faggi secolari e i pascoli sconfinati del Voltigno e della Valle d’Angri, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, ogni passo diventa un incontro con l’essenza più autentica dell’Abruzzo.
Camminare lungo i sentieri di questa zona significa rallentare, ascoltare il silenzio e lasciarsi guidare dallo sguardo che si perde nella Piana del Voltigno, un altopiano di straordinaria bellezza, modellato dal tempo e dalle stagioni. A prima vista appare piatto, come il fondo di un’antica caldera vulcanica, ma basta addentrarsi un po’ per scoprire piccoli laghetti, dolci pendenze e scorci che si aprono all’improvviso. Qui il panorama si anima di cavalli che pascolano liberi, muovendosi con la stessa grazia con cui il vento sfiora i prati.

Dopo l’escursione la scoperta prosegue a tavola, dove il gusto torna protagonista. A Villa Celiera, patria riconosciuta degli arrosticini, la tradizione si tramanda con orgoglio e semplicità. Nell’home restaurant I Merletti, accolti dal calore dei padroni di casa, si ritrova l’anima più vera dell’Abruzzo: formaggi d’alpeggio dal sapore intenso, ricotta di pecora appena affiorata, e naturalmente gli arrosticini, serviti fumanti e accompagnati da un calice di Montepulciano, vino robusto e conviviale.

Si racconta che proprio qui, negli anni Trenta, siano nati i primi arrosticini, quando i pastori, per non sprecare la carne ovina più dura, iniziarono a tagliarla a piccoli cubi infilzandola su stecchini di legno e cuocendola sul fuoco vivo. Oggi, quella semplice intuizione è diventata un simbolo della cucina abruzzese, espressione di un territorio che vive ancora nel rispetto dei suoi ritmi antichi, dove ogni piatto, come ogni sentiero, racconta una storia di autenticità, fatica e amore per la propria terra.
Penne, la città di mattoni e di storia
Non molto distante da Villa Celiera, arroccata su quattro colli — Sacro, Romano, Castello e Cappuccio — Penne domina il paesaggio abruzzese con il suo fascino autentico. Inserita dal 2012 tra I Borghi più belli d’Italia, la città deve il suo nome all’antico termine “Pinna”, che indicava proprio un’altura. Le sue origini, però, risalgono ben prima del Medioevo: già nell’età del ferro qui sorgeva un insediamento vestino, divenuto poi capitale di questo popolo italico.

Conosciuta come “Città del Mattone” per l’uso diffuso di questo materiale nei palazzi e nelle pavimentazioni, Penne conserva ancora oggi un centro storico di rara armonia. Il suo ingresso principale è Porta San Francesco, risalente al 1780, sormontata dalla statua del patrono San Massimo e affiancata da una torre urbana del XV secolo e dalla chiesa di San Nicola.
Il cuore della città è piazza Luca da Penne, dove sorgono il municipio e la chiesa di San Domenico con il suo elegante chiostro. Costruita nel Duecento e rinnovata in epoca barocca, la chiesa custodisce un altare in marmi policromi e una statua quattrocentesca della Madonna in trono. Poco distante si trova la Cappella del Rosario, scrigno seicentesco di legni intagliati e soffitti a lacunari.

Tra le residenze storiche spicca la Casa di Margherita d’Austria, figlia di Carlo V e duchessa di Penne nel Cinquecento, che visse qui durante il dominio dei Farnese. Il suo palazzo, rinascimentale e nobile, custodisce ancora un cortile loggiato e antichi ambienti segreti.
Da non perdere anche la Chiesa dell’Annunziata, gioiello barocco con facciata concava e interni luminosi, e il Palazzo del Bono, esempio di barocco abruzzese sorto dall’unione di antiche dimore. Oggi ospita la Fornace Del Bono, laboratorio di ceramiche artistiche ispirate alla tradizione vestina e un raffinato jazz club che anima le serate del borgo.
L’Aquila, la rinascita della cultura

Per completare questo viaggio all’insegna dei sapori non può mancare la maestosa L’Aquila, proclamata Capitale Italiana della Cultura 2026. All’ombra delle montagne, L’Aquila si presenta come un gioiello rinato dalle proprie ferite: una città che, dopo il sisma del 2009, ha saputo risorgere con dignità, trovando nella cultura, nell’arte e nella bellezza le fondamenta della sua rinascita.

Passeggiando tra le sue piazze luminose e i vicoli del centro storico, si respira un’atmosfera sospesa tra passato e futuro. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio, con la sua facciata in pietra rosa e bianca, è un capolavoro del romanico-gotico abruzzese e simbolo spirituale della città. Poco distante, il Forte Spagnolo, chiamato anche Castello Cinquecentesco, oggi sede del Museo Nazionale d’Abruzzo, domina con la sua imponenza il panorama urbano. Ogni angolo de L’Aquila racconta una storia di eleganza e resilienza: qui il tempo sembra rallentare, invitando alla riflessione e alla contemplazione.

Salendo e scendendo per le vie acciottolate, meritano una sosta le celebri 99 Cannelle, la fontana monumentale che celebra i novantanove castelli fondatori della città, nata nel XIII secolo per favorire il commercio e l’unione tra le diverse comunità.

E come ogni viaggio che si rispetti, anche questo richiede una pausa golosa: quella perfetta si trova dai Fratelli Nurzia, storica pasticceria aquilana famosa per il suo inconfondibile caffè al torrone – una delizia cremosa e profumata al cioccolato che regala la giusta energia per affrontare le salite e le discese della città. Impossibile non lasciarsi tentare dai torroni artigianali, bianchi o al cioccolato, veri protagonisti delle tavole natalizie abruzzesi: www.torronenurzia.it.

Per un’ultima immersione nei sapori autentici, l’indirizzo da segnare è l’Osteria Da Giorgione, nel cuore del centro storico, a pochi passi da Piazza Duomo. Qui tutto è genuino e “a chilometro zero”: dall’olio extravergine alle uova, dal pane artigianale all’acqua, tutto proviene dalla loro azienda agricola e dalla loro cucina. Le porzioni sono generose e il gusto è quello sincero della tradizione. Da non perdere il gelato allo zafferano, raffinato e profumatissimo, e la cantina, un vero e proprio viaggio enologico tra i migliori vini d’Abruzzo.

La selezione completa è consultabile sul loro sito ufficiale: www.osteriadagiorgione.com/cantina/.
Un pranzo qui è molto più di un pasto: è un saluto affettuoso all’Abruzzo, terra che unisce forza e dolcezza, storia e sapore, tradizione e rinascita.
Un Abruzzo da vivere, gustare e ricordare
Questo viaggio dall’Adriatico al Gran Sasso, fino al cuore dell’Aquila, è un invito a vivere l’Abruzzo con lentezza, lasciandosi sorprendere dalla sua bellezza autentica e dai suoi sapori unici.
Qui, ogni pedalata, ogni passo e ogni sorso diventano un modo per entrare in sintonia con una terra generosa, fatta di cibo, sorrisi e orizzonti che non si dimenticano.
Un Abruzzo che si gusta e si respira, passo dopo passo, calice dopo calice.
Info:
Silvia Donatiello
