Il Polesine, una terra dai ritmi rallentati, simili a quelli del fiume che, carico di detriti, scivola ormai lentissimo verso il mare
La strada statale Romea sembra tagliare l’universo in due parti: da un lato il mondo del terzo millennio, con le piatte campagne coltivate e i territori strappati alle acque dalle bonifiche. Dall’altra il Delta, dove sottile e indefinita è la linea che distingue la terra all’acqua, il dolce dal salmastro. Percorrendo la statale Romea che collega Chioggia a Ravenna, o ancor meglio se la lasciamo per seguire strade secondarie, incontriamo un paesaggio inconsueto: un grande fiume, il Po, che si ramifica in tante direzioni, un ambiente naturale e lussureggiante, dove miriadi di uccelli di tante specie si levano in volo radente, mentre una nebbia leggera attenua il tramonto. Ancora tutto da scoprire, il Delta offre infinite possibilità di esplorazione di un ambiente in cui la natura è ancora la dominatrice assoluta.
Le valli, i canali, gli acquitrini, i canneti e le pinete hanno creato una sorta di labirinto naturale in cui può essere molto bello indugiare e lasciarsi andare a bordo di una barca a raccogliere le impressioni di un paesaggio che vive i ritmi a cui non siamo più abituati da tempo. Infatti, un paesaggio che si perde, dove l‘unico elemento verticale è quello dei campanili, che non riesce a superare l’altezza degli argini. Un mondo fatto di canneti che suonano mossi dal vento, di lagune e di valli di pesca dove regnano sovrani il fenicottero, la volpoca e il cavaliere d’Italia. Il Parco Naturale del Delta è nato nel 1997 tra burrascose polemiche, nonostante che il piano dell’area che lo ha accompagnato sia stato premiato come il migliore in Europa per qualità urbanistica.
Dal Po Grande o di Venezia si dirama a nord il Po di Maista (il Po di Levante, porta d’accesso delle merci di navi che provengono da Grecia e Russia cariche di tufo o pietre per fare ghiaia colorata e risalgono la corrente su chiatte e imbarcazioni di trasporto, essendo regolamentato dalla chiusa di Volta Grimana, non può dirsi veramente ramo attivo). È anche il ramo più giovane, nato da due storici interventi sul corso del fiume: la deviazione delle acque di Ficarolo nel XVI secolo, con cui la Serenissima deviò a sud il Po creando un canale per collegare il ramo del fiume in prossimità di Ponte Viro con la Sacca di Goro riuscendo così a salvare la laguna. A sud si diramano il Po Piccolo o di Goro, il Po della Donzella, il Po di Gnocca e il Po delle Tolle. Nella parte terminale il Po di Venezia viene chiamato Po di Pila che a sua volta si divide in Busa di Tramontana a nord e in Busa di Scirocco a sud, e il Taglio di Porto Viro.
Nella cuspide verso il mare il Po si chiama Busa Dritta e sfocia a Punta Maistra dove c’è il Faro di Pila. Nei punti dove il mare riesce a penetrare con le sue onde si formano le sacche, uniformi distese d’acqua salata a fondale basso delimitate dai bracci di fiume. Sia nelle lagune, che nelle sacche si allevano i prelibati mitili e si pratica la pesca, si cattura il novellame, il piccolo pesce che viene allevato in valle. Le lagune del Delta del Po sono sette: Caleri, Vallona, Barbamarco, Batteria, Brucio, Basson e Monelli Levante; le sacche due: Sacca Canarin e Sacca degli Scardovari. Lasciando ai lettori il gusto della ricerca di angol suggestivi, di un percorso a ritroso nel tempo, alla riscoperta di una natura che ci riporta alle nostre origini, in un territorio in continua evoluzione.
Un fine settimana nel Delta, è un appuntamento da vivere con entusiasmo, che sarà ampiamente ripagato. Appunti: dormire – Hotel Gran Delta – Rosolina, tutti i venerdì cena tipica a base di pesce, e rappresentazione di “Metti una sera a cena….con il Teatro” . Un mirabile esempio di come si possa unire il godimento ludico con il rispetto della Natura e la valorizzazione di un territorio: è simboleggiato dal Canarin, amatissimo ristorante nel cuore del Delta del Po, di Porto Tolle, dove si carica il cuore di aspettative, poiché si fende un paesaggio di rara bellezza, il quale sfocia letteralmente nella struttura, un’autentica palafitta che si specchia sulle acque del Polesine.
Jimmy Pessina
Foto di Jimmy Pessina