Nel cuore del Parco Reale di Bruxelles, un piccolo chiosco di legno trasmette suoni dal mondo, 24 ore su 24

Si chiama Kiosk Radio, e non è solo una stazione: è diventata il simbolo della trasformazione culturale della capitale belga. Prima era solo un luogo di passaggio frettoloso, o un’area un po’ dimenticata; oggi è uno degli epicentri più vitali della scena artistica ed elettronica europea. Qui si balla, si chiacchiera, si improvvisano mini-festival. E non importa se piove o nevica: i DJ suonano comunque, dietro una vetrata che vibra al ritmo di beat e curiosità.
Tanto è stato l’impatto di Kiosk Radio, che le autorità cittadine hanno concesso agli organizzatori anche l’uso dell’anfiteatro neo moresco adiacente per ospitare il festival Woodblocks, che tornerà dal 5 al 7 settembre con la sua terza edizione. Un evento all’aperto che promette tre giorni di musica elettronica e comunità, nel cuore verde di Bruxelles.
Il futuro che nasce dalla memoria
Quello di Bruxelles è un rinascimento culturale che affonda le radici nel passato. Nuove gallerie d’arte, club multidisciplinari e centri creativi stanno fiorendo proprio dove un tempo si trovavano fabbriche, mense o sedi finanziarie. Come la galleria Stems, oggi uno degli spazi espositivi emergenti più interessanti della città, che occupa l’ex mensa dei laboratori Solvay, dove cenavano insieme Marie Curie e Albert Einstein. O come il nuovo Reset Atelier, nato dall’ex sede della Banca Nazionale davanti alla cattedrale: un luogo ibrido tra atelier, sala espositiva e laboratorio di idee.
Non è un caso che nel 2026 apra i battenti anche il Kanal Centre Pompidou, versione belga del celebre centro parigino, ospitato in una gigantesca ex fabbrica Citroën: un chiaro segno di come Bruxelles stia convertendo le sue cicatrici industriali in linfa culturale.

Dalla distopia al ritmo
A soli 20 minuti di treno dal centro, Horst Arts & Music Festival è l’esempio più potente di questa nuova Bruxelles. In un’ex base militare dismessa ad Asiat Park – un paesaggio quasi distopico, dominato da ciminiere abbandonate e torri in acciaio – prende forma per tre giorni un universo parallelo. Non solo un festival, ma un vero villaggio effimero, dove arte contemporanea, musica elettronica e architettura sperimentale si fondono in una delle esperienze immersive più creative d’Europa.
Ogni struttura di Horst è progettata da studi di architettura internazionali e costruita da circa 300 volontari da tutta Europa. Tra le installazioni più iconiche spicca Dark Skies: un padiglione aperto firmato da Leopold Banchini, sospeso tra cielo e suono, con 116 altoparlanti e 58 subwoofer che diffondono la musica come un respiro collettivo.
Il collettivo madrileno Burr, che ha partecipato all’edizione 2024, ha ideato invece uno spazio modulare, con una grande tenda circolare e pareti mobili, pensato per ospitare sia performance artistiche che talk culturali. In questa visione, l’architettura diventa linguaggio del possibile, del temporaneo e dell’interattivo.
Una creatività più accessibile
Sempre più artisti, designer, musicisti e architetti stanno scegliendo Bruxelles come base operativa. Vivere nella capitale belga è sensibilmente meno costoso rispetto ad altre metropoli europee come Berlino, Amsterdam o Parigi. La città è ben collegata con il resto del continente, grazie all’alta velocità, e negli ultimi anni ha saputo attrarre una comunità creativa sempre più internazionale. Negli ultimi cinque anni si è assistito a un’ulteriore accelerazione di questo fenomeno: iniziative culturali locali si sono arricchite di nuovi flussi creativi, sostenute anche da una maggiore volontà politica di valorizzare gli spazi urbani dismessi e renderli accessibili.
Il fermento culturale di Bruxelles non si esaurisce nei suoi quartieri alternativi o nei festival d’avanguardia. Si respira anche nei numeri. Nel 2024, la città ha superato i 10 milioni di pernottamenti, record assoluto. Numeri raggiunti grazie anche all’offerta culturale e musicale, basti pensare che a maggio, nell’arco di pochi giorni, si sono svolti ben sei festival di musica elettronica nei suoi spazi pubblici. Dal monumentale Horst a Vilvoorde alla Fête de l’Iris, con Fatboy Slim a far ballare la folla davanti al Palazzo Reale. Quest’estate toccherà a giganti come Jean-Michel Jarre, la cui presenza è prevista per il 1° luglio, e Kraftwerk invece il 14 agosto, accendere la scena sonora.
La musica elettronica è diventata così una leva per rinnovare l’identità cittadina e valorizzare aree pubbliche, in particolare i tanti parchi verdi presenti in città. Anche chi non è appassionato può lasciarsi coinvolgere da un’atmosfera aperta, curiosa e sperimentale.
C’è qualcosa che pulsa sotto le pietre gotiche, tra i palazzi dell’Art Nouveau e i boulevard istituzionali. Una nuova Bruxelles sta emergendo, fatta di spazi aperti, suoni globali, architetture imperfette e creatività condivisa. Non è più solo la capitale dell’Unione Europea. È diventata, con coraggio e visione, la capitale europea della cultura underground.

Bruxelles mixa suoni e sapori: novità gourmet per l’estate
Bruxelles non sorprende solo con la sua vitalità musicale e creativa, ma anche con un panorama gastronomico in fermento. Nel 2025, ben tre nuovi ristoranti della capitale hanno ricevuto la prestigiosa stella Bib Gourmand Michelin, riconoscimento assegnato a locali che offrono qualità eccellente a buon rapporto qualità-prezzo. Inoltre, raffinati rooftop come AKAI, aperti in cima al Cardo Brussels Autograph Collection, propongono cucine fusion accompagnate dalla vista panoramica della città.
Tra le new entry più interessanti, spuntano anche locali in quartieri emergenti come Ixelles e Watermael-Boitsfort – da wine bar come Bab’s a pasticcerie vegane come Pépite Patisserie – segno che l’offerta culinaria è oggi tanto vivace quanto variegata.
In sostanza, tra un festival e l’altro nella capitale, non dimenticatevi di assaporare le novità gourmet: Bruxelles 2025 è un mix riuscito tra beat elettronici, design urbano e cucina all’avanguardia, e molto, moltissimo altro.
Info: https://www.visit.brussels/it/
Silvia Donatiello