Relais Almaranto – il boutique hotel con la cucina garbata di Mario Maniscalco
Nel cuore del Monferrato astigiano, a metà strada tra Canelli – comune famoso nel mondo per la produzione del Moscato, il vino dolce per eccellenza, e per le spettacolari “cattedrali sotterranee”, le storiche cantine che fanno parte della “Lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco” – e il comune di Nizza Monferrato, patria del Nizza DOCG – il pregiato vino ottenuto da vitigni di uva Barbera – troviamo il paese di Calamandrana e, immerso tra noccioleti e vigneti, con una vista straordinaria, il Relais Almaranto un grande cascinale di fine settecento trasformato in un lussuoso Boutique Hotel con un ristorante gastronomico, l’Adagio, che vale assolutamente una visita.
Almaranto nasce dalla passione di Alexa Schulte e suo marito Markus, imprenditori entrambi di origine tedesca con la passione dei viaggi i quali, dopo aver girato mezzo mondo per lavoro, hanno eletto l’Italia come terra in cui “piantare le tende” (e che tende!).
Il complesso è affascinante per la sua articolata struttura che comprende il boutique hotel con 23 camere, quattro sale riunioni – ciascuna con caratteristiche uniche: la Sala Banchetti, al primo piano di un antico fienile, la Barricaia, suggestiva cantina storica di oltre 100 anni con volte a botte e mattoni a vista, la Biblioteca, elegante ed esclusiva con una collezione di oltre 300 libri di cucina e lo Sky Garden, luminoso giardino d’inverno pieno di piante e con un tetto apribile che lo trasforma in una ariosa terrazza all’aperto – una grande piscina attrezzata, una palestra e, soprattutto, due ristoranti: Anima bistrò, ricavato in un antico fienile, con una splendida e impagabile vista sui vigneti e sulle montagne, ma anche con la piacevole possibilità di pranzare a bordo piscina, e Adagio, ristorante gourmet affidato alle abili mani di Mario Maniscalco, giovane e talentuoso cuoco siciliano che, dopo una serie di esperienze a Torino, Asti e successivamente a Londra, nel 2021 entra nello staff di Adagio come sous-chef e l’anno successivo ne assume meritatamente il comando.
Una cena da Adagio è davvero una armoniosa esperienza, sia per la piacevolezza del locale sia per l’alto livello delle proposte gastronomiche.
La scelta delle poltroncine in velluto ai tavoli evita all’ospite la sofferenza che molte volte si prova con sedie di design che sacrificano il comfort nei confronti dello stile. Qui sei comodo, rilassato e puoi concentrarti sulle proposte del menù che rappresentano un bel viaggio gastronomico.
Ho molto apprezzato anche la mise en place ben curata (sono stufo di vedere i tavoli dei ristoranti, anche di quelli stellati, senza tovaglia…sarò fuori moda, ma non sono per il minimalismo!) e la presenza di bicchieri Riedel in cristallo ne accresce il fascino.
Oltre alla scelta dalla carta, sono due le proposte di menù degustazione: “Incontri”, 5 portate in un percorso più classico, anche se con buon estro, e “Riflessi nella materia”, un piccolo viaggio materico che prevede, come si legge dalla carta, “5 portate (5 ingredienti, 5 materie, infiniti modi di esprimersi e riflettersi). Un menù che non segue l’ordinaria concezione di catalogare un pasto nelle sue classiche portate. Un’esperienza culinaria, in cui i sensi si confondono, e ad esempio il salato diventa dolce o all’inverso. Non segue regole, segue la MATERIA, rispettandola ed esaltandola”.
L’esperienza gustativa è appagante in entrambi i percorsi, piacevolmente introdotta dallo stuzzicante “benvenuto dello chef”, identico per tutti e due i menù, che ben predispone alle portate successive: cresta di pollo mantecata nel suo brodo, macaron “fish and chips”, perla di salsiccia di Bra con marmellata alle cipolle, oliva verde con gel alle arance, polpettina di parmigiano fritto con schiuma allo zabaione e guanciale e gazpacho di pomodoro aromatizzato al cardamomo e latte di cocco.
Del menù “Incontri” ho trovato particolarmente interessante un budino di barbabietola e patata rossa, mousse di robiola alle erbe, cracker ai pinoli, crema di valeriana e scalogno in cui la terrosità dell’ortaggio è mitigata dalla patata e dalla robiola, il biscotto crea un bel contrasto di sapidità e la crema di valeriana ammorbidisce il boccone. Un elegante Ruchè del 2011 con una leggera speziatura è il vino scelto per questo piatto dalla brava maître e sommelier Rachele Bottino, giovane ma con ottima padronanza negli abbinamenti scelti da una cantina di oltre 200 selezionate etichette regionali e internazionali.
“Tonnada” è la seconda, colorata portata, che unisce due piatti tradizionali piemontesi in un unico piatto ricreando un’insalata russa con creme di piselli, di carote e di patate con l’uovo poché come ingrediente della maionese e, al posto del vitello tonnato, lamelle di tonno rosso crudo e salsa all’acciuga con chips di capperi. Un piatto che sa di allegria, accompagnato da un interessante Pinot Gris tedesco, aromatico e con un leggero sentore di legno, dovuto al passaggio in tonneau.
Di assoluta golosità “Gambero & Torre”, ravioli al nero di seppia, ripieni di formaggio Torre e nocciole, bisque di gambero rosso di Mazara, gambero crudo e aria di nocciola, un piatto dal sapore intenso e di grande soddisfazione. L’abbinamento è insolito, un Moscato secco del 2020 biologico e affinato in anfora, leggermente balsamico.
La chiusura esteticamente bella e al top come golosità è per “Tonda & Gentile”, apoteosi della nocciola in più consistenze: spuma, curd, gelato, biscotto e croccante salato con l’abbinamento di un Alta Langa dalla bollicina delicata e non invadente.
Del percorso “Riflessi”, ho trovato davvero goloso “Cipolla”, un piatto che non avrei mai liberamente scelto dalla carta per timore delle tipiche problematiche che questo vegetale comporta…e me ne sarei pentito amaramente: un gusto straordinario, una morbidezza, una sofficità nella preparazione che, quasi quasi, mi stava spingendo a richiedere un secondo assaggio!
L’abbinamento è con il mio vino bianco preferito, un Riesling renano, in questo caso non della Mosella ma prodotto nella vicina Nizza Monferrato. Buona l’intensità e l’acidità.
Altro piatto equilibrato e molto ben eseguito è il “Cioccolato”. La cottura al sangue della carne di cervo è perfetta e la salsa al cioccolato fondente contrasta molto bene il retrogusto dolciastro del cervo, completano il piatto arance in carpione e chips di carbone. Per un secondo così intenso l’abbinamento proposto è con un Syrah del 2012; l’affinamento in botti di rovere ha sviluppato sentori speziati e di tabacco e cioccolato…un vino ideale per questo piatto!
Tenendo fede alla descrizione iniziale, il salato diventa davvero uno squisito dolce: quenelles di baccalà in tre versioni abbinate alle eleganti bollicine di Alta Langa chiudono il menù “Riflessi”.
Le coccole finali, accompagnate da un piacevole tè freddo al limone a rinfrescare il palato, sono la chiosa ultima di un percorso di grande soddisfazione.
L’arte culinaria di Mario Maniscalco, ben coadiuvato dalla giovane brigata di cucina, è diretta, immediata e senza inutili orpelli, con incontri di sapori che mescolano la sua sicilianità al Piemonte con guizzi di estrosa genialità e di tutto questo ne beneficia il palato. Il garbo nell’impiattamento, infine, ben soddisfa l’occhio.
Un’ultima annotazione: sempre di più nei ristoranti si tende a “fare in casa” anche ottimo pane, grissini e focacce con farine di varie tipologie.
È una gran bella idea. Il pane è un alimento semplice, ma il pane artigianale di qualità – e quello preparato da Mario Maniscalco lo è davvero – è un lusso che fa la differenza.
RELAIS ALMARANTO
- Regione Quartino, 6
- Calamandrana (AT)
- Tel. 0141 1847040
- adagio-calamandrana.it
- it.almaranto.it
Paolo Alciati