Sarà che le tele costano parecchio, e di questi tempi non è il caso di scialare, oppure che la primavera è sbocciata e la frutta di stagione riempie di colori le bancarelle di frutta e verdura. Sarà tutto questo, diamolo per buono giusto il tempo di darsi una spiegazione sulla crescita continua di un filone di artisti che ha deciso di dire basta a travertino, ciliegio e onice, per dedicarsi alla decorazione delle banane. Capofila della tendenza è un giapponese dal nome ovviamente difficile: Keisuke Yamada. Costui, armato di un cucchiaio, alcuni stuzzicadenti, molta pazienza e almeno una lente d’ingrandimento, ha iniziato anni fa a ornare ogni frutto gli portasse la mamma a fine pasto, fino a capire che è la banana, nient’altro che la banana, la tela migliore offerta da madre natura. Un giorno, si legge, ne osserva una dopo averla sbucciata e quasi per scherzo disegna un volto. Sta iniziando la seconda vita di Keisuke, 25 anni e sguardo un po’ spiritato, elettricista di giorno e bananista a tempo perso: anni di esercizi, tentativi e prove con centinaia di banane incise, fotografate per postate su qualche social e alla fine mangiate, probabilmente incidendo non poco sul bilancio familiare di casa Yamada, fino a trasformarlo in una celebrità in materia, che oggi è disponibile ad esporre in tutto il mondo, a patto di trovare una cella frigorifera dove sistemare le sue opere dopo la chiusura o un pubblico disposto a mangiarsi tutto al termine della performance.
A lui, dice sicuro, basta una mezzora per finire un’opera d’arte ricca di potassio: con il cucchiaio liscia la polpa, con gli stuzzicadenti la incide a piacere. Tutto qui.
Forse si tratta solo di un nuovo modo di interpretare l’arte, espressione umana intesa come la continua a ricerca di traguardi sempre nuovi da superare, ma la “banana art” imperversa fra oriente e occidente e promette nuovi scenari. Gli adepti della disciplina, peraltro qualcuno bravo davvero, molte volte si concentrano sulla buccia, notoriamente gialla ma che a contatto con l’aria produce in breve tempo un’ossidazione che tinge di scuro qualsiasi intaglio, così da permettere a chi lo sa fare di giocare sui chiaro-scuri, incidendo più a fondo dove serve e sfiorando appena nei punti dove invece non è il caso. Mentre altri banana-artist, come ad esempio Keisuke, preferiscono complicarsi un po’ l’esistenza modellandone la polpa fino a realizzare un’infinita galleria di ritratti fantasiosi, alcuni ripresi da film (i mostri della saga “Pirati dei Caraibi” e di “Alien”, ad esempio), altri ispirati a celebrità, simili agli originali nell’espressione del volto ma inevitabilmente trasfigurati nel fisico in tante banane. Fra le più recenti produzioni perfino William & Kate, diventati banane dall’aspetto regale, ma pur sempre banane.
Germano Longo