Workshop “Tradizione, Cultura, Identità: il Vino oltre confine” ad Alghero
Per affrontare i mercati internazionali del vino ci vogliono basi solide, buone strategie di marketing mix, competitività e soprattutto una produzione in qualità e quantità che possa sostenere le richieste delle varie aree e in special modo di quelle più desiderate, gli USA e la Cina. Se una di queste caratteristiche è carente le difficoltà rischiano di essere insormontabili.
Per verificare le potenzialità e le opportunità da cogliere per misurarsi con il mercato mondiale, nello scorso mese di maggio una dozzina di produttori sardi hanno dato vita nella deliziosa cornice dell’Hotel Punta Negra in quel di Alghero ad un workshop organizzato da Affinità Elettive dal tema “Tradizione, Cultura, Identità: il Vino oltre confine” confrontando le loro esperienze con quelle di chi i mercati li vive tutti i giorni in modo intenso – come Luca Giavi, Direttore del Consorzio del Prosecco DOC – di chi li studia in modo approfondito con una squadra di collaboratori internazionali altamente specializzati – come Stevie Kim, Managing Director di Vinitaly International – e inoltre di chi li racconta attraverso le innumerevoli esperienze vissute, le partecipazioni ad eventi specifici e le comparazioni degustative, come i giornalisti di settore intervenuti.
I temi e gli argomenti dibattuti sono stati numerosi e affrontati in modo altamente professionale, gli interventi hanno fornito numerosi spunti di riflessione e sicuramente le conclusioni hanno lasciato aperte parecchie possibili interpretazioni, ma una su tutte è la modalità individuata per tracciare un percorso che possa dare le giuste soddisfazioni: liberarsi dall’individualismo che troppo spesso contraddistingue le iniziative messe in atto per toccare gli “altri” mercati, perché è indispensabile fare gruppo promuovendo l’intero territorio, muoversi uniti dopo aver confrontato le molteplici esperienze e aver fatto tesoro della “best practice” di chi ha già raggiunto anche solo un minimo di successo, perché altrimenti si rischia fortemente di rimanere travolti da un mondo che è troppo al di là delle proprie possibilità, che non si può affrontare con le singole forze e che, se non si hanno i “numeri” richiesti, non ti prende nemmeno in considerazione. Insomma…la sconfitta con forti perdite è dietro l’angolo se l’approccio è troppo “fai da te”.
L’esperienza e la preparazione di Stevie Kim sono state fondamentali per presentare ai produttori una serie di ostacoli che devono essere valutati prima di buttarsi a capofitto in avventure oltreoceano spinti dal miraggio dei grandi numeri.
Il suo approccio è stato molto diretto, ma realistico ed efficace, d’altronde inutile illudersi se – come da lei ampiamente illustrato nel suo intervento – non si conoscono bene le lingue, non si dispone di collaboratori internazionali specializzati e con conoscenza dei territori e delle mentalità dei popoli ai quali si vanno a proporre i propri prodotti.
Se non si conoscono a fondo i mezzi per comunicare con persone che hanno usi e costumi che differiscono nettamente dai nostri, tutto lo sforzo, mentale, materiale ed economico si trasformerà in un bagno di sangue… In oriente non utilizzano WhatsApp, Facebook o Twitter, ma un social media che si chiama WeChat e che ha oltre 500 milioni di utenti, non conoscono Amazon ma le transazioni avvengono attraverso la stessa WeChat e altre applicazioni.
Risulta quindi ovvio che prima di intraprendere una iniziativa di teorica vendita in quei mercati bisogna analizzare e valutare le proprie potenzialità e, detto a malincuore, se la potenzialità è ridotta è meglio lasciar perdere e rivolgersi a paesi che possono più facilmente assorbire la produzione limitata ma di alta qualità che può essere proposta da questo meraviglioso territorio.
Fare sistema non è solo un facile slogan, ma una necessità e a tal proposito l’esperienza presentata da Luca Giavi, Direttore del Consorzio del Prosecco DOC, è stata illuminante. I numeri del Consorzio sono impressionanti, espressioni altamente significative di un successo che in pochi decenni ha portato le quasi 11.600 aziende produttrici associate a raggiungere un fatturato di oltre 1,9 miliardi di euro a fronte di oltre 410 milioni di bottiglie prodotte delle quali il 75% distribuite all’estero (dati del 2016).
“Italian Genio” è il claim del Consorzio e l’esaustiva spiegazione di Luca Giavi ha ben illustrato il progetto che da quasi un decennio è perseguito dai responsabili della denominazione leader tra gli spumanti italiani: far conoscere un territorio facendo prima percepire dove è collocato quel territorio, una nazione universalmente conosciuta e apprezzata, culla di arte, cultura e meravigliosi paesaggi e far discendere il prodotto Prosecco come naturale conseguenza dell’italico genio, solo a quel punto si possono far emergere le peculiarità e le diversità dei singoli, sempre rimanendo in un contesto di Consorzio, unito e vincente. Percorso assolutamente riuscito, a giudicare dai numeri, ma che va costantemente monitorato, arricchito da ulteriori iniziative, tenuto vivo da continui contatti…nessuno si può permettere di specchiarsi nei risultati, in special modo i primi della classe.
Scendendo nel particolare, è stata data voce ai singoli produttori che sono saliti alla ribalta con le loro produzioni di ottimo livello, alcune di vera eccellenza. E lì sono emerse le storie di un popolo tenace, instancabile lavoratore, ingegnoso e intraprendente per soddisfare il desiderio di emergere di ognuno dei personaggi che si sono avvicendati nelle varie presentazioni, ottimamente coordinati dal giornalista Francesco Fadda, di Repubblica Sapori.it e da Pasquale Porcu, storico e apprezzato redattore de La Nuova Sardegna, e sottoposti alle domande e alle riflessioni di colleghi di varie testate di settore che son riusciti a far emergere aneddoti e storie di assoluto interesse, pur sapendo che il carattere isolano non eccelle in espansività.
Ma oltre alle emozionanti storie, sono emerse alcune carenze di base che, per stare al passo con un mercato che viaggia a ritmi velocissimi e a volte frenetici, dovranno essere superate; basti pensare, solo per fare un esempio, all’aggiornamento sui singoli siti web, comuni purtroppo a produttori di tutta Italia, che dovranno essere trasformate in nuove opportunità di miglioramento, fornendo immagini e testi aggiornati, magari anche tradotti in lingua in funzione delle zone alle quali si punta.
Per sviluppare i fatturati bisogna anche attirare con proposte accattivanti l’enoturista, il cui indotto sta creando possibilità insperate di incassi. L’ultima relazione di Floriano Zambon – presidente dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino – ha evidenziato che il giro d’affari creato da questa nuova figura di appassionato è di oltre 2,5 miliardi di euro, ma che viene principalmente disperso in hotel e ristoranti al di fuori delle cantine. Ecco quindi che attrezzare le cantine per offrire opportunità di visite, di accoglienza, di ristorazione e in alcuni casi anche di ospitalità può risultare un grosso ausilio per tutti, anche perché la spesa per cibi e bevande non è mai stata così alta e il wine & food, oltre che motivazione di viaggio, è ormai prima voce di spesa turistica in Italia.
Le cantine – Atlantis, Cantina del Vermentino Monti, Gostolai, Gregu, Masone Mannu, Mura ‘e Lughe, Sardus Pater, Siddura, Silvio Carta, Su’ Entu, Unmaredivino –
hanno successivamente dato vita ad una degustazione delle loro ottime produzioni, simbolico brindisi a suggello di un evento che, se utilizzato con acume, da questa prima edizione dovrà implementarsi di anno in anno, trasformandosi da semplice unità di intenti ad articolata operatività comune, finalizzata alla diffusione della conoscenza di questa meravigliosa regione e dei suoi prodotti enogastronomici, della ricchissima produzione e della alta qualità dei loro vini e, per avere risultati immediati e consolidati, prima di partire alla conquista del mondo forse conviene iniziare dalla nostra penisola. È più facile e meno dispendioso…
Paolo Alciati