Il 1935 è un anno di svolta negli avvenimenti mondiali: da un lato crescono le innovazioni tecniche e scientifiche, il mondo diventa sempre più piccolo grazie allo sviluppo impetuoso dei trasporti; dall’altro scatta la corsa al riarmo, prima avvisaglia dei conflitti che avrebbero mutato il corso della storia negli anni immediatamente a venire.
E’ in questo contesto che il conte Gaetano Marzotto jr (1894-1972) rileva dalla famiglia Stucky una vasta tenuta fra Villanova e Portogruaro (Ve), mille ettari di bassa pianura (140 destinati ai vigneti) che si tuffano nel mar Adriatico; una terra ricca di storia, impiegata dall’Impero Romano alla Serenissima come granaio e vigna, ma in declino.
E’ qui, in un latifondo che abbisogna di profonde trasformazioni, che Gaetano Marzotto jr decide di realizzare la sua visione imprenditoriale. Un’agricoltura moderna, gestita managerialmente, in grado di rispondere all’accresciuto fabbisogno di prodotti alimentari attraverso una profonda trasformazione tecnologica, con la sistemazione definitiva della componente agricola, completando le bonifiche e avviando nuove colture, e, soprattutto, un cambiamento radicale nelle relazioni sociali, eliminando il precariato e stabilizzando lavoro e reddito. Caratteristica questa che verrà estesa e mantenuta comprendendo anche i coltivatori e i fornitori terzi: una sostenibilità sociale che è oggi uno dei punti di forza del “modello enologico” Santa Margherita.
La visione del Fondatore è frutto della profonda conoscenza non soltanto delle regole dell’economia maturata nel settore industriale d’origine – il tessile – ma anche di radicate relazioni ed esperienze internazionali sviluppate nei decenni precedenti, approfondite in studi e viaggi personali nei maggiori distretti agricoli mondiali.
E’ da queste intuizioni che nascono Santa Margherita – il nome è quello della amatissima moglie scomparsa nel 1939, Margherita Lampertico Marzotto – e le innovazioni che la contraddistingueranno in tutti i suoi primi ottanta anni di attività.
Sin dall’avvio, infatti, Santa Margherita presenta caratteri distintivi, diventando una vera e propria case history, un esempio della rinascita del Paese nel secondo dopoguerra, visitata e studiata da politici ed economisti (nel 1963 il magazine Time la indicò fra i protagonisti del “miracolo italiano”).
Qui Gaetano Marzotto jr ha investito non soltanto risorse ingenti, ma un intenso e continuo impegno personale.
L’esempio più limpido è la “costruzione” di Villanova sul modello della “città nuova” di Valdagno.
Villanova era poco più di un villaggio agricolo, al centro della tenuta originaria, caratterizzata da poche costruzioni in pietra (fra le quali la “Casa Rossa” di fine ‘600 che ospita il “quartier generale” del Gruppo Vinicolo) e dalla presenza di vasti tratti paludosi nel suo territorio.
La trasformazione operata fu imponente: oltre alla sistemazione idrica vennero realizzati un complesso industriale, le abitazioni dei dipendenti, un asilo, scuole professionali, una casa di riposo, ambulatori medici, luoghi di ritrovo e una stazione balneare, a Jesolo, mantenendo una linea architettonica comune.
Quasi immediato il passaggio alla produzione di vini di qualità, per arrivare alla definitiva consacrazione nel 1961 col Pinot Grigio. Per la prima volta questo vitigno veniva vinificato in bianco ed il successo fu immediato: si aprirono le porte del mercato statunitense (dove rimane tutt’oggi l’icona dei bianchi italiani) dando il via a una nuova generazione di vini che dal Bel Paese conquisterà il mondo.
Da quel momento è tutta un’espansione; al nucleo originario di Fossalta di Portogruaro vengono affiancate via via nuove tenute: Kettmeir in Alto Adige, Ca’ del Bosco in Lombardia, Tenimenti Lamole e Vistarenni nel Chianti Classico, Terrelìade in Sicilia, Sassoregale in Maremma, Torresella nel Veneto Orientale e Refrontolo nel cuore della denominazione Conegliano Valdobbiadene dove, sin dal 1952, Santa Margherita produce, fra i primi, un Prosecco Spumante, metodo charmat.
Ma le innovazioni non si fermano qui: proseguendo la “competenza Marzotto” nella produzione di energia da fonti rinnovabili (le centrali idroelettriche che alimentavano sin dall’Ottocento il polo tessile berico), Santa Margherita raggiunge l’autosufficienza energetica grazie a due progetti specifici: una centrale a biomasse e un impianto fotovoltaico che comportano un risparmio annuo di 240 tonnellate di anidride carbonica non immesse nell’atmosfera.
Tutto questo – assieme alla scelta della piena sostenibilità nei vigneti ed all’avvio di una strategia di “carbon neutrality” – è compreso nel logo speciale che dal 1° gennaio campeggia in tutta la comunicazione di Santa Margherita Gruppo Vinicolo: un messaggio semplice e diretto, una foglia verde a indicare la tradizione agricola e la rotta green di quella che è oggi una delle prime realtà italiane nel settore del vino e un affermato simbolo del “made in Italy” nel mondo, saldamente nelle mani della famiglia del Fondatore, oggi giunta alla settima generazione attiva in Azienda.
Un calendario di appuntamenti narrativi mensili non mancherà di rivisitare i momenti salienti, riscoprendo le tenute in territori straordinariamente vocati alla vitivinicoltura di qualità, per assaporare “tra le righe” vini di qualità che trovano un crescente apprezzamento nel mercato.
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Paolo Alciati
Fonte: Uff. Stampa