La quarta edizione di Spirit Of Scotland, manifestazione dedicata alla diffusione della cultura del Whisky Scozzese e non, chiude i battenti affermandosi anche quest’anno come l’evento nazionale più importante del settore.
Successo confermato dalla grande partecipazione di neofiti appassionati ed esperti che, negli spazi del Salone delle Fontane di Roma, oltre alla possibilità di assaggiare ben 2.000 etichette hanno potuto usufruire di seminari, eventi, masterclass e degustazioni selezionate di prodotti di eccellenza.
Così organizzata la manifestazione di quest’anno diventa una esperienza globale coinvolgente, capace di comunicare e promuovere la cultura del Whisky in ogni suo aspetto e soddisfacente per ogni tipo di pubblico.
Grazie alla gentile collaborazione di Andrea Franco, organizzatore della manifestazione, abbiamo la possibilità di approfondire alcuni temi legati alla manifestazione e al mondo del Whisky:
Quali sono le tue impressioni finali su Spirit Of Scotland 2015? Che significato edizione dopo edizione sta acquisendo la manifestazione?
L’edizione 2015 di Spirit of Scotland ha fatto registrare l’ennesimo passo in avanti nell’organizzazione di questo evento. Ogni anno riusciamo a perfezionare qualcosa, cercando di aprire nuovi orizzonti. Quest’anno il passo grande è rappresentato dalla nuova location, più spaziosa, in grado di accogliere tutti con maggiore comodità. Ma come tutti i cambiamenti, era un’incognita per vari motivi. Possiamo dire che l’idea di scegliere il Salone delle Fontane è stata vincente e ora non dobbiamo fare altro che prendere confidenza con i nuovi spazi, cercando di organizzare al meglio quello che prima di questa edizione potevamo solo pianificare su carta.
Possiamo dire che Spirit of Scotland sta diventando un vero faro nel mondo del whisky, ogni anno sempre più importante e conosciuto, capace di richiamare personalità e appassionati. Un viaggio lungo ma affascinante e che ci porta sempre un gradino più in alto.
Svolgendo attività di promozione e comunicazione del whisky puoi dirci qualcosa sul rapporto tra il consumatore italiano e il distillato? Cosa ricerca il consumatore e come è cambiata la comunicazione del whisky da parte dei produttori?
Il consumatore italiano di whisky è ancora in fase di svezzamento. In Italia si guarda al whisky non solo con diffidenza, ma anche con poca conoscenza. Noi stiamo cercando di istruire, di far non solo un festival che sia esposizione, ma anche formazione, diffusione culturale, crescita. E molti stanno imparando a capire che il mondo Whisky è affascinante e deve essere approfondito. Lo dimostra il nostro corso “ABC del whisky”, quest’anno riproposto per la seconda edizione, che ha raccolto attorno a noi moltissime persone, tutte curiose non solo di bere, ma di conoscere, imparare.
Il consumatore esperto cerca la perla, il whisky che non potrebbe bere facilmente altrimenti, cerca le nuove release, il dialogo con gli esperti del settore. Il consumatore novizio cerca di capire quale è il suo whisky, per indirizzarsi meglio, per fare un passo dietro l’altro.
Quale è l’atteggiamento delle distillerie nei confronti dei mercati? Si mantiene uno stile rigorosamente tradizionale oppure c’è anche un’attività di ricerca ed innovazione?
Il mercato cambia e nascono sempre nuove distillerie. Molti rimangono legati alle tradizioni, altri cercano di sperimentare, magari introducendo invecchiamenti in botti insolite fino a qualche anno fa. Esempio è il whisky svedese Mackmyra, che usa botti di vino locale per rendere unico il proprio distillato. Ma sempre più frequenti sono invecchiamenti in botti ex porto, marsala (come l’italiana Puni) e altro.
A Spirit Of Scotland erano rappresentati produttori di altre nazioni, quali sono le differenze di stile produttivo e di “gusto” rispetto alla Scozia?
Le differenze sono numerose, sia per metodo di distillazione sia per cereali usati. Impossibile fare uno schema riassuntivo. La Scozia, per esempio, è famosa per i suoi single malt (con utilizzo del solo malto), mentre in altre nazioni si producono distillati che utilizzano soprattutto cereali diversi o invecchiano in botti differenti (negli USA è obbligatorio, per esempio, l’utilizzo di botti vergini). È un mondo molto complesso, da vivere e capire.
Notizia inviata da Daniele Pulvirenti