È in distribuzione in libreria il romanzo “Un invito a caccia” del giornalista Bruno Donati, milanese di nascita, bergamasco quasi da sempre. Buon conoscitore dell’Est Europa, ha ambientato la vicenda tra la Repubblica di Moldova e la Romania, anche se Bergamo e in particolare la sua ristorazione non sono state dimenticate.
Pubblicato dalla romana Robin Edizioni nella collana “I luoghi del delitto” (pag. 220, € 13), “Un invito a caccia” è un singolare “noir vinicolo”, oscillante tra realtà e finzione, che prende il via dal furto di una bottiglia dell’annata 1902 prodotta in Palestina dal banchiere e vignaiolo barone Edmond de Rothschild, proprietario di Château Lafite, nelle sue allora avveniristiche cantine del futuro Stato d’Israele.
Una bottiglia molto particolare: faceva parte del bottino di Hermann Göring – le sue passioni: opere d’arte e vini pregiati – sequestrato nella sua villa di Berlino da un reparto moldavo dell’Armata Rossa. Sono 450 bottiglie ancora custodite nei cento chilometri di gallerie sotterranee della Cantina Cricova, vicino a Chisinau, nel lato aperto al pubblico.
Da questo gomitolo di tunnel nelle viscere della terra, a 100 metri di profondità, inizia la fuga all’ultimo respiro del protagonista e dei suoi amici, trasformati dagli eventi da pacifici turisti in una spietata banda armata. Non sveleremo naturalmente i colpi di scena che si susseguono fino alla conclusione del libro, ma rileviamo che non sono mai banali né scontati.
Al di là della trama, che piacerà sicuramente agli appassionati di atmosfere noir, sfilano sullo sfondo i più recenti cambiamenti in questo Paese, intimamente intrecciato, come gli altri confinanti, alla smania di Occidente di alcuni e all’impazienza di altri che, incupiti dalla nostalgia, anelano al ritorno nelle braccia di una Russia nuovamente potentissima. Si capisce così che non era solo una battuta quella, che rileggiamo nel testo, con cui Putin aveva acceso tante inquietudini: “Chi oggi vuole ricostruire il comunismo è senza cervello; chi non lo rimpiange è senza cuore”. E s’è misurata con l’ostentata adesione della Crimea a Mosca e con la fiera richiesta della Transnistria, costola secessionista della Moldova, di tornare a farne parte.
Non pare quindi un semplice romanzo d’azione, dove la trama è tutto. C’è molta attualità e non manca l’ironia. Alcune pagine, come l’aiuto generoso dei saltimbanchi alla banda in fuga, sono commoventi, altre divertono come la truccatrice di bimbi che parla con la voce dei cartoni animati, ma all’occorrenza è infallibile e micidiale nel lancio dei coltelli.
Due parole sul collega Bruno Donati (nella fotografia), che conosco dai tempi del liceo. Dopo l’inizio in cronaca nel vecchio Giornale di Bergamo, è stato per breve tempo al settimanale rosa Eva per tornare in un quotidiano, La Notte, occupandosi per un decennio di nera e terrorismo, e poi passare come caporedattore a una rivista di settore, Civiltà del bere. Collaboratore fisso del Corriere Vinicolo, ha scritto una decina di libri sul mondo del vino e ora presenta questo suo primo romanzo davvero insolito. Dove, nonostante tutto quello che accade, il vino è ancora una volta vitalissimo protagonista.
Roberto Vitali