In un angolo ancora da scoprire di Trentino, un piccolo borgo di fiaba ha affidato ai ciocchi di legna i suoi racconti. In quel magico libro da sfogliare sotto il cielo che è il borgo rurale di Mezzano di Primiero, che in un sentito omaggio alla natura ha saputo fare anche delle cataste di legna vere e proprie opere d’arte, sono ormai 25 le “illustrazioni” da ammirare.
A ogni angolo è sempre più una sorpresa: il volto in lacrime, la navetta del telaio (in paese si nasconde una raffinata tessitura di trame antiche), la grande pannocchia proprio sopra il pollaio, il paesaggio di legnetti che pare un intarsio, la rappresentazione di una canzone popolare, fiori giganteschi, finestrelle tra i ciocchi da cui pendono pizzi e cascate di gerani… e ora i nuovi Pensieri Vaganti, la Cornucopia, Le Sfere dell’immaginario, L’incanto di Lena, Il bosco vecchio, il Santone, gli Opposti e l’Onda, le grandi novità del 2014.
Perché anche l’iniziativa privata è stata travolta da questa frenesia contagiosa di arte in ciocchi e ognuno in paese s’ingegna per fornire il suo personale contributo.Le 8 “esordienti” dell’estate 2014
Opposti di Giuliano Orsingher
Lancia quasi una provocazione l’autore, già presente a Mezzano con la catasta Bio-massa. Un procedimento plastico a favore di un linguaggio non rappresentativo, ma assente e silenzioso che si rintraccia nel vuoto tra legno e pietra. Una scelta precisa, per lasciare a ciascuno la cura di fare uno sforzo di riflessione personale, poiché il vuoto è uno spazio interpretabile che in sé prevede anche i propri opposti.
Il bosco vecchio di Albino Rossi
L’anima del Trentino si identifica nella montagna, nei campi e nella foresta. Proprio su quest’ultima si concentra l’attenzione dell’autore, che in questo si ritrova in perfetta sintonia con lo spirito di Cataste & Canzei. Dalla sua sensibilità e fantasia è scaturito un bosco idealizzato ma vero. Molto c’è da leggere in quest’opera: gli alberi colonne del cielo, i rami che intrecciandosi simbolizzano le relazioni umane… Tutto sintetizzato nella silhouette di un bosco controluce, assopito in inverno nell’attesa di tornare a sbocciare. 
Santone di Fabrizio Milani
I “santoni” dell’artista lombardo (di Varese) sono delle rappresentazioni simili alle raffigurazioni dell’uomo primitivo che, iniziando a porsi delle domande sulla vita, trova risposte in una raffigurazione magica di se stesso. Un figura sacra, insomma, ma senza religione. Una sorta di divinità che non corrisponde a nessun credo, se non a quello interiore e nascosto dell’uomo. Un’installazione possente, primitiva eppure raffinata, che sposa la povertà del legno alla preziosità dell’oro.
