Il turismo rimane un settore fondamentale per la ripresa economica del nostro Paese, un capitolo essenziale da tenere in considerazione, se si vuole avere una adeguata pianificazione dei prossimi decenni dell’economia italiana. Se poi si parla di turismo enogastronomico, il dato si rafforza ancora di più.
Anche questo è emerso già dai primi incontri realizzati a “Food & Wine in Progress” in occasione del 28° Congresso della Federazione Italiana Cuochi, dall’8 all11 novembre alla Stazione Leopolda di Firenze. Un evento che per la prima volta è stato aperto al pubblico e non solo agli chef e agli operatori del settore. Già, perché la cucina, la tavola, l’alimentazione sono aspetti importanti, e gradevoli, della vita che appartengono a tutti noi e sempre più legati ad altri aspetti come la salute e l’economia.
Dai dati emersi al Congresso, in effetti, risulta che “più di 1 italiano su 2 frequenta bar e ristoranti, 12 milioni pranzano abitualmente fuori dalle mura domestiche. Oltre l’80% prevede di spendere ancor di più al ristorante nei prossimi sei mesi. Con 76 miliardi di euro, su un totale di 504 miliardi dell’intera Europa, l’Italia è il terzo mercato europeo della ristorazione dopo Regno Unito e Spagna. Secondo il rapporto Fipe il 77% degli italiani maggiorenni consuma, più o meno abitualmente, cibo al di fuori casa sia che si tratti di colazioni, pranzi, cene e aperitivi. Sono 39 milioni di persone divise tra heavy consumer, 13 milioni, che consumano almeno 4-5 pasti fuori casa a settimana, average consumer 9 milioni che consumano almeno 2-3 pasti fuori casa e low consumer 17 milioni che consumano almeno 2-3 pasti in un mese”.
Non solo coking show, dunque, degustazioni di vino e spettacolari realizzazioni dei migliori barman italiani al Congresso FIC, ma anche dati importanti legati all’economia e al turismo enogastronomico. “Dati significativi – spiega il presidente nazionale FIC, Rocco Pozzulo, che con la sua squadra ha voluto fortemente questo appuntamento, per ribadire il ruolo fondamentale che ogni giorno svolgono i cuochi italiani – e siamo consapevoli che attraverso la tavola, i piatti, le ricette, ma anche attraverso le produzioni agroalimentari di eccellenza, noi presentiamo il nostro Paese a noi stessi e al mondo. Se ci fermiamo un attimo a riflettere su questo, ci rendiamo conto di quanta responsabilità abbia un cuoco nella sua professione”.
Ed ancora, sul fronte dei dati, “in testa ai consumi ci sono panino, pizza e primi piatti consumati prevalentemente al bar, per 3-4 volte durante la settimana, da 12 milioni di italiani (il 66% della popolazione) con una spesa media di 11 euro a testa. Seguono caffè, cappuccino e brioche per una spesa media di 2,50 euro fatta da 5 milioni di persone ogni giorno. Tre milioni di italiani (59,4% della popolazione) cenano al ristorante almeno tre volte alla settimana, scegliendo soprattutto pizzerie, con una spesa di 22,40 euro, mentre 6,6 milioni di italiani (il 63,6% della popolazione) pranzano fuori casa nel week end almeno 3 volte al mese, scegliendo soprattutto la pizza e spendendo indicativamente 18,60 euro. 7,3 milioni (il 66,8%) cenano fuori casa nel week end almeno 3 volte al mese prediligendo ristoranti e trattorie, con una media di due portate a pasto e una spesa media di 19,10 euro. In rapporto alla popolazione e a parità di potere d’acquisto, la spesa pro-capite è in Italia del 22% superiore a quella media europea e del 33% alla spesa della Francia”.
Infine, le cifre imprenditoriali: “Il numero delle imprese registrate con il codice di attività 56.1 (ristoranti e attività di ristorazione mobile) ammonta a 164.519 unità. Il sorpasso dei ristoranti sul bar avvenuto nel corso di questi ultimi anni è frutto di una evoluzione del mercato che si è accompagnata al cambiamento del sistema delle regole grazie ai quali gli imprenditori privilegiano di qualificarsi come ristoranti, anziché bar, per disporre di maggiori gradi di libertà commerciale. Anche tra i ristoranti le ditte individuali costituiscono la maggioranza delle imprese”.
Il messaggio è chiaro: il turismo riparte anche dall’enogastronomia di eccellenza e dall’agroalimentare di qualità.
Antonio Iacona