La Casa della Piemontese sorta a Carrù (CN), nell’area che ospita l’Anaborapi, l’Associazione Nazionale Allevatori Razza Piemontese, è la prima realizzazione del genere in Italia, fra tutte le razze autoctone di bovini, e la seconda assoluta in Europa dopo la Maison du Charolais di Charolles. Nella regione borgognona, la Maison è diventata una tappa obbligatoria per allevatori, turisti e gourmet. E’ quanto si prefigge in ambito nazionale la Casa della Piemontese per far scoprire la razza bovina più diffusa in Italia, patrimonio di una terra che sa custodire le sue nobili tradizioni. Un progetto fortemente voluto dall’Anaborapi, presieduta da Albino Pistone, che ha investito oltre 1 milione di euro, sostenuti da autofinanziamento e da contributi pubblici.
L’allestimento della Casa è di grande suggestione. Dalla marcia degli zebù pakistani che nel Paleolitico raggiunsero le nostre valli incrociandosi con gli Aurochs, alla mitologia greca che vide Zeus innamorato di Europa trasformarsi in un toro bianco, arrivando a illustrare le moderne tecniche di allevamento e produzione, la nuova struttura documenta e fa vivere la straordinaria epopea di una razza unica. Tutto ciò è nato da una ricerca certosina durata più di tre anni, volta a raccogliere e ordinare foto e video d’archivio, a registrare interviste, momenti di vita contadina, controlli veterinari, lettere, verbali d’assemblea, e ancora attrezzi, dispositivi, oggetti che a loro volta raccontano il passato e confermano il presente.
Tra antiche memorie e l’attualità zootecnica fatta di tecnologia e sperimentazione genetica di alto livello, la narrazione della Piemontese continua all’interno della Casa rivelando i segreti del Fassone e di una carne fra le più pregiate al mondo per caratteristiche nutrizionali, dietetiche e gastronomiche. Per facilitare il percorso, la Casa della Piemontese propone al piano terra il mondo allevatoriale di ieri e di oggi, compresa la dieta alimentare ben diversa tra vitelli e manze. Un excursus ispirato da un rigoroso criterio filologico e illustrato da specifici momenti didattici, in cui è centrale la figura del bovino dal tipico mantello bianco-fromentino. Una scala ad ampie volute disseminata di monitor, che richiama un’ideale salita ai pascoli d’alpeggio, porta al primo piano, dedicato alla generosa offerta di carne sana e magra (insieme a molti altri sorprendenti prodotti) della Piemontese. Qui c’è spazio per la degustazione guidata, all’insegna del cooking & tasting. Mentre gli assaggi vengono preparati espressi sotto gli occhi del pubblico, si può imparare a riconoscere i tagli della carne e le modalità di consumo grazie al ricco apparato iconografico e multimediale. La Casa della Piemontese si pone fin d’ora come attrattiva non solo per l’utenza specializzata ma anche per il flusso turistico sempre più interessato al settore agroalimentare e alle produzioni tipiche declinate sulla biodiversità.
Sono numerose le curiosità per il visitatore che entra per la prima volta nella Casa della Piemontese, a Carrù. Superato l’impatto iniziale con un’ambientazione che incrocia l’antico e il nuovissimo, la stalla d’antan e le proiezioni multimediali sui segreti del Fassone, l’attenzione si sofferma su alcune realizzazioni e allestimenti che costituiscono il valore aggiunto della struttura. Una serie di immagini e di calchi, per esempio, che raccontano il panorama zootecnico e la diffusione delle razze prima della guerra. Provenienti dagli archivi del ministero, tali reperti mostrano una geografia bovina ben diversa dall’attuale. In Lombardia, dove oggi domina la Frisona, negli anni ’30 a farla da padrona era la Bruno-alpina. La Piemontese già era ben rappresentata, soprattutto nel Nordovest, con la definizione specifica della sottorazza albese della coscia nelle Langhe. A colpire il pubblico e a suscitare stupore fra i bambini delle scuole, è il grande bovino in scala naturale che un artista del settore ha creato utilizzando parti originali dell’animale, opportunamente trattate. L’analisi del capo bovino si sviluppa attraverso la ricostruzione minuziosa di tutto quello che una Piemontese sa offrire all’uomo, nelle sue varie attività. Non solo carne e latte dunque, ma tutto un insieme di prodotti illustrati uno per uno con adeguati prototipi presenti nella Casa-museo. Ecco un elenco delle cose da vedere, partendo dall’origine e arrivando al manufatto: il nervo di bue che consente la fattura delle fruste; la cornunghia e il sangue secco che danno il concime biologico; il fiele di bue che diventa fissativo per gli acquerelli (ancora in uso alle Belle Arti); la colla forte dei falegnami ottenuta dalla gelatina; il corno che dà bottoni e manici di coltelli molto ricercati; la gelatina bovina perfetta per lastre fotografiche e pellicole; il pellame destinato al cuoio per pelletteria; il pelo usato per realizzare pennelli pregiati più del cinghiale.
“Con le sue 4200 aziende, concentrate per lo più nella nostra regione – dice Albino Pistone, presidente Anaborapi – la filiera della Piemontese rappresenta un’importantissima voce dell’economia agricola del nostro territorio. Sono oltre 60 mila i vitelloni e 40 mila le femmine che ogni anno vengono macellati producendo una carne di elevatissima qualità. La filiera della Piemontese è nata in seno alle organizzazioni degli allevatori: dall’attività tecnica collegata alla selezione ed al miglioramento genetico compiti di Anaborapi, alla commercializzazione del prodotto svolta dalle cooperative, per arrivare alla certificazione ed alla valorizzazione, attività queste ultime svolte dal Consorzio di Tutela; si tratta di un’esperienza unica a livello nazionale, nella quale gli allevatori garantiscono tutto il percorso del loro prodotto.
La sede dell’Anaborapi – continua il presidente Pistone – che comprende il Centro genetico ed il Centro tori, è visitata annualmente da centinaia di persone. Si tratta però di addetti ai lavori: allevatori italiani e stranieri interessati a conoscere la razza, studenti delle scuole agrarie o delle facoltà di veterinaria ed agraria, per i quali vengono svolti particolari momenti formativi. Tutto ciò va più che bene ed è importante che chi in un modo o nell’altro si occupa di allevamento possa approfondire le proprie conoscenze sulla Piemontese. Nel campo dell’infor
mazione a un pubblico più ampio e meno specializzato siamo sempre stati un po’ carenti. Ma abbiamo sempre tenuto in considerazione il mondo dei consumatori, che è in definitiva il pubblico che acquista o potrebbe acquistare la nostra carne. La Casa della Piemontese realizzata a Carrù vuole essere un ulteriore tassello in questa direzione: non solo il racconto di un prodotto e dei suoi collegamenti con il territorio, ma anche la presentazione dei moderni sistemi di produzione, dei sistemi di certificazione e della compatibilità ambientale della nostra produzione”.
ANABORAPI
Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Piemontese
Strada Trinità 32/a, 12061 Carrù (CN)
Tel. 0173.750791