In estate si infittiscono gli appuntamenti con il jazz, il più famoso Festival Jazz è sicuramente quello di Juan-Les Pins, non per nulla gemellato con quello di New Orleans, quest’anno dal 15 al 23 luglio alla storica Pinede Gould si ripeterà la magia dello spettacolo della grande famiglia del Jazz.
Molto tempo è trascorso da quando gli sportivi americani, gli attori del cinema di Hollywood, si innamorarono delle spiagge e del clima della Costa Azzurra, in particolare di Juan les Pins, era diventata la loro base di ritrovo, negli anni ’50, nel grande albergo Le Provençal, oggi in fase di ricostruzione dopo anni di abbandono.
Si davano appuntamento star del cinema che di giorno si divertivano sulle spiagge praticando sport come lo sci d’acqua, da queste parti completamente sconosciuto, o si tenevano in forma con esercizi culturistici in spiaggia, dopo le notti folli di balli e whisky fino all’alba. Tutto sotto gli occhi dei Francesi stupiti, ben più riservati nel loro abituale comportamento di villeggianti, un po’ per volta però ne furono affascinati e la moda scoppiò, si aprirono locali notturni dove imperava la musica americana e il jazz.
Anche quest’anno un programma interessante, contemporaneo, vivo, affermati ed amati artisti ritornano al Festival, per qualcuno è la prima volta, come per Johnny Gallagher e la sua band, di Kandace Springs, o di Anouskka Shankar, figlia di Ravi maestro virtuoso e compositore di sitar, dei Blind Boy of Alabama voci inconfondibili di gospel, di Macy Gray la statuaria hippie chic e molto diva shok, di Robert Glasper Experiment figure ritmiche dell’hip hop, hipster del jazz, di Shabaka & the Ancestors protagonisti della scena jazz underground londinese.
I grandi nomi ci sono e fanno sentire il loro peso, special guest Sting, icona inglese il grande showman Tom Jones, la leggenda vivente del blues elettrico, in piena forma affascina il pubblico Buddy Guy, la figura emblematica del jazz internazionale Jamie Cullum, i superstars a Jazz à Juan 2017.
Il successo di Sting era ampiamente prevedibile, tutto esaurito, il pubblico innamorato si gode le sue hit dai Police ad oggi con brani dal dodicesimo album solista di Sting “57th & 9th” progetto pop-rock per un decennio, è stato registrato lo scorso autunno a New York in poche settimane con i suoi collaboratori di lunga data, il chitarrista Dominic Miller e il batterista Josh Freese ex Guns N ‘ rose, il chitarrista Lyle Workman l’ultimo Bandoleros e Rufus Miller alla chitarra.
Che dire di Tom Jones? Una leggenda vivente che ha debuttato all’alba della nascita della musica popolare moderna, da “What’s New Pussycat, Delilah, She’s a lady”,100 milioni di dischi venduti. Il baritono dall’ugola d’oro ha un timbro immediatamente riconoscibile che si adatta ai generi più diversi dal rock, pop, swing, disco, country, jazz ed ha interpretato pezzi dei Beatles, Gilbert Bécaud, Rolling Stones, Prince, Van Morrison, esibendosi in coppia a cominciare dalla grande Ella Fitzgerald è stato eletto l’artista del millennio dal magazine Rock & Folk.
Buddy Guy ha incantato la grande platea della Pinede, in 50 anni di carriera ha accumulato molti Grammy Awards Blues Music e altri premi importanti è citato da Eric Clapton come il miglior chitarrista di tutti i tempi. Il suo ultimo album “Born to play guitar” è ufficialmente riconosciuto al primo posto come il più venduto degli album blues, decretandolo una delle figure dominanti del blues contemporaneo, e si sente dagli applausi e insistenti richieste di “bis” nella notte magica di Juan.
Jamie Cullum è un veterano a Juan, si è esibito nel 2006, 2009, 2011, 2014, si ricorda bene il pubblico di questo artista diventato una figura emblematica nel panorama del Jazz internazionale, fin dalla sua prima volta aveva sommerso di gioia il Festival. Ha collaborato con Clint Eastwood nel film “Gran Torino” impressionandolo con la sua abilità di mescolare stili diversi senza perdersi, conosce bene la sensibilità del jazz e le sonorità della pop.
Premiato con un Grammy , due Golden Globe e due GQ of the Year, vende più di 10 milioni di dischi e si patenta personaggio di calibro mondiale, anche se la voglia di bruciare le tappe, imposte dalla religiosità del jazz, faticano un po’ a introdurre la sua personale modernità ma vederlo in concerto ed assistere al suo grande show che fa capire le sue grandi possibilità di jazz-man.
Domenica 23 luglio, come d’abitudine il Gospel conclude il Festival, i Blind Boys of Alabama, vere voci blues gospel, daranno il meglio di sé in una serata gratuita, porte aperte al pubblico.
Carlo Origlia