La scoperta
Pompei, leggendaria città romana nella piana campana distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., dopo 2000 anni, restituisce un altro frammento della sua incredibile storia, un termopolium, antica “tavola calda” frequentata da una clientela “mordi e fuggi”, tipica dei moderni fast food.
L’incredibile scoperta, avvenuta nel Regio V durante i lavori di scavo del Grande Progetto Pompei per la messa in sicurezza e consolidamento dei fronti di scavo storici, ha portato in luce uno degli ottanta termopolia di Pompei, dove si servivano cibi e bevande calde conservati in grandi dolia (giare) incassati nel piano del lungo bancone di muratura ad angolo retto ricoperto di cocciopesto, tipico rivestimento impermeabile di frammenti in terracotta. Sul lato più corto, quasi un’insegna, è raffigurata la bottega, con i suoi decori e le anfore vinarie poste davanti.

Termopolium, appunti di vita quotidiana
La scoperta è straordinaria perché costituisce una preziosa pagina culturale dell’epoca, raccontandoci non solo lo stile alimentare, la dieta praticata, i gusti e le abitudini del tempo, ma anche i prodotti, frutta, verdure, carne e pesce prediletti e maggiormente utilizzati.
In fondo ad alcuni dolia sono stati recuperati residui di cibo, frammenti ossei di anatra di suino, caprini, pesce e lumache di terra, nonché di vino misto a frammenti di fave frantumate, espediente noto per correggere il sapore ed il colore del vino, come scrive Apicio nel De re Coquinaria (I,5).
L’intera area del frontale è riccamente decorata con scene di nature morte, come una coppia di anatre raffigurate a testa in giù e di altri animali, probabilmente macellati e venduti all’interno del termopolium, ed “elencati”, quasi un menù moderno, attraverso le illustrazioni.

Il senso della vita che si rigenera
Al centro del frontale del bancone un bellissimo dipinto di una scena marina in cui campeggia una Nereide a cavallo, ninfa immortale e benevola, figura della mitologia greca legata al mito di Poseidone, all’Oceano ed all’acqua, fonte di vita, purificazione e prosperità.

Di lato, il dipinto di un gallo, sgargiante nei suoi colori vivaci e di un cane al guinzaglio, sull’adagio del famoso Cave Canem, a margine del quale, a sorpresa, la scritta “Nicia cineade cacator”, ovvero, Nicia (probabilmente un liberto proveniente dalla Grecia) Cacatore, invertito!, restituisce la beffa diretta al proprietario o a d un suo lavorante.

Fotogramma dell’eruzione
All’interno di uno dei grandi dolia sono state trovate ossa umane, probabilmente risistemate dai primi scavatori clandestini che, a partire dal ‘700, scavarono in modo vandalico e sistematico il sito di Pompei alla ricerca di oggetti preziosi.
Nella bottega, in un angolo, sono state rinvenute altre ossa, appartenenti ad un uomo maturo, forse di più di 50 anni, all’interno di un vano, presumibilmente un letto, come testimoniano residui di legno e chiodi di ferro sotto i suoi resti, dove l’onda piroplastica lo ha sorpreso, nel sonno, 2000 anni fa, senza lasciargli scampo.
Guarda il video del prof. Massimo Osanna, Direttore Generale Parco Archeologico di Pompei
Carmen Guerriero
Credit Carmen Guerriero | Luigi Spina