Con pochi giorni a disposizione e tanti luoghi da visitare in questo pezzettino di Italia ancora non troppo turistica, ogni volta è una sorpresa. Borghi medioevali, oasi protette villaggi la cui storia è raccontata attraverso murales e tanta buona, anzi eccellente cucina.
Sant’Angelo Le Fratte e lo Chef Narrante, Emilio Pompeo
Appena dopo il confine tra l’Alta Irpinia e la Basilicata troviamo Sant’Angelo le Fratte, borgo lucano che, con i suoi murales, riempie il cuore di emozioni incantandoti grazie alle sue antiche tradizioni che ben si integrano alle recenti innovazioni. Il centro storico è così pittoresco da non sapere cosa guardare prima, alla ricerca dei murales che ricoprono i muri e le facciate degli antichi palazzi, nei vicoli, sulle scalinate. Il borgo è stato riportato al suo antico splendore, con un recupero architettonico degli edifici storici ed è ormai noto come il paese dei murales. Se ne trovano oltre 150 tra le case, le strade e i vicoli del paese. Sono stati realizzati a partire dal 1997, da artisti esperti e raccontano la storia e le tradizioni del borgo. Ogni angolo è impreziosito da questi racconti sotto forma di pittoreschi disegni che spiccano per la perfezione e la ricchezza dei dettagli. Passeggiando per le stradine del borgo, inoltre, tra case di pietra e balconi fioriti, si trovano svariate statue di bronzo a grandezza naturale che ripropongono scene di vita popolare. Un grande progetto artistico che, insieme a quello dei murales, ha fatto sì che il borgo sia diventato un vero e proprio museo a cielo aperto.
Inoltre, proprio qui si trova il ristorante di Emilio Pompeo, il famoso Chef Narrante. I suoi piatti raccontano la tradizione lucana, rivisitata in maniera sorprendente. E a questo racconto si unisce quello di Emilio che, con le sue narrazioni incanta l’ospite durante il convivio, insieme alla prelibatezza dei suoi piatti. Il ristorante si è appena trasferito a Palazzo Giacchetti, splendida costruzione del Settecento che vanta pregevoli affreschi.
Quaglietta, Borgo del Cuore del Fai
Dalla Basilicata alla Campania è di nuovo un attimo, spostandoci di circa una sessantina di chilometri, troviamo uno dei Borghi del Cuore del Fai, Quaglietta, con la sua rocca medioevale e un bellissimo esempio di albergo diffuso nelle casine del borgo antico. È un piacere per gli occhi e un balsamo per l’anima poter passeggiare attraverso le piccole vie che s’inerpicano sullo spuntone roccioso del Borgo medievale fino a raggiungere la sagoma poderosa del vecchio Castello baronale, godere della vista delle ampie distese dei prati e assaporare la genuinità di questo pezzettino di Campania che sembra essere uscito da un racconto di fiabe.
Già nota al tempo della romanità, Quaglietta deriverebbe il suo nome da Aqua Electa. Il castello fu forse costruito dai Longobardi del Principato di Salerno, già costruttori di molti dei castelli dei paesi dell’Alta Valle del Sele, e fondatori di alcuni dei villaggi della zona. Superò le devastazioni del tempo e delle guerre, le intemperie e il loro logorio grazie alle sue caratteristiche, tipiche dei castelli medioevali della Campania: vale a dire saldezza, sicurezza, inaccessibilità. Nacque infatti come presidio militare, opera organizzativa e difensiva longobarda, favorito sicuramente dalla sua posizione strategica sullo spuntone roccioso su cui si erge, al centro della Valle. Il forte creava uno sbarramento contro gli attacchi dei Saraceni che, diretti verso le zone interne, sbarcavano tra Paestum e Salerno, e risalendo il corso del fiume Sele, effettuavano razzie e devastazioni anche nella Valle. Oggi rimangono poche tracce dell’impianto originario a difesa dell’antica via Salerno-Siponto che nel Medioevo conduceva i pellegrini al Santuario di San Michele sul Gargano, ma si vede ancora chiaramente la struttura a pianta quadrilatera, con il quarto lato alquanto irregolare, che si articola attorno ad un cortile, sul quale si affaccia la dimora feudale. Nel punto più alto della roccia su cui si fonda il borgo, si innesta la principale torre difensiva, il donjon, da cui si dominava tutto il territorio circostante. Al castello si accede attraversando il borgo medioevale. Il castello fu ampliato nel XVII secolo dal Barone de’ Rossi, che provvide soprattutto a restaurare la torre centrale. Danneggiato dal sisma del 1980, il castello è allo stato attuale oggetto di un intervento di restauro.
Lago di Conza, oasi del WWF
Poco distante troviamo il lago di Conza della Campania, oasi protetta del WWF per la sua flora e la sua fauna. L’Oasi è un prezioso santuario naturale che ha preso vita grazie alla costruzione di una diga sul fiume Ofanto. Questo luogo comprende una varietà di ambienti, tra cui boschi igrofili, pascoli e terreni steppici, estendendosi su una superficie di oltre ottocento ettari ed è la più grande area umida della Campania.
Riconosciuta come Zona di Protezione Speciale, è un rifugio fondamentale per numerosi mammiferi il cui numero è in costante diminuzione, tra cui tassi, volpi e le ormai rare lontre, che sono particolarmente presenti lungo le sponde del fiume Ofanto.
Tra la ricca varietà di uccelli che popolano quest’area, troviamo la più grande colonia di aironi del Sud Italia. Questa oasi funge anche da tappa cruciale per gli uccelli durante le loro migrazioni tra il Tirreno e l’Adriatico durante le stagioni primaverile e autunnale. Qui, grandi volatili come gru, rapaci, cicogne e anatre possono riposare e rifornirsi prima di continuare il loro lungo viaggio migratorio.
La flora dell’area ospita una vasta gamma di specie vegetali che hanno colonizzato i vari habitat protetti nel corso del tempo. Alcune di queste, che potrebbero sembrare “erbacce”, in realtà svolgono un ruolo essenziale nella conservazione della biodiversità. In passato, piante come il tarassaco, la malva e la rosa canina hanno sostenuto la sopravvivenza di diverse comunità umane, offrendo cure e materiali per la produzione..
Qui ci sono una serie di percorsi arricchiti da pannelli informativi riguardanti gli habitat, la fauna e la flora presenti, adatti a tutte le età.
Ristorante Oasis Sapori Antichi, Vallesaccarda
E da un’oasi all’altra, qualche chilometro più in là si arriva a Vallesaccarda al confine tra Puglia e Basilicata, pronti per un’esperienza gustativa indimenticabile nel ristorante Oasis Sapori Antichi, 1 stella Michelin da ben 23 anni. L’Irpinia non è un territorio così conosciuto e raccontato nel mondo della cucina d’autore; eppure, ci sono realtà che hanno saputo fare della propria tradizione familiare un tesoro culturale oltre che enogastronomico. È il caso della famiglia Fischetti che dal 1988 porta in tavola prodotti e ricette del territorio e della tradizione. I piatti sono semplici, etici, a chilometro zero o quasi, di stagione, fatti con i migliori ingredienti possibili e carichi della tradizione del luogo, in una perenne rilettura, aggiornata e rielaborata a seconda delle nuove tendenze o delle esigenze alimentari. Il risultato è una grande armonia di sapori e una tavola genuina accompagnata da un servizio eccellente, un ambiente accogliente e un’ottima selezione di vini. Dal pane, all’olio ai vini, tutto è del luogo, grazie alla ricchezza del suolo irpino. Il menù di degustazione accompagnato dalla sua selezione di vini è un’eccellente maniera di poter assaporare le prelibatezze della chef Lina Fischetti, in una vera e proprio esperienza sensoriale delle tradizioni dei luoghi.
Testo e immagini di Silvia Donatiello