Il racconto di questo viaggio che ha dell’incredibile, di un sogno realizzato che continua a premere nella memoria con straziante nostalgia
Quando si pensa all’Alaska la mente vi associa immediatamente immagini di paesaggi coperti da un fitto strato di neve, ghiacciai colossali e temperature artiche, tuttavia va detto che questo è vero solo in parte. Durante il corso dei mesi invernali il paesaggio è esattamente questo e i molti documentari e film hollywoodiani lo hanno descritto e mostrato più e più volte. Parlare dell’Alaska è un po’ difficile, siamo così lontani dal resto degli Usa che sembra di essere da tutt’altra parte, soprattutto per quanto riguarda le tradizioni, gli usi e i costumi, insomma è un modo di vita poco Yankee.
Nonostante ciò, alcuni aspetti sono tipici del resto degli Usa e sono anche qui, espressamente evidenti; il paesaggio vasto e sconfinato, la natura che regna sovrana con le immense foreste, lungo le sue coste frastagliate da fiordi e da centinaia d’isolette. Per non parlare dei suoi spettacolari parchi nazionali, la vera essenza di tutti gli Stati Uniti d’America. Molti di noi pensano all’Alaska come a un posto estremamente freddo durante tutto l’anno, non è così. Il periodo migliore (e il più visitato) è quello estivo quando il clima è mite, nelle zone più interne le temperature si aggirano dai 25° ai 32°. Le zone costiere sono più fresche e soggette a forti precipitazioni. Costante e noiosa in tutto il paese, la presenza delle zanzare, bisogna armarsi di repellenti. Essendo prossimi al polo nord, qui il buio non cala mai (d’estate), più ci si spinge verso nord, più chiaro troverete (città come Fairbanks vedono il sole tramontare per due ore!). Le mezze stagioni durano qualche settimana, mentre ovviamente l’inverno è particolarmente rigido (- 32° di giorno). Un viaggio scomodo, più che scomodo, estremamente e emblematicamente personalizzato, pochi orpelli, solo una ferrea necessità, inseguire un sogno.
Avere un sogno aiuta a vivere, Cerchiamo ora di conoscere meglio questo Stato, poco considerato da un certo tipo di turismo e amato dai viaggiatori. È utile sapere che la rete stradale è ridotta al minimo e che molte zone dell’Alaska sono difficilmente raggiungibili anche via terra. Le strade come vi ho detto sono poche (alcune sterrate) e in molte zone, come nel Southeast (dove tra l’altro si trova la capitale Juneau), mancano del tutto. 1/3 degli spostamenti sono effettuati via mare, mentre il restante tramite l’aereo. I motivi che ci spingono fin quassù, sono legati al paesaggio superbo delle sue montagne e delle sue foreste; anche il mare offre scenari incantevoli con gigantesche scogliere a picco, fiordi e veri e proprie isole ghiacciate. Gran parte del territorio è occupato dai Parchi Nazionali, molti dei quali sono di primaria importanza. Per citarne qualcuno: il Denali N.P. and Preserve, la Glaciar Bay N.P. and Preserve, il Kenai Fjords N.P. Il più vasto di tutti, però, è il Wrangell-St Eliasa, che si trova a est di Anchorage, 6 volte più grande del Parco Yellowstone. Geograficamente e territorialmente l’Alaska, può essere suddivisa in 4 grandi aree: il Southeast, la regione South Central, Interior che racchiude l’entroterra e la zona a nord definita Artic (di cui non c’è molto da dire!).
La regione del Southeast è una zona caratteristica, molti villaggi come Ketchikan, sono dediti interamente alla pesca. In queste acque si pescano ben cinque razze differenti di salmoni, mentre nelle foreste non mancano i cervi e gli orsi. La regione South Central è l’area in cui si concentra la maggior parte della popolazione e indubbiamente è quella più ricca di attrazioni. Anchorage è il punto di partenza per chi vuole visitare l’Alaska; la città è molto bella, qualche piccolo grattacielo, in uno scenario a metà tra le alte montagne innevate e le acque fredde dell’oceano. La Kenai Peninsula è l’altro punto obbligato per chi transita da queste parti. È una lunga lingua di terra coperta da ghiacciai, ricca di fauna selvatica e pesci. Seward è un centro curioso, qui arriva il trenino da Anchorage, la città vive delle sue tradizioni (pesca) ed è il punto di partenza per tutte le escursioni in barca e nel vicino Kenai Fjords N.P. La zona dell’entroterra (Interior) è la regione delle grandi foreste di betulle e abeti rossi ed è il regno incontrastato di un altro grande parco, il Denali N.P. and Preserve. Questo parco copre, quasi 6 milioni di acri e comprende il maestoso Mt. Mckinley (6194 m), la vettà più alta del Nord America. Il parco è vietato ai veicoli non autorizzati ed è impareggiabile per le sue passeggiate e per gli avvistamenti di orsi, lupi e alci. La capitale Juneau sorse intorno al 1878 come città mineraria e prende il suo nome da Joe Juneau, scopritore del giacimento.
Fu nel 1881 che attraverso una votazione popolare tra tutti i cittadini e i minatori del posto che si decise di dare nome Juneau alla città. Caratteristica unica di questa metropoli che è raggiungibile unicamente a bordo di un aereo o di un’imbarcazione, nonostante si trovi sulla terra ferma. La cultura dell’Alaska è fortemente legata al suo territorio e agli Inuit. Gli Inuit sono gli originari abitanti di queste terre, il loro numero è oramai ridotto e la maggior parte di essi vive ancora seguendo le tradizioni culturali più antiche, sopravvivendo solo di caccia e di pesca. Alcuni di loro si spingono fino alle cittadine per vendere i propri manufatti o le prede più pregiate.
Il fatto che il turismo in Alaska sia florido dipende dallo spettacolo che la natura offre. Le suggestive foreste da attraversare con treni panoramici, ghiacciai ammirabili dalle navi da crociera, paesaggi sconfinati, laghi e tanti animali come orsi, alci, caribù, balene, orche, foche, lontre e leoni marini.
Un viaggio scomodo, più che scomodo, estremamente ed emblematicamente personalizzato, pochi orpelli, solo una ferrea necessità: inseguire un sogno e avere un sogno aiuta a vivere. Impariamo ad amare un posto bello sì, lo sappiamo tutti, ma inospitale, rispetto ai luoghi comuni (come la febbre dei tropici). Si sente poco parlare di febbre da ghiacci, le mete polari richiedono una motivazione in più, quella che solitamente manca per chi è in cerca di una vacanza rilassante. Al rientro ci si può ammalare anche di mal d’Alaska. Questo è poco ma sicuro.
Testo e foto di Jimmy Pessina