È uno dei più grandi vini bianchi italiani e conosciuto in tutto il mondo
Il suo nome deriva dal colore dell’acino, che mantiene evidenti sfumature di verde anche a piena maturazione
Doc dal 1968, il Verdicchio dei Castelli di Jesi è apprezzato per la sua inconfondibile personalità e per la sua sorprendente versatilità, in grado di ottenere grandi risultati in tutte le tipologie, compresi gli spumanti Metodo Classico e i vini passiti. Nel 2010 viene assegnata la DOCG “Castelli di Jesi Verdicchio Riserva”.
La zona di produzione si trova all’interno di un anfiteatro naturale che dalle colline prospicenti il mare giunge fino al pre-Appennino, solcato dal fiume Esino e delimitato da ventiquattro “Castelli”, piccoli borghi cintati e fortificati che circoscrivono la zona Classica in cui vitigno si è diffuso in origine. Un crescendo di colli, che dai versanti affacciati sull’Adriatico si spinge ai 550 metri circa di Cupramontana e Apiro, accarezzati dalle brezze marine che agevolano un clima temperato, con estati piuttosto calde e buone escursioni termiche nei versanti più elevati che regalano al vino profumi e freschezza olfattiva oltre che acidità e complessità aromatica. Il vitigno affonda le radici su suoli a forte componente marnoso-argillosa e calcarea delle alture per poi degradare verso terre con presenza di argilla e arenaria, sino ai declivi più caldi e sabbiosi prossimi alla costa, con positive influenze gustative che vanno dalla spiccata mineralità ad una evidente e piacevole sapidità.
La raccolta in epoca precoce o nei vigneti delle zone più alte dà vita vini agili, freschi, dai richiami olfattivi floreali e accentuate sfumature agrumate. La maturazione ideale, posta tra la metà di settembre e i primi giorni di ottobre, svela tipici ricordi di mandorla, ampie percezioni fruttate e delicati ricordi di anice. Uve surmature offrono accenti di miele, erbe aromatiche e confettura di frutta estiva. Il vino sfida il tempo con disinvoltura, divenendo sempre più complesso ed armonico: con la maturità fanno capolino sensazioni balsamiche e affascinanti tratteggi minerali.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi si sposa con i piatti della cucina mediterranea: dai piatti di pesce – tra cui il tipico brodetto della costa marchigiana – a crostacei e molluschi, fino alle carni bianche, dalle carni bollite a funghi, tartufi e fritti di verdure.

Il primo criterio di scelta per l’alta ristorazione è il vitigno autoctono e il Verdicchio è tra i principali protagonisti nelle carte dei vini. Secondo un’indagine Nomisma-Wine Monitor, l’autoctono marchigiano detiene una rappresentanza dell’83% nelle carte dell’alta ristorazione italiana, con una media di circa 6 etichette.
Sul fronte delle guide il Verdicchio dei Castelli di Jesi si conferma uno dei vini bianchi più apprezzati del Belpaese. Nel 2021 sono ben 53 i Verdicchio dei Castelli di Jesi che hanno ottenuto i massimi riconoscimenti dalle sette principali guide enologiche italiane (Gambero Rosso, Bibenda, Vinibuoni d’Italia, Slow Wine, Veronelli, Guida Essenziale ai Vini d’Italia e Guida Vitae Ais). Una conferma che arriva anche dall’estero: lo scorso anno Wine Enthusiast, la celebre rivista di settore americana condotta da Kerin O’Keefe, ha scelto un Verdicchio dei Castelli di Jesi come miglior bianco al mondo, e secondo in generale dietro solo ad un Bordeaux.

Risultati che arrivano dopo oltre 15 anni di lavoro verso la ‘qualità totale’ e una forte unione d’intenti tra grandi e piccole aziende. “Solo per il Verdicchio dei Castelli di Jesi negli ultimi dieci anni è stata contingentata la produzione, triplicata la superficie media di ettari vitati per azienda, rinnovato oltre 1/4 del vigneto e l’imbottigliamento fuori zona è calato del 75%. – spiega Alberto Mazzoni, direttore dell’Imt, l’Istituto Marchigiano di tutela vini – Si è scelto di scommettere sulle peculiarità del vitigno, andando oltre l’immagine del vino beverino che lo aveva reso famoso, e di valorizzare tutti i suoi punti di forza, a partire dalla sua grande personalità, per produrre un vino unico e inimitabile tra i grandi bianchi italiani: un ‘rosso vestito di bianco’, di grande struttura e mineralità, con una forte capacità di invecchiamento ma allo stesso tempo versatile, con le sue infinite varianti, dalle bollicine al passito”. Scelte queste, che stanno pagando sul piano dell’affermazione qualitativa del prodotto e che non possono prescindere, secondo Imt, da un impegno anche sul fronte del valore, sull’aspetto commerciale e di marketing, in Italia come all’estero.
A maggio dello scorso anno sono state approvate modifiche sostanziali al disciplinare del Verdicchio Castelli di Jesi Doc e Docg. Per quest’ultima, la modifica del nome – ora Castelli di Jesi Docg (era Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg), con ‘Verdicchio’ facoltativo – e il trasferimento della tipologia ‘Superiore’ dalla Doc alla Docg. Per la Doc è stato reso obbligatorio l’imbottigliamento nella zona di produzione.

Una scelta, quella del nome, tesa alla valorizzazione del territorio attraverso una precisa identificazione dell’area produttiva in etichetta. Con il trasferimento della tipologia Superiore, la Docg passerà da 1.000 a 25.000 ettolitri di produzione al termine dell’iter di modifica del disciplinare, mentre l’obbligatorietà dell’imbottigliamento nella zona di produzione tutelerà sempre di più la qualità della Doc.

VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC (istituita il 26.09.1968)
- Superficie vitata Ha: 2.000
- Resa uva/Ha: 11/14 ton
- Vitigni: Verdicchio min 85%, max 15% di altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella Regione Marche
- Numero aziende che certificano: 102 con oltre 165.000 ettolitri imbottigliati
- Mercato: interno (60%), export paesi Ue (25%), export paesi terzi (15%)
CASTELLI DI JESI VERDICCHIO RISERVA DOCG (istituita il 02.03.2010)
- Superficie vitata Iscritta: Ha 2.000
- Resa uva/Ha: 10 ton
- Vitigni: Verdicchio min 85%, max 15% di altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella Regione Marche
- Numero aziende che certificano: 33 con circa 1.400 ettolitri imbottigliati
- Mercato: interno (70%), export paesi Ue (15%), export paesi terzi (15%)
Al primo posto tra i mercati target ci sono gli Stati Uniti, Germania, Svezia, Giappone, Regno Unito, Cina e Norvegia.
Dal 1999 i produttori di Verdicchio sono supportati dall’Istituto Marchigiano di tutela vini (Imt) che ne garantisce l’autenticità delle produzioni.
Con 556 aziende associate per 16 denominazioni di origine – di cui 4 DOCG – questo maxi-consorzio rappresenta l’89% dell’imbottigliato della zona di riferimento e incide per il 45% sull’intera superficie vitata regionale (oltre 7.500 ettari tra le province di Ancona, Macerata, Fermo e Pesaro-Urbino).
Nello scorso mese di aprile è stato eletto all’unanimità come nuovo presidente Michele Bernetti, titolare della cantina Umani Ronchi.
Info: www.imtdoc.it
Paolo Alciati
Fonte: Uff. Stampa