L’emergenza Coronavirus ha inferto un colpo durissimo in ogni settore, con previsioni economiche devastanti per privati ed aziende di tutto il mondo. Dalfiume Nobilvini è solo una delle tantissime aziende vitivinicole che, deluse dall’incapacità del Governo di tener fronte a emergenza e promesse, da sola ha dovuto imparare a fronteggiare imprevisti e bisogni per l’imposto fermo di produttività, la conseguente mancanza di redditività, di sussidi e di concrete possibilità di accesso al credito.
Terza generazione di viticoltori che si tramandano la passione per il vino, i cugini Davide e Silvia Dalfiume e Annalisa Rinaldi guidano l’azienda a Castel San Pietro Terme (BO), splendido comune pedemontano al confine tra Emilia e Romagna, rinomato per le terme, l’arte, la bellezza, il vino. Alla scorsa edizione del Vinitaly, l’azienda ha celebrato, con orgoglio, il 70° anno di attività con un’etichetta speciale, “LXX”, Sangiovese Superiore Riserva, DOC, un vino nato dal desiderio di sorprendere e di farsi amare già al primo sorso, forte del suo intrigante corredo aromatico di composta di frutta rossa e viole appena appassite, note speziate, pieno, elegante e piacevolmente lungo.
Ho raggiunto Silvia Dalfiume e Annalisa Rinaldi in call conference per un confronto, spunti e riflessioni sul tema, utili anche a tante altre aziende.
Qual’è l’attuale situazione nella vostra azienda?
“Per l’azienda il 2019 è stato un buon anno, in cui abbiamo lavorato ed investito non solo in termini di produttività ma anche di internazionalizzazione, specie in Svezia e Filippine” mi risponde Silvia Dalfiume. “L’arrivo dell’emergenza covid ha, però, bloccato tutto e compromesso fatturati e produttività, specie dei prossimi mesi, quando da aprile a tutto Agosto si concentra il turismo sulle riviere romagnola, ligure, delle Marche e parte della Toscana e, dunque, si realizza il maggior core business dell’azienda”.
Quali misure avete adottate per fronteggiare questa gravissima emergenza?
“Siamo una storica azienda privata dal rating solido ed affidabile, anche sui mercati internazionali, con il 30% del proprio prodotto alla GDO ed il resto al comparto Horeca” – sottolinea Silvia Dalfiume. “Ora, però, la situazione ci ha indotto a fare altre valutazioni, come implementare il privato, malgrado tutti i problemi che comporta, in primis, la consegna a domicilio col corriere, i ritardi per gli imprevisti ed i veti di questo periodo… è un cane che si morde la coda. Malgrado in un momento non ci siano i flussi economici degli altri anni, continuiamo a pagare le uve ai nostri fornitori, ma di questo passo, senza aiuti e gravati di spese, temo dovremo considerare la dilazione, situazione sconosciuta all’azienda: abbiamo selezionato una filiera di fornitori e clienti fidati, con cui “ci stiamo tenendo per mano”, per venirci incontro in questo momento di crisi”.
Di che cosa c’è bisogno per sostenere il comparto e mitigare i danni subiti?
“Abbiamo bisogno di azioni forti da parte del Governo, di fiducia, di infondere ottimismo anche nel consumatore, perché adesso c’è paura” – sottolinea Silvia. “L’accesso al credito, a questi famosi fondi che sarebbero stati stanziati a favore delle imprese, ha mille incognite che stiamo valutando, perché il problema è che, poi, si dovrà rimborsare tutto! Se non vogliono un default generale, il Governo deve fare in fretta con gli aiuti economici alle imprese o ci sarà un problema che si trascinerà per anni, perché non abbiamo alle spalle un Governo forte che possa garantire un aiuto in modo sostanzioso”.
“Meglio risolviamo da noi il problema”, precisa con fermezza Annalisa Rinaldi, “visto che il Governo ha dimostrato di non essere in grado di gestire bene questa emergenza. Siamo stati tutti responsabili e ligi, ora lasciateci la libertà di ritornare al nostro lavoro, dandoci fiducia. Ancora prima che il Dpcm disponesse l’obbligatorietà, in azienda ci siamo muniti dei necessari dispositivi di sicurezza, come sanificazione degli ambienti e dotazione di guanti e mascherine”.
Se l’emergenza covid ha imposto un arresto di tutte le attività lavorative, tanto non è stato possibile per quelle agricole, legate per definizione, alla natura, alla terra ed al ciclo vitale delle stagioni. Il “Vino non si ferma” è lo slogan-protesta di questi giorni da parte di circa 500 imprenditori vitivinicoli. Quali i progetti della Dalfiume per il prossimo futuro?
“Dall’inizio dell’emergenza non ci siamo mai arrestati ed abbiamo continuato a lavorare per mantenere standard di qualità, promuovere cultura ed eccellenza del Made in Italy nel mondo” -sottolinea Annalisa Rinaldi. “Da un anno lavoriamo al progetto di internalizzazione, con un nuovo sito e-commerce che, però, attende di accedere al finanziamento disposto con bando regionale. Quest’anno avremmo presentato al Vinitaly le nuove etichette della linea Dalfiume, top gamma dei vini dell’azienda, comuni sia igp che doc, sia bianco che rosso, in grado di orientare il consumatore direttamente verso la riconoscibilità del prodotto. Altra novità è la messa a dimora di due ettari di vigneto nuovo nonchè la creazione di condizioni per l’accoglienza, per far conoscere l’azienda e le nostre attività: prima dell’emergenza abbiamo ospitato studenti universitari per uno studio delle dinamiche produttive dell’azienda che, poi, sarà oggetto delle loro tesi di laurea”.
“Siamo la terza generazione, abbiamo bisogno che ci mettano in condizione di lasciarci lavorare così come sappiamo fare” – conclude Silvia. “Abbiamo messo in conto che saremo gravati, ma se ci faranno iniziare a lavorare potremo spalmare il debito su più anni, iniziando a fatturare ed a far conoscere i nostri vini anche fuori del mercato nazionale. Abbiamo le spalle grosse e la volontà di riuscire, ce la faremo”.
“Bere non ha mai fatto così bene”! Come nasce questa iniziativa solidale della vostra azienda?
““Bere non ha mai fatto così bene” è un progetto che va oltre la vicinanza al territorio, alla salute e al benessere sociale, ma esprime l’orgoglio di essere parte di un territorio, l’Emilia Romagna, che guarda avanti con determinazione e coraggio nel rispetto di quella qualità e di quella tradizione che ha reso grande e ineguagliabile il nostro Made in Italy” – Davide Dalfiume, Ceo. “Oltre agli aiuti personali, ci è sembrato necessario sostenere la raccolta fondi per la sanità regionale “INSIEME SI PUO’, L’EMILIA ROMAGNA CONTRO IL CORONAVIRUS” promossa dalla Regione Emilia Romagna in collaborazione con la Protezione Civile regionale” – evidenzia Annalisa. “Per ogni bottiglia venduta a marchio VILLA POGGIOLO versiamo 1 euro alla fundraising sopra citata. Chiaramente per l’iniziativa “BERE NON HA MAI FATTO COSI’ BENE” abbiamo chiesto ed ottenuto il benestare della Regione ER”.
In conclusione, se da un lato è emersa la determinazione e la forza di aziende come la Dalfiume Nobilvini ad autogestirsi ed a guardare al futuro con fiducia – quella del proprio lavoro, della buona reputazione sul mercato e della qualità dei vini, dall’altro lato risulta più che evidente che da sole le aziende non possono farcela. Occorre l’immediata realizzazione di tutte le misure che il Governo ha annunciato, con la concreta ed effettiva attivazione dei canali di liquidità, in una modalità di accesso semplice e sicura, a tutela della sopravvivenza di tutto il comparto vitivinicolo, pilastro fondamentale dell’economia nazionale.
Chi è Dalfiume Nobilvini.
Fondata da Odoardo Dalfiume a fine 1940, l’azienda coltiva vigneti tra i lunghi filari compresi tra l’Emilia e la Romagna, in Castel San Pietro Terme (BO).
La successiva generazione, i fratelli Franco e Gianni Dalfiume, traghetta l’azienda negli anni ’70 con un nuovo trend passando da azienda familiare ad una realtà ben strutturata leader nel proprio settore, sia per capacità produttiva che per commercializzazione dei vini tipici emiliano romagnoli.
Nasce, così, l’allora Dalfiume & Alberici, con sede in zona del Pontevecchio che acquista, nel tempo, i migliori 80 ettari per esposizione, carattere e potenziale espressivo, vocandoli ai vitigni classici del territorio: sangiovese, pignoletto, trebbiano, albana, chardonnay, cabernet sauvignon e barbera, tutta terra di Dop, sia Colli d’Imola che Romagna. E’ di questi anni Tenuta Villa Poggiolo, prima azienda vitivinicola di famiglia, che coniuga metodi tradizionali e metodi d’avanguardia. La terza generazione è negli ’90, con Davide e Silvia Dalfiume, con un’attenzione particolare alle evoluzioni, ai mercati, ai consumi, alla ricerca della qualità, segno distintivo dell’azienda che, cambia anche nome, divenendo Dalfiume Nobilvini, con diverse etichette che vanno dagli Igp tradizionali (Sangiovese, Lambrusco, Trebbiano, Pignoletto, Barbera, Sauvignon, Bianco del Sillaro) ai Dop Romagna e Colli d’Imola (Sangiovese, Trebbiano, Albana, Pignoletto, Sangiovese, Cabernet Sauvignon).
Dalfiume Nobilvini S.r.l.
Via Madonnina n. 3041 – Castel San Pietro Terme (BO)
dalfiumenobilvini.com
villapoggiolo.it/
info@dalfiumenobilvini.it | info@villapoggiolo.it
051 941618
051 944749
Carmen Guerriero
Credit Photo Carmen Guerriero