“Io non guadagno, io non pago”, la risposta degli esercenti.
Dopo l’indecorosa (!) giostra normativa, tra rassicurazioni, promesse, restrizioni, divieti, posticipi e contraddizioni, l’atteso ultimo Dpcm del 26 aprile che statuisce ulteriormente sui comportamenti nella Fase 2 a partire dal prossimo 4 maggio, in luogo di un atteso piano concreto di vigore e slancio all’economia del Paese, ha, invece, sferrato un altro duro colpo all’economia, posticipando la chiusura della filiera Ho.Re.Ca fino al 1° giugno.
Una decisione dalle conseguenze disastrose, non solo per gli operatori del settore, ma anche per le migliaia di PMI (piccole e medie imprese), specie del comparto vitivinicolo nazionale legate alle attività di ristoranti, enoteche, locali tipici, fondamentali per il commercio, il turismo e la vita sociale, che con l’emergenza covid hanno registrato un impietoso calo di oltre il 40-50% delle vendite, un export bloccato e l’e-commerce come unica risorsa attualmente possibile di sopravvivenza. Al mancato guadagno si somma, poi, l’ulteriore perdita dovuta alle spese necessarie a sostenere il naturale ciclo delle stagioni nell’attività nei campi e nella vendemmia nei vigneti.
L’inganno del “Cavallo di Troia”.
Oggi più che mai, all’alba della cosiddetta “fase 2”, incalza il ricordo, quasi monito, del dramma economico della Grecia, Paese meraviglioso, culla di democrazia, libertà e bellezza classica, distrutto, in pochi anni, dall’infido “piano di salvataggio”, simile all’inganno dell’omerico “cavallo di Troia”.
E’ sempre vivo il dolore per i troppi suicidi di imprenditori e professionisti e la disperazione di un popolo laborioso e silente che, all’improvviso, è stato depauperato del proprio lavoro, del proprio denaro, della propria vita, del legittimo diritto ad un esistenza “libera e serena”. Serenità che, contraltare beffardo, i turisti raccolgono, comunque, nell’emozione dei magnifici tramonti sul mar Egeo, nel dedalo di vicoli silenziosi dell’Aγορά o nella balsamica frescura di qualche tipica ψαροταβέρνα sulla spiaggia.
“Siamo dei morti che camminano”?
Da nord a sud, risultano gravemente compromessi i pilastri della nostra economia nazionale, come i comparti agroalimentari, ristorativi, tessili, industriali, del turismo e quello vitivinicolo, con perdite consistenti anche nei territori di produzioni storiche di eccellenza, come denuncia Giovanni Busi, Presidente del Consorzio Vino Chianti, portavoce di una situazione ormai non più sostenibile della filiera del vino toscano. In meno di tre mesi, un giro di miliardi enorme polverizzato, senza nessuna prospettiva per il futuro.
Le disastrose misure adottate per fronteggiare l’emergenza Covid stanno lentamente traghettando il nostro Paese in una crisi irreversibile, senza precedenti e sempre più simile ai drammatici contorni di quella greca, sommando, decreto dopo decreto, provvedimenti inconcludenti e meramente defatigatori che, di fatto, si traducono in situazioni economiche devastanti in ogni settore produttivo. Promesse di liquidità, cassa integrazione, sovvenzioni non mantenute, lavori perennemente “work in progress” “stiamo lavorando, pensiamo, faremo, daremo…”, continui rinvii ad un domani “che non arriva mai”, attese frustrate ed intelligenze offese senza ritegno e vìolazioni dei diritti costituzionali, hanno fiaccato le speranze e, soprattutto, la fiducia. Imprese, professionisti e lavoratori sono allo stremo, esistenze sospese tra la decisione di cedere ad un salvataggio stritolante in una maggiore morsa di debiti o, piuttosto, cessare le attività e dichiarare fallimento, anche della propria vita.
Quoùsque tàndem abutére, Catilina, patientia nostra? Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? (“Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza? «Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà [la tua] sfrenata audacia?).
Col mantra “restiamo a casa”, siamo stati depauperati ormai, da circa tre mesi del diritto al lavoro, degli affetti, del culto, dell’esistenza, della libertà. Del tempo e di tutte le occasioni che non torneranno mai più. Siamo tutti agli arresti domiciliari, senza aver commesso alcun reato! Il nuovo Dpcm è “in tutto, incostituzionale”- come dichiarato (Adnkronos) dall’ex presidente della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, precisando che “Limitare le libertà con un Dpcm, è un atto, in tutto, incostituzionale“, atteso che vìola il sacrosanto diritto di libertà, costituzionalmente garantito ed irrinunciabile (se non spontaneamente e per un bene superiore). Inoltre, nemmeno questa volta (!) prevede un piano adeguato di controllo sanitario, né, tantomeno, un piano economico concreto ed immediato a sostegno di imprese, imprenditori, professionisti, artigiani, commercianti, agricoltori, scuola. Nessun riferimento, poi, a test sierologici e tamponi per la popolazione. Men che mai, un riferimento al disastro economico che tutto ciò comporta ed all’imminente arrivo di otto milioni e mezzo di cartelle esattoriali!
La misura è davvero colma! E tra il crescente aumento delle denunce legali e delle contestazioni di privati e di associazioni di categoria, sulle saracinesche abbassate di negozi, ristoranti e bar si moltiplicano i cartelli “Io non guadagno, io non pago”, il mantra di protesta del Popolo italiano.
Carmen Guerriero
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