Vino e arte, da Col Vetoraz un’esperienza immersiva per vivere tutto il fascino dell’incontro di eccellenze

Oggi c’é un’occasione in più per decidere di raggiungere Col Vetoraz, sul punto più alto dell’intera denominazione, e concedersi un’emozionante esperienza immersiva avvolti dal fascino dell’incontro di eccellenze. Una imperdibile combinazione tra visita di una terra unica e preziosa, oggi Patrimonio Unesco, degustazione scegliendo tra ben sette tipologie di spumanti; Valdobbiadene DOCG Extra Brut Ø, Extra Brut Cuvée 5, Extra Dry Cuvée 13, Valdobbiadene DOCG Extra Dry, Valdobbiadene DOCG Brut, Valdobbiadene DOCG Millesimato Dry, Valdobbiadene DOCG Superiore di Cartizze, accolti e guidati in modo impeccabile da personale formato e multilingue, in uno spazio appositamente attrezzato ed affacciato a perdita d’occhio sulla distesa di vigneti delle celebri colline del Cartizze, ammirando nel frattempo la bellezza potente di capolavori artistici unici.

Prosegue l’iniziativa che Col Vetoraz ha intrapreso mesi fa, aprendo un affascinante dialogo tra vino e arte. Ancora una volta, infatti, il territorio del Valdobbiadene DOCG, nello specifico, gli spazi della Sala Accoglienza ospitano la mostra “InDivenire – La metamorfosi del sughero”, alcune opere dell’artista trevigiana Silvia Canton.
“Il confine tra un’opera d’arte e la creazione di un vino é molto sottile – spiega Loris Dall’Acqua a.d. ed enologo di Col Vetoraz. La strada che conduce alla nascita dei nostri Valdobbiadene DOCG é quella del rispetto assoluto per la materia prima, dell’ascolto e adattamento ai ritmi della terra, del profondo amore per le nostre origini. Un vino che racchiuda in sé armonia nei profumi ed equilibrio nel gusto trasmettendo tutto questo con eleganza mirando sempre all’eccellenza, in fondo è esso stesso un’opera d’arte.”
La mostra apre con ‘Regina’, per proseguire poi nell’arco di quattro mesi con l’esposizione di altre creazioni a rotazione. Nelle opere di questa collezione emerge il legame viscerale che il sughero è capace di generare, in forme che emergono moderne, perché la personalità apparentemente indomabile di questo materiale viene nobilitata in modo magistrale dall’artista, tanto da renderlo anima stessa delle sue creazioni.

Un progetto basato sul riciclo del sughero che nasce alla fine del 2018 dalla volontà di trovare una soluzione che rendesse più materici i suoi soggetti pittorici ricercando un materiale originale proveniente dalla Madre Terra. Un nuovo linguaggio artistico che trova la sua fonte di ispirazione nel sughero vergine o primo sughero, quello non utilizzabile per la produzione di tappi.
La mostra è stata esposta nella sede della Fondazione Benetton Studi Ricerche.
Per approfondire sull’artista: Silvia Canton www.silviacanton.it
Redazione Centrale TdG