Nelle Marche bisogna fermarsi e il perché risiede nelle piccole grandi cose. Un calice di vino ad esempio, perché no un’oliva ascolana, oppure ancora un piccolo teatro o un vecchio orologio, che una volta visitati sembrano immensi anche se comparati ad un grande gioiello. Regione Marche, porzione d’Italia dove troppo spesso ci si ferma solamente in un autogrill per spezzare il classico lungo viaggio nell’esodo estivo tra nord e sud o viceversa per chi si reca durante l’inverno a godersi le vette dell’arco alpino.
Se il viaggio è molto lungo qualcuno ci passa una notte, ma le Marche non sono da seduzione di una notte per poi fuggire via. Di questa regione ci si innamora, magari a partire proprio dal vino. Ben venti denominazione di origine, delle quali quindici DOC e cinque DOCG, davvero un bel record. In questo tour siamo andati alla scoperta dei “Magnifici Sedici”, le denominazioni delle quali si occupa l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, un organismo che sovraintende, promuove, stimola e indirizza i Consorzi di Tutela e i singoli produttori per creare un flusso continuo e omogeneo di attività tese a valorizzare e promuovere le denominazioni. Il mondo del vino cambia in continuazione ed è sempre necessario l’aggiornamento, lo studio, la ricerca, nell’aggiustare il tiro e nel targhettizzare al meglio la promozione.
Ormai non basta più avere un gran territorio e produrre un buon vino. Su questo prodotto vanno accesi e puntati i riflettori giusti. I numeri danno ragione all’Istituto Marchigiano Tutela Vini (IMT). Sono infatti ben 519 le aziende associate nelle province di Ancona Macerata e Pesaro-Urbino. Esse rappresentano il 45% della superficie vitata e l’89% dell’imbottigliato. I principali mercati sono U.S.A. Germania, Giappone, Paesi Bassi, Belgio, ecc., quindi se vi capita di soggiornare in questi paesi non dimenticatevi di chiedere un Verdicchio dei Castelli di Jesi e a fine pasto una Vernaccia di Serrapetrona. Chiedete anche le denominazioni meno conosciute, quelle che in questo tour hanno stupito i degustatori, perché sono prodotti straordinari seppure meno noti. Il Bianchello del Metauro ad esempio. Bianchello, chiamato anche Biancame, un’uva che deve il suo nome agli acini dal colore leggero e sottile. Un vino fresco e brioso, ricco di profumi freschi legati a sensazioni floreali e fruttate molto intriganti. In bocca la sensazione agrumata spicca su tutte ed esalta le ben bilanciate percezioni di frutta mediterranea.
Le Marche e il Biologico? Un bellissimo rapporto d’amore, visto che questa regione si pone al secondo posto in Italia e addirittura con il 39,5% della superficie vitata in regime Bio, si permette il doppiaggio della media italiana. IMT forte di questi numeri, con la consapevolezza che questa regione ha davvero un gran potenziale, è attivissima e dinamica. Talent scout di aziende e sagace esploratore di risorse, capta fondi regionali e comunitari con certosina caparbietà. Questa è una delle grandi forze dell’Istituto; negli ultimi 12 anni ben 28 milioni di euro investiti in tutte quelle attività che di fatto stanno facendo crescere il valore del prodotto marchigiano, la sua notorietà e la diffusione nei mercati mondiali.Non poteva mancare la visita all’Istituto Marchigiano di Enogastronomia (IME), vero polo culturale enogastronomico e cuore pulsante di tante attività.
Nelle sale dell’Istituto ad attendere gli ospiti Michele Bernetti e Alberto Mazzoni rispettivamente Presidente e Direttore di IMT. Il seicentesco Palazzo Balleani, nel quale ha sede l’IME è una sontuosa struttura dislocata su vari livelli, all’interno della quale è possibile fare un viaggio immersivo nelle Marche dei prodotti tipici, del paesaggio, della storia e delle tradizioni. Tante le installazioni a disposizione degli ospiti per toccare con mano una realtà regionale ancora tutta da scoprire. L’IME è dotata anche di una cucina, presieduta per l’occasione dallo Chef Elis Marchetti che con le sue preparazioni ha deliziato i palati degli ospiti. Lo chef è stato coadiuvato dagli allievi dell’Istituto di Istruzione Superiore Panzini di Senigallia, scuola alberghiera dalla quale è uscito tra gli altri Mauro Uliassi. Coordinatore della serata, sia in cucina sia in sala, il docente dell’Istituto Panzini Luigino Bruni.
La visita alla Pinacoteca Civica di Jesi all’interno di Palazzo Pianetti è un’esperienza da non perdere, così come la Biblioteca Comunale Planettiana a Palazzo della Signoria. Tra quadri preziosi, corridoi monumentali, sale colme di testi antichi, a Jesi troviamo lo spaccato storico artistico e culturale delle Marche.
L’incontro con alcuni produttori nella cantina Pievalta a Maiolati Spontini (AN), dove con stupore ad accoglierci troviamo due lombardi innamorati delle Marche che producono vino ed ospitano nel loro spazio i colleghi vignaioli; la cosa che viene subito alla luce è il clima di fratellanza e la comunione di intenti tra questi artefici della qualità enologica delle Marche. Oltre a respirare questa piacevole atmosfera, abbiamo avuto tutti la stessa impressione: l’ecletticità dei vitigni marchigiani e soprattutto del Verdicchio dei Castelli di Jesi. Dopo la degustazione vini il pranzo a Montecarotto (AN) in Contrada Brusche, ospiti di Moncaro con la cucina a cura del ristorante Erard. Ad un certo punto quel qualcosa che sembrava piccolo, ma che diventa grande anche paragonato a chissà quale gioiello architettonico, il Teatro Comunale di Montecarotto e successivamente l’orologio. A condurre la visita il fiero e preparato Giuseppe Paoloni, Sindaco della città e Cicerone gran classe. Un teatro ricco di storia e di aneddoti da raccontare. Di fronte la Torre dell’Orologio, che a vederla dal basso non sembra così alta, ma che una volta in cima si mostra in tutta la sua bellezza.
Il suggestivo panorama al calare del sole ci racconta della propensione agricola delle Marche, da un lato i campi coltivati che arrivano fino al mare e dall’altro i campi che continuano fino a perdersi alle pendici dei monti. In cima alla torre le campane governate da un vecchio orologio meccanico, funzionante e caricato manualmente tutti i giorni. Bellissimo da vedere e curioso da raccontare, l’orologio progettato e costruito nel 1849 da Petro Mei, affascina con i suoi pesi, i contrappesi e gli articolati ingranaggi, che da allora ad oggi innescano il suono delle campane. Da un teatro all’altro, questa volta in quello di Jesi, ma non all’interno (impossibile da visitare per una manifestazione in corso; quindi teatro strapieno. A noi piacerebbe che i teatri fossero sempre così).
L’ora è quella della cena e di fianco al Teatro c’è l’Hostaria Dietro le Quinte, nome azzeccatissimo e tavolata con tanti amici vignaioli con i quali conversare ancora pasteggiando e degustando il territorio.
Un finale degno di IMT, il convegno dal tema “Il Turismo del Vino valore esperienziale ed economico per lo sviluppo del territorio delle Marche”. Dopo i lavori in una sala gremita la degustazione corale con 151 aziende presenti ed un buffet con il riassunto gastronomico dei prodotti tipici marchigiani.
Ecco, le piccole grandi cose ci danno la risposta al perché le Marche siano una regione così grande, nella quale fermarsi per amoreggiare con il territorio ed i prodotti e non più per un solo giorno.
Gianluca Marchesani