Intervista a Sabino Colucci nella vigna Alta Valle durante la vendemmia 2020

L’Irpinia è una terra straordinaria che da sempre regala sorprese ed emozioni a chi ha voglia di scoprirla. Castelfranci è un piccolo Comune in provincia di Avellino, situato nel punto più alto dell’areale della docg taurasi, orlato da montagne ricche di boschi e di sorgenti e dal profilo pettinato in lunghi filari di vigneti a guyot che, nel tempo, hanno sostituito la tipica raggiera avellinese, sistema di coltivazione orizzontale usato, fino agli anni ‘90, per uno sfruttamento ottimale degli spazi coltivabili.
Sabino Colucci, enologo e terza generazione dell’azienda vitivinicola Colli di Castelfranci è alla guida dell’azienda di famiglia dal 2016, quando, forte degli studi in viticoltura ed enologia ad Avellino e, poi, a Chateau Margaux, famosa tenuta vinicola in stile palladiano del 1816 nel Medoc, è rientrato in Irpinia per dirigerne l’attività, riuscendo, in breve tempo, a traghettare l’azienda nel panorama vitivinicolo irpino e nazionale.

“In pochi anni abbiamo incrementato produzione e numeri”– sottolinea Sabino Colucci, “sempre con l’obiettivo di investire in qualità, sia in vigna che in cantina. Compriamo nuove attrezzature e siamo al passo con le nuove tecnologie, abbiamo impiantato vigneti nuovi, l’ultimo 2 ettari in una zona qui vicino, ad aglianico”.
L’azienda, nata nel 2002, da 4 ettari vitati è oggi incrementata in 25 ettari di terreni, tra boschi, uliveti, frutteti, di cui 20 vitati, principalmente Aglianico, ma anche Fiano, Greco di Tufo e Falanghina e con una produzione di circa 150 mila bottiglie distribuite principalmente sul mercato nazionale.
“Non abbiamo solo aglianico, ma vinifichiamo anche fiano e greco qui, fuori la denominazione, per cui sono doc, oltre un ettaro a Lapio per il Fiano docg e due a Montefusco, per il greco di Tufo docg”- precisa il dott. Colucci- “Facciamo solo doc e docg , il nostro obiettivo è avere il massimo delle denominazioni in tutto ciò che si produce” .

Lungimiranza, esperienza e conoscenza delle moderne tecnologie, definiscono, nel calice, un profilo stilistico complessivo di particolare eleganza e freschezza a maggior ragione dei bianchi, Falanghina doc, Fiano e Greco di Tufo docg, nonché nel rosato da Aglianico, Rosiè .


“I nostri vini sono molto acidi, con un ph molto basso, caratteristica che conferisce longevità, freschezza e spessore, dallo stile squisitamente identitario” – sottolinea Sabino Colucci- “ma richiami francesi ed uno sguardo alle preferenze dei consumatori. Potente ma elegante, il taurasi”.
Perché questo vino è diverso dagli altri? E’ diverso perché già siamo in un territorio diverso dagli altri! I francesi ci hanno trasmesso la parola terroir che ancora non siamo riusciti a tradurre, perché sintesi di tanti fattori, come il suolo, altitudine, clima, escursione termica fino a 20 gradi e qui siamo circondati da una criniera di montagne, vicino c’è il lago Laceno, che funziona anche da termoregolatore insieme al vento che spira sempre in questa zona, che da qui a dieci anni diventerà una piccola Montalcino, perché sono tanti i produttori che stanno impiantando vigneti. Poi, c’è l’intervento umano che regola tutti questi fattori, la vite, di per sé, non è nata per fare vino ma, di fatto, necessita dell’intervento umano.

Nella vigna annessa alla cantina, in Contrada Braudiano, Alta Valle (720 mt. di altitudine, punto più alto della denominazione) compresa tra i monti Picentini ed il fiume Calore, su un terreno argilloso – sabbioso corrono i lunghi filari di uva Aglianico per il Taurasi Alta Valle, Aglianico 100%, 36 mesi affinamento in botti grandi di rovere, malolattica in barrique dove resta per 8 mesi o un anno, per poi passare nuovamente nella botte grande, dove giace per tre, 5 o più anni.

Quattordici gradi, rosso intenso, note fresche floreali di viola e rosa canina insieme a tanta frutta rossa, gelso nero, mirtilli, ribes, sussurri balsamici, sbuffi speziati di pepe nero, anice stellato e succoso finale di liquirizia. Il sorso è secco, caldo, pieno, sontuoso, morbido, complesso, fine, equilibrato, armonico, sorretto da una buona freschezza che promette longevità e lunga persistenza.

La riserva, Taurasi Alta Valle Riserva docg segue l’andamento delle stagioni e la resa produttiva .
Alta Valle, Taurasi riserva docg
Campi taurasini è, invece, commercializzato in due versioni, di cui una più “easy”, anche se, comunque, ha bisogno del suo tempo, tant’è che oggi stiamo commercializzando la 2015. L’altra, invece, fa barrique francese per assecondare una parte della nostra clientela e chiamiamo “mini taurasi”, in quanto fa gli anni di invecchiamento del taurasi, da 6 mesi fino ad un anno in legno ed ha tutte le caratteristiche organolettiche del taurasi, anche se per esigenze di marketing è declassato a campi taurasini” .


I grandi serbatoi d’acciaio sono predisposti per grandi griglie all’interno per filtrare le vinacce del rosso durante la fase del rimontaggio, raccogliere acini, chicchi, vinaccioli e parti buccia rotte, facendo passare solo parte liquida. Inoltre, tutta la cantina è dotata di computer che controlla, attraverso un quadro, la temperatura interna delle fermentazioni in atto.

In cantiere per l’estate prossima anche il progetto di b&b, con 5 stanze per l’enoturismo, con percorsi guidati in vigna e cantina, con un grande tavolo che può ospitare fino a 25 persone per le degustazioni di pane fatto in casa dalla madre di Sabino e salumi pure di produzione dell’azienda.

Qual’è la bottiglia con cui vuole brindare al futuro dell’azienda dopo l’emergenza covid? Sicuramente qualche vecchia annata di Taurasi, anche per capirne l’evoluzione. Quando apro qualche bottiglia del 2003, 2004 e mi chiedono fino dove può arrivare, l’unica risposta è “non lo so”. Siamo ancora troppo giovani per poterlo dire!

Testo e foto di Carmen Guerriero
Colli di Castelfranci
Castelfranci (Av) – Contrada Braudiano
cantina@collidicastelfranci.com
www.collidicastelfranci.com