
La nostra quotidianità è fatta di cicli storici che si ripetono nel tempo. Carnevale si avvicina, portando con sé il rinnovarsi spontaneo di antichi rituali addirittura antecedenti alla fondazione di Roma. Sfilate di carri allegorici, maschere grottesche, eccessi di vino e libagioni di cibo grasso, sono soltanto alcuni degli aspetti ereditati dagli antichi Saturnalia, festività dedicata al dio Saturno, omologo greco del dio Kronos, che, cacciato dall’Olimpo da Giove, approdò nell’Italia centrale, regalando agli uomini la conoscenza della coltivazione della terra.
Particolarmente sentiti, i Saturnalia furono introdotti per la prima volta il 17 dicembre del 497 a.C. in occasione dell’inaugurazione del tempio dedicato al dio Saturno all’interno del Foro Romano, per auspicare la rigenerazione dell’era aurea, priva di conflitti e di differenze sociali, in cui regnavano prosperità e abbondanza, senza fatica e senza sofferenza e chiedere la protezione dei campi dal freddo. Era una festa molto amata dai romani che durava diversi giorni, in cui tutta la popolazione, senza alcuna distinzione di sesso, ruoli e gradi, finanche nel corpo militare, si riversava, ebbra di euforia, nei templi, nelle agorà, nelle strade, partecipando a banchetti sontuosi, processioni, fiere, spettacoli, mercati ed incontri orgiastici.

Risalgono a questo periodo le frictilia, strisce di pasta fritte nel grasso di maiale, antenate delle nostre frappe, bugie, cenci o chiacchiere o tanti altri modi che indicano, regione per regione, questo dolce fritto tipico di Carnevale che ha, in realtà, più di 2000 anni. L’impasto pare fosse molto simile all’attuale, a base di uova e farina. Storie di farine e di impasti https://issuu.com/asa-magazine/docs/asa15/68).

Le castagnole, invece, altra specialità del Carnevale sono dolci relativamente più recenti che devono il loro nome presumibilmente alla castagna, frutto autunnale, dolce e nutriente che in passato, ha sfamato intere generazioni. Le prime tracce si rinvengono in antiche ricette del ‘600, dove sono, però, indicate col nome di “struffoli alla romana”, realizzate dai cuochi, rispettivamente, delle famiglie D’Angiò e Farnese.

A fine ‘700 un manoscritto viterbese cita le castagnole così come noi le conosciamo oggi e anche se ogni regione ha le sue varianti, l’impasto di base ha pochi e semplici ingredienti: uova, zucchero, farina, poco burro, lievito, scorza di limone o arancia, un cucchiaio di liquore aromatico, come rum o anice che, amalgamati in un composto morbido e compatto, è arrotolato in piccole palline, fritte nell’olio non troppo caldo e, poi, tuffate nello zucchero semolato. Impossibile resistere!
Carmen Guerriero